I pestaggi nel carcere di Vicenza e la sorte di Dimitri Alberti

by redazione | 27 Giugno 2014 11:24

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Il mani­fe­sto è stato uno dei pochi gior­nali a dare la noti­zia dell’ennesima con­danna che la Corte Euro­pea dei Diritti dell’Uomo ha inflitto all’Italia per vio­la­zione dell’art. 3 Con­ven­zione: «Trat­ta­menti inu­mani e degra­danti». Alla vit­tima, Dimitri Alberti, la Cedu ha rico­no­sciuto un risar­ci­mento di 15.000 euro per danni fisici e morali cau­sati da un pestag­gio dei Cara­bi­nieri al momento del suo arre­sto avve­nuto nel marzo del 2010.
I magi­strati ave­vano cre­duto – come capita quasi sem­pre – alla ver­sione delle Forze dell’Ordine: le costole rotte e l’ematoma al testi­colo sini­stro, Dimitri se li era pro­cu­rati da solo nel corso della sua «resi­stenza ai pub­blici uffi­ciali» che gli sta­vano strin­gendo i polsi den­tro le manette.
Ma dove si trova ora Dimitri?
Dopo quell’arresto, Dimitri fu ristretto nel car­cere di Verona; poi era andato a finire in una comu­nità ma da qui, per il soprag­giun­gere di un defi­ni­tivo, era stato por­tato al car­cere di Vicenza.
Ricordo la visita ispet­tiva che da depu­tata radi­cale feci pro­prio in quel car­cere, accom­pa­gnata dai radi­cali Maria Gra­zia Luc­chiari e Fran­ce­sco Dona­dello. Ci arri­vammo a sor­presa in una dome­nica di novem­bre: nes­suno se lo aspet­tava. Il coman­dante e il diret­tore non c’erano e ci rag­giun­sero già a ispe­zione in corso. L’istituto ver­sava in con­di­zioni pie­tose, tutte meti­co­lo­sa­mente ripor­tate in un inter­pel­lanza par­la­men­tare. L’atmosfera era di paura e i dete­nuti, chiusi nelle loro pic­cole celle, sem­bra­vano inton­titi e ras­se­gnati a quello stato di pro­stra­zione. Fino a che uno di loro, un nige­riano, ebbe il corag­gio di par­lare e, come un fiume in piena, rac­contò delle vio­lenze com­messe da una con­so­li­data squa­dretta di agenti nei con­fronti dei dete­nuti. Dopo O.P.M. – que­ste le ini­ziali dell’uomo nige­riano che, nono­stante le con­di­zioni ves­sa­to­rie, si stava per lau­reare in car­cere – altri, anche ita­liani, con­fer­ma­rono i pestaggi. Dopo quella visita e dopo l’interpellanza radi­cale, ci fu un’approfondita inchie­sta interna del Dott. Fran­ce­sco Cascini del Dap, la situa­zione migliorò e la magi­stra­tura aprì final­mente un’indagine (altre denunce dei dete­nuti degli anni pas­sati erano state lasciate cadere nel vuoto) che portò sul banco degli impu­tati 15 agenti di poli­zia peni­ten­zia­ria.
Ma, tor­nando a Dimitri, oggi dov’è? E’ ancora in car­cere? Pestato dai Cara­bi­nieri, come accer­tato dalla Cedu, ma anche in car­cere dagli agenti?
Dimitri è rico­ve­rato in stato neu­ro­ve­ge­ta­tivo presso il Cen­tro ria­bi­li­ta­tivo vero­nese di Mar­zana: ci è finito, dopo un’ischemia soprag­giunta ad un attacco epi­let­tico che lo ha colto nell’agosto del 2012 men­tre era dete­nuto al car­cere di Vicenza. Che ci siano di mezzo anche i pestaggi denun­ciati da O.P.M.?
Per come si sono svolti i fatti in pas­sato, c’è da tenere gli occhi bene aperti. Il fatto che in Ita­lia non sia stato ancora intro­dotto il reato di tor­tura la dice lunga sulle omertà del sistema che, intanto, è riu­scito ad otte­nere che noi radi­cali non si sia più par­la­mento, con la con­se­guenza che le lun­ghe visite ispet­tive “a sor­presa” negli isti­tuti peni­ten­ziari – effet­tuate ai sensi dell’articolo 67 dell’ordinamento peni­ten­zia­rio – si siano nella pra­tica inter­rotte.
Infine, una pre­oc­cu­pa­zione: sulla vio­la­zione dei Diritti Umani Fon­da­men­tali, l’osannato Pre­si­dente del Con­si­glio Mat­teo Renzi, deten­tore di pri­mati ine­gua­glia­bili quanto a pre­senze in tv, il lugu­bre “verso” del pas­sato non ha dimo­strato la minima pro­pen­sione a volerlo cam­biare. Ecco per­ché rite­niamo che que­sto sia il punto cen­trale e irri­nun­cia­bile dell’iniziativa e della poli­tica radi­cale.
* Segre­ta­ria nazio­nale di Radi­cali italiani

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