Pensionamento anticipato dei giudici I dubbi del Csm: aperto un dossier

by redazione | 17 Giugno 2014 9:56

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ROMA — È la vigilia del giorno cruciale per la procura di Milano. Domani il plenum del Csm dovrà valutare se le accuse mosse al capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati, dal suo vice Alfredo Robledo, di aver violato le procedure nell’assegnazione delle inchieste, inclusa quella su Ruby, devono essere archiviate oppure no. La prima e la quinta commissione proporranno solo la segnalazione delle anomalie e dei comportamenti alla commissione incarichi e ai titolari delle azioni disciplinari, per entrambi. Ma si attende una relazione di minoranza più severa.
Intanto però tiene banco a Palazzo Marescialli l’allarme sul pensionamento anticipato dei giudici. Un provvedimento capace di decapitare molti uffici giudiziari e collegi giudicanti. Problema non risolto dalla norma transitoria, si teme al Csm. Per questo ieri Riccardo Fuzio, togato di Unicost e presidente della Commissione regolamento, ha chiesto l’apertura di una «pratica urgente» affinché siano valutati i vari elementi di «inadeguatezza» della disciplina transitoria che terrebbe in servizio fino al 2015 solo quelli al vertice degli uffici. Riservare un trattamento diverso ai magistrati ultrasettantenni, a seconda che ricoprano o meno incarichi di vertice, si fa notare, è in contrasto con il principio costituzionale per cui i magistrati si distinguono solo per diversità di funzioni. Ma preoccupa anche il possibile esodo dei magistrati 70enni (o con più di 66 anni) che non potrebbero più concorrere per gli incarichi direttivi di durata quadriennale. Con la loro uscita salterebbero i collegi giudicanti e forse i processi.
Una situazione resa più tesa dalla norma sull’azione civile diretta contro i magistrati, passata alla Camera. Il ministro Orlando riceverà a breve l’Anm che protesta contro il ddl. «Non si tratta di una difesa corporativa — spiega Rodolfo Sabelli — ma pensare che chi, anche a torto, si ritiene danneggiato, potrà in qualsiasi momento intentare un’azione civile diretta contro il magistrato, senza il filtro dello Stato, è incostituzionale e viola l’indipendenza del giudice. Intanto scatterebbe, immediata, l’incompatibilità del giudice con l’imputato e poi è evidente la funzione di intimidazione».
Ma il pasticcio è ancora più grosso. Al Senato c’è già, in commissione giustizia, una norma sulla responsabilità civile dei magistrati. E lo stesso presidente della commissione forzista, Nitto Palma, annuncia che del provvedimento passato alla Camera non si terrà conto. «In settimana — anticipa — voteremo i nostri emendamenti. Se il nostro ddl che è una disciplina organica sulla responsabilità civile dei magistrati, e non prevede l’azione diretta, dovesse passare è chiaro che quell’emendamento della Camera verrà soppresso».
Virginia Piccolillo

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