by redazione | 27 Giugno 2014 8:53
ROMA — Due modelli. Unioni civili (per le coppie gay), sul modello tedesco. E unioni di fatto, per coppie omo ed eterosessuali. Questo il progetto di riforma, per le «altre famiglie» che andrà in Aula a settembre in Senato «e magari potrà essere approvato entro la fine dell’anno, due o tre mesi in più non fanno differenza» annuncia Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme del governo Renzi.
Scalfarotto si riferisce ad un testo base appena depositato in Commissione Giustizia a Palazzo Madama dalla relatrice Monica Cirinnà (Pd) che ha creato già polemiche, con quattro senatori dem che si sono dissociati e con una precisa presa di distanza del Ncd. Il testo sarà discusso in Commissione la prossima settimana, ed è stato bollato come l’introduzione di un «simil matrimonio» dal quotidiano dei vescovi Avvenire . Nell’articolo di fondo di ieri, il direttore, Marco Tarquinio, sostiene che si tratta di «un errore da non fare», spiegando «le ragioni forti di un dissenso»: il testo per quanto riguarda le unioni civili delle persone omosessuali — che vogliono istituzionalizzare il loro rapporto — prevede infatti qualcosa di identico a un same sex marriage . Una piena equiparazione, senza averne il nome e con la sola esclusione dell’adozione per i figli «esterni» alla coppia, ma non lo stepchild adoption (cioè l’adozione del figlio naturale o legittimo del partner, se non esista un altro genitore che lo ha riconosciuto), o i figli nati «dall’unione», con le tecniche dell’utero in affitto o dell’inseminazione eterologa.
Scalfarotto conferma quello che sostiene da sempre: «Sono in atto cambiamenti epocali in tutto il mondo , ed essi o si gestiscono o si subiscono. La politica ha il compito di gestirli». Da questo punto di vista, e «con tutto il rispetto e la cautela, visto che io non sono credente e che si tratta di un terreno non mio nel quale entro in punta di piedi», Scalfarotto pensa che anche la Chiesa — con i lavori preparatori al Sinodo resi noti ieri — «si renda conto della realtà sociale che è cambiata e della necessità di nuovi strumenti, nel caso della Chiesa, pastorali». Anche se la Chiesa, va ricordato, rimane contraria ai matrimoni gay e anche ieri ha aperto la porta solo a qualche forma di riconoscimento, sul tipo dei Pacs. Cioè quel tipo di riconoscimento che nel progetto depositato al Senato, combacia con il secondo tipo di regolamentazione previsto: le unioni di fatto, per coppie omo ed eterosessuali. «Le Unioni di fatto — spiega Scalfarotto — riguarderanno coloro che non intendono accedere a nessun tipo di rapporto “formale”, ma che vogliono che vengano riconosciuti, per legge, quello che in tutti gli altri Paesi avviene normalmente e di fatto, cioè ad esempio la possibilità di assistere il partner in ospedale. Non deve più succedere che a un convivente, magari da decenni, sia vietato l’accesso in ospedale o il subentro nel contratto d’affitto».
Quello che il sottosegretario mette in ogni caso in evidenza è che «si tratta di cambiamenti epocali, che nascono dalla fine della società patriarcale, dalla piena parità raggiunta tra uomo e donna, dall’accento messo sulla realizzazione personale anche delle persone sposate».
C’è tuttavia un’area sempre maggiore di persone che — come messo in evidenza dai risultati del questionario mondiale della Chiesa cattolica — rifuggono da ogni istituzionalizzazione, anche a motivo della crisi economica.
Le famiglie non vengono sostenute da adeguate politiche, cosa prevede al riguardo? Scalfarotto: «Penso che il Pd e in particolare il governo Renzi possa fare molto. Negli anni passati i governi di centrodestra hanno fatto della famiglia una difesa solo ideologica, dicevano di essere il governo del Family day ma in realtà l’Italia è rimasta indietro nel sostegno alle famiglie e alle donne: abbiamo speso meno di tutti in asili nido e altre forme di sostegno alla maternità e ai progetti di vita».
Le riforme economiche e istituzionali non possono — secondo il sottosegretario — andare disgiunte da quelle che incidono sulla vita delle persone. «Altrimenti i cittadini si rivolgeranno sempre più alla magistratura — conclude — perché i propri diritti vengano riconosciuti. È un fenomeno globale: dalla Francia agli Stati Uniti e anche da noi».
M.Antonietta Calabrò
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