by redazione | 14 Giugno 2014 19:59
NEW YORK – TESLA, l’auto elettrica, regala i suoi brevetti. Dichiara guerra al regime “proprietario” dell’innovazione. Vuole che tutti possano beneficiare delle proprie tecnologie. E dà un contributo alle iniziative contro l’inquinamento di Obama.
È un ritorno alle origini della Silicon Valley: quella che ebbe un’anima libertaria e anti-capitalista. Tesla, l’auto elettrica, regala i suoi brevetti. Dichiara guerra al regime “proprietario” dell’innovazione. Vuole che tutti possano beneficiare delle proprie tecnologie. E al tempo stesso dà un contributo alle iniziative contro l’inquinamento di Barack Obama. L’annuncio lo dà il suo fondatore e chief executive, l’imprenditore Elon Musk: «Da oggi non faremo più causa a chi copia le nostre auto e usa la nostra tecnologia. I nostri segreti diventano disponibili per tutti». Rivela di avere già avviato colloqui con la Bmw, la quale conferma il suo interesse. Musk non è nuovo alle iniziative clamorose: tra le sue società c’è la SpaceX che lavora per conto della Nasa, ed oltre alle missioni spaziali più tradizionali ha dei progetti per “colonizzare Marte”. Ma l’annuncio che riguarda Tesla non è soltanto un’abile operazione d’immagine e relazioni pubbliche. Dietro c’è una strategia perfettamente razionale, che Musk spiega con chiarezza: «Crediamo che sia la Tesla, sia le altre case automobilistiche, sia il mondo intero, abbiamo da guadagnare dalla rapida evoluzione di una piattaforma comune ». È una lezione che riporta alle origini di Internet e di altre rivoluzioni tecnologiche: l’affermarsi di standard tecnici universali e di un’infrastruttura unica, accessibile a tutti, furono tra le chiavi del successo. Musk è mosso anche da una spinta ideale, ha spesso detto che il successo dell’auto elettrica lo interessa più del profitto della sua singola azienda. In realtà le due cose sono strettamente legate. Più si diffondono le vetture elettriche, più sarà conveniente investire nelle strutture di distribuzione della corrente sul territorio; ciò a sua volta renderà meno costosi e più convenienti questi modelli. La creazione di un mercato di massa farà scendere i costi di produzione della stessa Tesla, che finora resta uno status symbol abbastanza esclusivo. L’anno scorso la Tesla, con sede a Palo Alto nella Silicon Valley, ha venduto solo 22.500 auto. Il modello di base costa 71.000 dollari, non proprio un prezzo alla portata di tutti. Più in generale Musk si è detto insoddisfatto per le vendite di auto elettriche di ogni marca (ne produce una anche la General Motors, la Volt) che rappresentano solo l’1% del mercato. Questo non ha impedito che Wall Street s’innamorasse della piccola azienda californiana raddoppiando la sua capitalizzazione di Borsa negli ultimi 12 mesi (oggi vale 25 miliardi). Gli investitori sono convinti che il gioiellino abbia un futuro, anche se per adesso il suo mercato prevalente restano i giovani milionari della Silicon valley, felici di girare su queste spider ultra-sportive ad emissioni zero. Tra i fan dell’azienda c’è anche Obama che più volte l’ha additata come un modello per un’economia post-carbonica. Musk ha in cantiere una versione più popolare che dovrebbe costare 35.000 dollari, più vicina ai prezzi di listino delle auto di massa. Per questo gli giova una diffusione delle sue tecnologie. Tra i progetti del chief executive c’è una grande fabbrica di batterie, battezzata Gigafactory: se potesse fornire anche altre case automobilistiche i costi di produzione scenderebbero grazie alle economie di scala. Lo stesso vale per le stazioni Supercharging, cioè i distributori di corrente elettrica a pagamento dove ci si può fermare a ricaricare le batterie; anche qui è evidente che una maggiore diffusione di auto elettriche renderebbe meno costosi gli investimenti per installare questa nuova rete distributiva su strade e autostrade. Proprio di questo Musk ha parlato con i vertici della Bmw. La casa tedesca conferma, col suo portavoce Kenn Sparks: «Le nostre due aziende sono fortemente impegnate per il successo della mobilità elettrica; abbiamo discusso come rafforzarne lo sviluppo su scala internazionale». L’annuncio di Musk ha un valore più generale. È una sfida contro quell’involuzione della Silicon Valley che negli ultimi anni ha ingigantito il ruolo degli uffici legali, le guerre per accaparrarsi brevetti, i processi miliardari tra i big dell’economia digitale. «Se un’azienda si basa troppo sui brevetti — accusa Musk — vuol dire che ha smesso di essere innovativa, o non inventa abbastanza velocemente. La vera creatività innova così rapidamente da rendere subito obsoleti i brevetti precedenti». C’è un precedente antico, nell’industria dell’auto: la General Motors ebbe un comportamento altrettanto “altruistico” negli anni Settanta quando decise di mettere a disposizione di tutti i concorrenti la marmitta catalitica. Il successo fu notevole, così come le ricadute positive nel ridurre lo smog.
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