by redazione | 5 Giugno 2014 10:17
VENEZIA — «A Galan venivano consegnate, anche più volte all’anno, somme ingenti di denaro, parliamo di 100 mila euro o anche più. Questo mi è stato riferito sia da Baita (ex presidente della Mantovani, ndr ) che si lamentava delle richieste esose, sia dallo stesso Galan quando ne ero la sua segretaria…». Fu quel giorno di marzo 2013 che Claudia Minutillo decise di voltare le spalle al suo presidente, Giancarlo Galan, del quale fu storica e avvenente segretaria prima di avventurasi nel mondo dell’imprenditoria con Adria infrastrutture, senza tuttavia mai abbandonare le vecchie conoscenze del Consorzio Venezia nuova. Con quell’interrogatorio del marzo dello scorso anno, dopo il suo arresto per la vicenda delle false fatturazioni, Minutillo ha rotto gli argini dell’inchiesta toccando il livello politico. «Era un pagamento costante dei politici?», le chiede il pm. «Pagamenti regolari», risponde lei. Come fosse uno stipendio? «Sì, di fatto». Sul quantum hanno poi iniziato a parlare in molti, convincendo gli inquirenti che Galan, da governatore (lo fu dal 1995 al 2010, poi è stato ministro dell’Agricoltura e della Cultura), prendeva uno stipendio extra di circa un milione di euro l’anno. Inoltre, per i magistrati «si faceva ristrutturare l’abitazione di Cinto euganeo dall’impresa Tecnostudio…».
Illuminante è il racconto di Baita del 28 maggio 2013, nel quale racconta le corruzioni del magistrato alle acque di Venezia, Patrizio Cuccioletta (arrestato), e di Galan, con l’assessore Renato Chisso a fungere da intermediario: «L’importante episodio che ricordo è stata l’approvazione da parte della commissione Via della Regione delle dighe in sasso per le quali Mazzacurati (ex presidente del Consorzio Venezia nuova, ndr ) mi disse che gli era stato richiesto dall’assessore Chisso a nome di Galan il riconoscimento di 900 mila euro. Altro episodio è stata l’approvazione del progetto definitivo del sistema Mose, fu richiesta la somma di ulteriori 900 mila euro». Secondo i pm funzionava così: la Mantovani pagava per fatture false o gonfiate e le somme venivano retrocesse ai politici attraverso il Consorzio. «In più rate e nel giro di un anno venivano corrisposti tutti i 900 mila euro». Come venivano consegnate le somme? «Per quanto riguarda Galan, fino al 2005 attraverso la signora Minutillo; dal 2005 al 2010 attraverso l’assessore Chisso; dopo il 2010 non c’è stato più sostegno politico perché Galan è andato a fare un altro mestiere anche se è rimasta una sorta di soggezione verso una persona importante. A Chisso dopo il 2010 li davo io». Il denaro veniva consegnato negli hotel veneziani dove si trovavano a pranzare, al Monaco, al Ramada, una volta all’uscita di un consiglio regionale. Lo conferma lo stesso Mazzacurati, l’ottantaduenne presidente storico del Consorzio veneziano, arrestato e liberato lo scorso anno: «Sì, una volta anche in Regione… Credo di aver cominciato con Renato Chisso alla fine degli anni 90». Ma quale era il contributo concreto di Galan sul campo per giustificare tanti robusti versamenti? «Io mi rivolgevo a lui, a Chisso… o andavo dal dottor Letta». Per esempio, ha spiegato Mazzacurati, «davanti alle bocche di porto bisogna creare dei bacini di calma per consentire alle navi di entrare. Queste opere erano contrastate dai Verdi. Io chiamai Baita per fa rientrare Galan, che era partito, perché intervenisse a sbloccare la situazione. Lui tornò e riuscì a far approvare queste scogliere». Così, Galan. Poi c’era il Magistrato alle acque, l’ex generale della Finanza e la Corte dei conti. E qui Mazzacurati tira in ballo un togato in particolare: Vittorio Giuseppone. L’avrebbe pagato. Per quale ragione? «Perché senza il visto della Corte dei conti si blocca tutto».
Per la procura, la corruzione di Giuseppone sarebbe costata 300 mila euro. Il gip nell’ordinanza ha stilato una tabella con i prezzi del colossale giro di versamenti. Chisso 7 milioni, Galan 4, Spaziante 500 mila, Milanese 500 mila, oppure 100 mila alla Fondazione Marcianum, il polo pedagogico-accademico fondato dall’allora patriarca Angelo Scola… E Orsoni, il sindaco di Venezia da ieri agli arresti domiciliari? Secondo l’accusa avrebbe percepito delle somme dal Consorzio «tramite false fatturazioni emesse dalle imprese consorziate». Cioè, una parte del denaro che tornava al mittente serviva alla corruzione e un’altra «al finanziamento dei partiti politici in nero, facendoli figurare come se non fossero stati del Consorzio, rendendoli così illeciti». Secondo gli inquirenti Orsoni ne sarebbe stato consapevole. Soldi al sindaco di Venezia ma anche al consigliere regionale pd Giampietro Marchese e all’europarlamentare di Forza Italia in uscita Amalia Sartori, giusto per accontentare tutti. «A Orsoni ricordo una somma oscillante fra i 400 e i 500 mila euro, versati in diverse tranche — ha dichiarato Mazzacurati —. La parte regolare è però piccola rispetto al totale che è stato rilevante». Inoltre, secondo il gip, «Orsoni insiste per il finanziamento, avendone urgente necessità». Ad un convegno nel 2010 partecipa anche il futuro sindaco e incontra un imprenditore del Consorzio Venezia nuova, Nicola Falconi. Che, intercettato, parla di versamenti: «Orsoni è rimasto sorpreso. Mi ha detto: cosa vuoi che ti dica, siete un gruppo forte, degli amici veri».
Andrea Pasqualetto
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