by redazione | 16 Giugno 2014 8:55
ROMA — Sono passati pochi giorni dalle reiterate accuse di «colpo di Stato», «fine della democrazia» e «Parlamento delegittimato». Matteo Renzi fino all’altro ieri era l’«ebetino», «il buffone». Ma da ieri nelle strategie del Movimento 5 Stelle c’è una novità. Beppe Grillo fa una spericolata inversione di marcia e tende la mano al segretario del Pd: «Sono avvenute due cose importanti, il M5S ha una legge e Renzi è stato legittimato da un voto popolare e non dai soli voti della Direzione». Quindi, ecco l’invito: «Sulla legge elettorale Renzi batta un colpo, il M5S risponderà». Pronta la replica di Matteo Renzi, che apre: «Chi ci sta a scrivere le regole del gioco insieme, fa un piacere all’Italia e noi siamo pronti a discutere con tutti». Lega compresa. Ma avverte: «È bene che non ci siano né patti segreti né giochini strani. E questa volta, magari, lo streaming lo chiediamo noi».
Replica aperturista ma cauta, quella del Pd. Del resto, la giravolta di Grillo e Casaleggio è talmente improvvisa da meritare un approfondimento. I democratici sospettano che il post sia solo un tentativo strumentale di intralciare il cammino delle riforme, invece di favorirle. Non a caso Grillo e Casaleggio sottolineano nella loro proposta, che la legge decisa dal Movimento (approvata online dagli iscritti) è «di impronta proporzionale e non è stata scritta su misura per farci vincere, come è stato per l’Italicum, costruito per farci perdere». Tra i sorpresi dall’apertura dei 5 Stelle c’è anche Luis Alberto Orellana. Il quale ricorda che «l’espulsione, gli insulti e le minacce di morte» sono seguite alla sua «apertura al dialogo con il Pd». Proprio quel dialogo al quale bussa ora Grillo.
Il Pd è cauto, ma non chiude le porte. Dice il ministro Maurizio Martina a l’Intervista di Maria Latella su Sky Tg24: «Se davvero questa apertura di Grillo è sincera sarebbe impossibile sottrarsi a questo confronto. Se ha scelto di scongelare i suoi voti, bisogna andare a vedere le carte e verificare che non sia un bluff». «Molto positiva» è la valutazione anche del vicesegretario Lorenzo Guerini e dell’altro vicesegretario, Debora Serracchiani: «È confermata la centralità del Pd».
In realtà, pur consapevoli che i termini per un accordo sulla legge elettorale sono molto difficili, i democratici vedono nell’apertura dei 5 Stelle anche un modo per tenere sotto pressione gli altri partner, a cominciare da Forza Italia. Lo dice esplicitamente Osvaldo Napoli: «L’apertura di Grillo è solo l’ultimo forno messo a disposizione del premier. La tentazione di manovre di aggiramento verso altri interlocutori cresce proporzionalmente alle nuove disponibilità al dialogo»». Il rischio, aggiunge Napoli, «è che le riforme vadano bruciate se entrano nel forno sbagliato». Concorda Altero Matteoli, altro esponente di Forza Italia: «Renzi è un convinto bipolarista, il Movimento 5 Stelle è per il proporzionale, non perdiamo altro tempo e respingiamo questa ipotesi che ricaccerebbe il Paese indietro di 20 anni». Ne approfitta anche il deputato ncd Fabrizio Cicchitto per dire che «è evidente che tutto torna in discussione, dal Senato all’Italicum: la legge elettorale così come è uscita dalla Camera va cambiata da varie parti, dalle preferenze alle quote».
Dopo le reazioni di Renzi, parla anche Luigi Di Maio, che accetta lo streaming, ma prima di farlo indugia e dice: «Non credo che sia essenziale». Ma sulle riforme aggiunge esplicitamente: «Finora è stato Berlusconi l’ago della bilancia. Ora vogliamo esserlo noi». Renzi chiosa: «Fa un po’ ridere che fino a poco fa sembrava che le riforme le volessimo fare solo noi e ora ci cercano tutti». Quanto a Grillo: «Con lui non ci si annoia di certo».
Alessandro Trocino
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