La legge sulle droghe in Gazzetta, ma è quella sbagliata

by redazione | 11 Giugno 2014 8:30

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In Ita­lia gli anti­proi­bi­zio­ni­sti devono fare un dop­pio lavoro: non solo pre­fi­gu­rare alter­na­tive con­crete e fat­ti­bili all’evidente fal­li­mento delle attuali poli­ti­che sulle droghe ma anche tirare per la giac­chetta i governi che si suc­ce­dono a Palazzo Chigi, quando non rispet­tano in mala­fede le loro stesse leggi o incor­rono in buo­na­fede in errori madornali.

L’ultimo caso, sco­perto da noi radi­cali e dall’Aduc, è quello del pastic­cio della pub­bli­ca­zione sulla Gaz­zetta uffi­ciale del 20 mag­gio 2014 (n. 115) del «Testo coor­di­nato e aggior­nato» del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, il cosid­detto “Decreto Loren­zin”. Si tratta del prov­ve­di­mento che aggiorna le leggi in vigore, rece­pendo le ultime dispo­si­zioni. In que­sto caso avrebbe dovuto rece­pire gli effetti della sen­tenza della Corte Costi­tu­zio­nale del feb­braio scorso che ha abro­gato la legge Fini-Giovanardi, ripri­sti­nando la divi­sione in tabelle delle sostanze già pre­vi­sta dalla pre­ce­dente legge sugli stu­pe­fa­centi. Nulla di rivo­lu­zio­na­rio o di par­ti­co­lar­mente dif­fi­cile. Eppure, il governo, in par­ti­co­lare il mini­stero di Giu­sti­zia, è incorso in un errore gros­so­lano, gra­vido di peri­co­lose con­se­guenze: sulla Gaz­zetta Uffi­ciale è stato pub­bli­cato un testo sba­gliato, che riporta l’art. 73 del Testo unico 309/90 – arti­colo fon­da­men­tale per­ché fissa le pene per la pro­du­zione, traf­fico e deten­zione ille­cita di sostanze stu­pe­fa­centi – in una ver­sione che non tiene conto della nuova divi­sione in Tabelle appro­vata dal Par­la­mento e della con­se­guente dif­fe­ren­zia­zione delle pene a seconda che si tratti delle cosid­dette “dro­ghe pesanti” (Tabella I) o della can­na­bis e deri­vati (Tabella II). Non è un errore di poco conto per­ché il testo errato, essendo quello “uffi­ciale”, è stato subito ripreso e rilan­ciato dalle ban­che dati giu­ri­di­che online.

Non solo. Ad aumen­tare la con­fu­sione ci si è messo anche il Dipar­ti­mento Anti­droga dell’ex Ser­pel­loni (ma è dav­vero ex?) che dà il peg­gio di sé pub­bli­cando sul suo sito, nella sezione «Nor­ma­tiva», sola­mente il decreto-legge ori­gi­na­rio di marzo e non la legge di con­ver­sione di mag­gio… e l’articolo 73 sba­gliato, quello appena pub­bli­cato in Gaz­zetta uffi­ciale. Tutto que­sto crea enorme con­fu­sione, a sca­pito della cer­tezza del diritto.

E ora che fare? Chie­diamo al Mini­stro di Giu­sti­zia di prov­ve­dere a spron bat­tuto a una pub­bli­ca­zione cor­retta e com­pleta in Gaz­zetta uffi­ciale della legge di con­ver­sione del “Decreto Loren­zin”, tenendo final­mente conto delle modi­fi­che appor­tate dalla sen­tenza della Con­sulta. Potrebbe essere l’occasione buona per la pub­bli­ca­zione di un nuovo Testo unico sulle sostanze stu­pe­fa­centi, per­ché quello attuale, sot­to­po­sto agli innu­me­re­voli “taglia e cuci” degli ultimi 24 anni, è diven­tato un vestito di Arlec­chino: l’art. 73 citato ha subito sette aggiornamenti!

Ma gli inter­venti tec­nici non pos­sono bastare: occorre che final­mente il pre­mier Renzi (che ha tenuto le dele­ghe in mate­ria) riformi radi­cal­mente il Dipar­ti­mento Poli­ti­che Anti­droga: serve un Dipar­ti­mento non arroc­cato nella torre d’avorio ma che sap­pia dia­lo­gare e inte­ra­gire con le regioni, i comuni, i ser­vizi per dipen­denze, le comu­nità. E occorre che il governo con­vo­chi final­mente in autunno la Sesta Con­fe­renza Nazio­nale sulle droghe; sem­pre il Testo Unico pre­scrive che tale Con­fe­renza si tenga ogni tre anni; l’ultima fu fatta a Trie­ste nel 2009, in piena era “Giovanardi/Serpelloni”. Una con­fe­renza nazio­nale per fare il punto sull’efficacia o meno delle poli­ti­che proi­bi­zio­ni­ste; per ridare dignità alla poli­ti­che di ridu­zione del danno; per incar­di­nare la spe­ri­men­ta­zione di nuove ini­zia­tive, dalle nar­co­sale ai pill-test sulle sostanze.

Come potete con­sta­tare, a dispetto di chi li accusa di ideo­lo­gi­smo set­ta­rio, gli anti­proi­bi­zio­ni­sti radi­cali sono sem­pre stati prag­ma­tici e con­creti. Ci atten­diamo dal governo una rispo­sta altret­tanto prag­ma­tica e con­creta, nella con­sa­pe­vo­lezza che ogni norma si riper­cuote su per­sone con­crete, vit­time del regime proi­bi­zio­ni­sta, fuori e den­tro le car­ceri. Non dimen­ti­chia­molo mai.

*Dire­zione Radi­cali Italiani

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