In piazza contro «mostri» e lobby, la rivincita dei No Mose

by redazione | 7 Giugno 2014 10:12

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Oggi (ore 13, piaz­zale Roma) la vera sal­vezza di Vene­zia è a furor di popolo. Mani­fe­sta­zione con­tro i “mostri del mare” che stu­prano la città, con­tro gli inte­ressi di lobby e la poli­tica bipar­ti­san che li rap­pre­senta. Ma sarà anche la miglior rivin­cita per comi­tati, asso­cia­zioni, cen­tri sociali e liberi cit­ta­dini: gli stessi che fin dagli anni ’80 si sono oppo­sti al Mose.

«Da anni diciamo che nel Veneto la mafia si chiama Con­sor­zio Vene­zia Nuova: gli arre­stati hanno scip­pato fiumi di denaro che dove­vano ser­vire alla tutela dell’ambiente, della città e a rea­liz­zare case per i resi­denti costretti all’esilio in ter­ra­ferma. Soldi che sono finiti non solo in sti­pendi milio­nari a Chisso, Galan e ai loro acco­liti, ma anche a deva­stare la laguna» sbotta Tom­maso Cac­ciari del Comi­tato No Grandi Navi. Da set­ti­mane si pre­para l’appuntamento di oggi. Con l’eclatante “coper­tura” del cam­pa­nile di San Marco, ma soprat­tutto con gli aqui­loni colo­rati che si sono alzati dai sestrieri. Nono­stante il boi­cot­tag­gio media­tico, il 7 giu­gno è una data cer­chiata nelle agende dei veneziani…
E il con­si­gliere comu­nale Beppe Cac­cia evi­den­zia: «Ieri il Mose, domani lo scavo dei canali per le grandi navi. Sem­pre le stesse imprese, la stessa pro­ce­dura. I ten­ta­coli e la testa di que­sta pio­vra devono essere tagliati. Can­cel­liamo il regime della con­ces­sione unica e il grumo di inte­ressi che si è con­so­li­dato intorno al Con­sor­zio e alle imprese collegate».

Sul fronte della cro­naca giu­di­zia­ria, ieri alle 8 nell’aula bun­ker di Mestre davanti al gip Alberto Sca­ra­muzza inter­ro­ga­to­rio di garan­zia per Gior­gio Orsoni ormai ex sin­daco del cen­tro­si­ni­stra. E’ accu­sato di finan­zia­menti ille­citi per 260 mila euro pro­prio alla cam­pa­gna elet­to­rale delle comu­nali 2010.

Si è trin­ce­rato die­tro la facoltà di non rispon­dere, invece, Renato Chisso (asses­sore regio­nale for­zi­sta) dete­nuto a Pisa. Lia Sar­tori, invece, è ai domi­ci­liari fin­ché può godere dell’immunità euro­par­la­men­tare: le con­te­stano anche 25 mila euro pagati dal Con­sor­zio delle coop venete. La Pro­cura aspetta il ver­detto dell’aula di Mon­te­ci­to­rio per poter pro­ce­dere all’arresto dell’ex gover­na­tore Gian­carlo Galan, men­tre “pende” al tri­bu­nale dei mini­stri il fasci­colo dell’inchiesta che riguarda l’ex mini­stro Altero Matteoli.

Ma lo “scan­dalo Mose” non rispar­mia nes­suno. Il Con­sor­zio Vene­zia Nuova ope­rava in anti­cipo sulle lar­ghe intese sus­si­dia­rie: soldi a destra, ma anche alla sini­stra busi­ness orien­ted (Mar­chese, Reo­lon, Zog­gia, Bren­tan, la Fon­da­zione dei Ds); un com­mer­cia­li­sta di fidu­cia come il pado­vano Fran­ce­sco Gior­dano, sfio­rato dalla Tan­gen­to­poli Psi e inca­ri­cato dalla giunta Zano­nato di fon­dere società par­te­ci­pate, con­trol­lare la mul­tiu­ti­lity Ace­ga­sAps e veri­fi­care i conti di Inter­porto; una “rete” di com­pli­cità che dalla Guar­dia di finan­zia al Magi­strato alle acque, dalla Regione ai mini­steri, dalla Corte dei conti fino alle anti­ca­mere di palazzo Chigi avrebbe garan­tito la gestione di oltre cin­que miliardi di finan­zia­menti a senso unico.

«Il pro­blema non è il Mose, ma il Con­sor­zio che in que­sti anni ha sper­pe­rato un sacco di soldi distri­buendo tan­genti e con­su­lenze a tutti. E pena­liz­zando le imprese» sostiene Pier­gior­gio Baita nell’intervista ad Alberto Vitucci pub­bli­cata dalla Nuova Vene­zia. Ma pro­prio l’ex pre­si­dente della Man­to­vani (sosti­tuito da Car­mine Damiano, que­store in pen­sione) insieme a Gio­vanni Maz­za­cu­rati, uomo-simbolo del Cvn, ha rico­struito nei det­ta­gli il sistema paral­lelo alla fac­ciata isti­tu­zio­nale. Tutto agli atti, in attesa di cono­scere l’elenco degli inda­gati e l’esito delle per­qui­si­zioni effet­tuate nell’ultimo anno. Un ver­mi­naio che fa il paio con quello di Expo 2015 a Milano e con altre Grandi Opere nell’intero qua­drante Nord Est.

Le con­nes­sioni con i “can­ni­bali modello veneto” si stanno aprendo a ven­ta­glio. In Tren­tino, dopo l’arresto di Alberto Rigotti per il crac Epo­lis, o nella rico­stru­zione a L’Aquila con il pas­sag­gio di testi­mone fra imprese hi tech. Intanto sono stati per­qui­siti casa e uffi­cio del colon­nello dei cara­bi­nieri Paolo Splen­dore, diri­gente dell’Aisi. Stessa pro­ce­dura per il luo­go­te­nente Franco Cap­pa­dona, appena sol­le­vato da respon­sa­bile della Poli­zia giu­di­zia­ria della Pro­cura della Repub­blica di Padova. Sta dav­vero crol­lando tutto?

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