Legambiente. Ecocriminali senza confini

by redazione | 12 Giugno 2014 10:41

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Nel 2013 sono dimi­nuiti gli incendi dolosi, fine delle buone noti­zie. Il Rap­porto eco­ma­fia 2014 di Legambiente, pre­sen­tato ieri a Roma, mostra come la cri­mi­na­lità orga­niz­zata con­ti­nui a deva­stare il ter­ri­to­rio men­tre il par­la­mento non approva la legge sui reati ambien­tali. Nel frat­tempo, vige ancora una nor­ma­tiva basata sulle con­trav­ven­zioni, che rico­no­sce le ragioni dell’economia ma tra­la­scia i costi ambien­tali, sani­tari e sociali. L’anno scorso sono state quasi 30mila le infra­zioni accer­tate (più di 80 al giorno) per 321 clan. Un busi­ness di 15 miliardi di euro age­vo­lato anche dall’aiuto di fun­zio­nari e dipen­denti pub­blici cor­rotti, che hanno sem­pli­fi­cato iter e pro­cessi auto­riz­za­tivi. Aumen­tano i reati nel ciclo dei rifiuti (15% del totale) e con­tro la fauna (22%), rad­dop­piano rispetto al 2012 nel set­tore agroa­li­men­tare (25% del totale nel 2013), men­tre il 14% riguarda il ciclo del cemento. Sono ven­tuno le ammi­ni­stra­zioni comu­nali sciolte per con­di­zio­na­mento mafioso.

Gli eco­cri­mi­nali non cono­scono con­fini: i rifiuti, ad esem­pio, non fini­scono solo sotto terra ma anche nei cir­cuiti del rici­clo in nero o del finto rici­clo; nelle ban­che stra­niere tran­si­tano soldi accu­mu­lati traf­fi­cando rifiuti, pro­dotti ali­men­tari con­traf­fatti e opere d’arte rubate. «All’inizio di quest’anno — ha dichia­rato il pre­si­dente di Legambiente Vit­to­rio Cogliati Dezza — sem­brava pos­si­bile uno scatto poli­tico in avanti per affron­tare final­mente reati ambien­tali e cor­ru­zione. Invece entrambi i dise­gni di legge in mate­ria sono bloc­cati in par­la­mento e la com­mis­sione par­la­men­tare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti non è ancora ope­ra­tiva». Certo, il taglio alla spesa pub­blica ha ridotto le occa­sioni di gua­da­gno per il busi­ness eco­cri­mi­nale ma rimane inva­riato nel set­tore rifiuti spe­ciali (3,1 miliardi) e abu­si­vi­smo edi­li­zio (1,7 miliardi). Il 40% dei reati avviene nelle regioni a tra­di­zio­nale inse­dia­mento mafioso, Cam­pa­nia in testa con 953 reati, il 17% del totale, seguita da Puglia, Cala­bria e Lom­bar­dia. Tra le pro­vin­cie, prima è Napoli seguita da Roma quindi Reg­gio Cala­bria e Salerno.

La regione del cen­tro Ita­lia con più eco­cri­mini è il Lazio con 2.084 reati, men­tre la prima regione del nord è la Ligu­ria con 1.431 reati. Se il set­tore della grande distri­bu­zione è uno dei più con­ta­mi­nati dai clan, anche la green eco­nomy è entrata nel mirino, gra­zie anche agli incen­tivi pub­blici. Infine la Terra dei fuo­chi, dove prima lo stato mostra i muscoli dopo decenni di col­pe­vole ritardo e poi taglia i fondi ai campionamenti.

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