by redazione | 22 Giugno 2014 19:46
Diventare sito Unesco è una medaglia che molti vorrebbero appuntarsi. Sia per il riconoscimento in sé — Patrimonio mondiale dell’umanità — sia per l’attrazione (turistica e culturale) che esso genera. Sono ore di attesa in Italia, anzi in Piemonte: oggi a Doha, in Qatar, nel corso del 38° Comitato Unesco, è previsto infatti l’annuncio dell’ingresso nell’esclusivo Club dei «Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato». Il titolo di Patrimonio mondiale a questo sito sarebbe il cinquantesimo in Italia, e il primo interamente basato sulla cultura del vino e della vite. Da Doha, tuttavia, giunge un’altra notizia, negativa per il nostro Paese. Si tratta della Laguna di Venezia, bella e fragile, squassata in queste settimane dalla grave tempesta giudiziaria sul Mose. Non è chiaro se il pronunciamento che arriva dal Qatar sia legato a questo scandalo, fatto sta che il Consiglio Unesco lancia un ultimatum: «Se l’Italia non risolve i problemi principali che mettono in pericolo la conservazione della Laguna, l’Organizzazione potrebbe decidere di inserire Venezia nella lista dei beni dell’umanità considerati in pericolo». Anticamera della cancellazione del titolo? Comunque, uno smacco per il governo , già alle prese con i guai di Pompei. L’esecutivo — in base alla prescrizione Unesco — dovrà presentare entro il prossimo primo febbraio una relazione sullo stato di conservazione della città e della sua laguna, e quindi redigere entro il primo febbraio 2016 un rapporto sull’attuazione di quanto indicato nel documento precedente. Pena, la lista nera.
La questione più nota riguarda le grandi navi da crociera che in partenza e in arrivo al porto di Venezia transitano lungo il canale della Giudecca, nel centro storico, causando un forte impatto ambientale. L’ultima decisione ha bloccato l’accordo-ponte (i limiti alla stazza delle imbarcazioni), trovato in attesa della soluzione definitiva, cioè la deviazione del percorso. Si tratta del verdetto di sospensiva del Tar del Veneto (in esame, due ricorsi contrapposti), che ha bocciato la scelta governativa. Punto e a capo, dunque. L’altro problema riguarda le navi petroliere, per le quali c’è in ballo la costruzione di un porto off-shore. Sull’ultimatum Unesco, inutile chiedere lumi al Comune di Venezia, decapitato in seguito all’inchiesta Mose. Interviene Paolo Costa, presidente dell’Autorità portuale, che ha visionato il documento di Doha: «È incongruente e superficiale. Fa confusione tra navi da crociera e mercantili. Forse c’è stato un difetto di comunicazione. Di sicuro, alcune note non sono pertinenti e si ha l’impressione che la conoscenza della Laguna e del suo ecosistema sia approssimativa».
Infine, nuovi siti Unesco nel mondo. Il Consiglio ha «titolato» la Cittadella di Erbil (Iraq) e il Cammino degli Inca che attraversa l’America del Sud.
Marisa Fumagalli
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