by redazione | 23 Giugno 2014 11:36
La gravità di quanto sta accadendo alle api e agli impollinatori in genere negli Stati Uniti la si capisce dal fatto che è Barak Obama ad intervenire personalmente. La Casa Bianca ha infatti annunciato che allo scopo di arrestare il declino, in atto ormai da alcuni anni, di queste specie, è stata creata un’apposita task force, stanziati consistenti fondi e adottate tutte le misure necessarie. La diminuzione delle api sta infatti mettendo in crisi l’economia alimentare del Nord America dove il 90% delle piante coltivate si fonda sull’impollinazione da parte di questi insetti e 87 delle 115 principali colture alimentari dipendono dal meccanismo di impollinazione animale che, oltre alle api, coinvolge farfalle, uccelli e pipistrelli. È stato calcolato che il valore della produzione agricola made in Usa che dipende dalle api ha un valore annuo di 15 miliardi di dollari.
Una scelta politica chiara e un’iniziativa forte perché del resto è solo investendo risorse, incluse quelle scientifiche e tecnologiche, che si possono affrontare seriamente temi importanti che riguardano non solo l’economia nazionale ma anche il tema ambientale. Alla crisi delle popolazioni delle api infatti sembra concorra una molteplicità di fattori, quali infestazioni di parassiti, perdita di variabilità genetica ed esposizione a pesticidi. Quest’ultima ha senza dubbio un ruolo significativo ed è frutto di un’agricoltura aggressiva ed impattante praticata ormai in tutto il mondo.
L’uso dissennato della chimica è all’origine della moria di api in quanto responsabile di un generale indebolimento fisico che poi a sua volta innesca una minor resistenza agli attacchi parassitari e ad altre malattie che quindi sinergicamente concorrono al declino delle popolazioni. In particolare sotto accusa negli Stati Uniti sono soprattutto i pesticidi cosiddetti «neonicotinoidi» dei quali è nota la pericolosità. Il trattamento con queste sostanze garantisce lunga protezione ai vegetali, ma non è selettivo e risulta fortemente tossico per gli insetti pronubi. La crisi delle api e di tutti gli impollinatori mette a rischio in realtà un’intera comunità naturale ed è un vero allarme ambientale.
Se questi insetti e tutti gli impollinatori scomparissero le conseguenze ecologiche sarebbero difficilmente commisurabili ma comunque ben maggiori di quelle economiche che, come abbiamo visto, sono tutt’altro che trascurabili. Sarebbe un disastro ambientale che metterebbe in crisi buona parte della complessa rete di relazioni che regolano i rapporti tra le diverse specie animali e vegetali. Il che implica intaccare gli equilibri naturali e la struttura delle comunità ecologiche e quindi, in altre parole, compromettere un intero sistema con la propria biodiversità. Il forte intervento del presidente Obama a favore degli impollinatori va nella direzione di salvaguardare insieme economia e ambiente, binomio sempre difficile da declinare in modo congiunto e fonte di permanente conflitto. Sono chiamati in causa infatti sia l’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa) che il Dipartimento dell’agricoltura, che insieme dovranno operare alla conservazione degli impollinatori e alla ricerca sulle cause del loro declino. Sostiene E. O. Wilson che ogni nazione ha tre patrimoni diversi: quello materiale, quello culturale e quello biologico.
Troppo a lungo la natura è stata solo oggetto di sfruttamento indiscriminato. Ma ora ci sono chiari segni di un diverso atteggiamento dove si inizia a considerare la biodiversità un valore e un bene al pari di altri patrimoni. È una vera rivoluzione culturale, un’acquisizione che il presidente Obama ha fatto propria e che, speriamo, diventi un modello per altre nazioni.
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