I duri contro i dialoganti. Malumori nel M5S
MILANO — L’attesa. Crescente, a tratti quasi palpabile. Il mondo dei cinquestelle si prepara all’incontro con la delegazione del Pd con la consapevolezza di chi sta affrontando un passo importante, anche se le posizioni all’interno del Movimento rimangono molto distanti. Il confronto rimane acceso. «Dall’oggi al domani — analizza Tommaso Currò — abbiamo ricevuto l’informazione di un cambio di rotta repentino e forte. Questo ha creato un doppio binario: da un lato persone “ortodosse”, dall’altro un gruppo che vede la scelta come un tentativo di rimettersi in carreggiata, una strategia raffazzonata con cui recuperare consensi». Il deputato punge. «Il metodo è importante», dice e aspetta Beppe Grillo a Roma (il leader era già ieri a Roma al concerto dei Rolling Stones e oggi dovrebbe vedere i parlamentari): «Spero davvero ci sia un confronto con lui. Alla Camera non ricordo un incontro sereno, aperto, se non una volta un anno fa». Diverse le criticità evidenziate da Currò: sia sulla delegazione («Non è chiaro perché Luigi Di Maio debba prendere parte al vertice»), sia sulle mosse dei cinquestelle («Oggi facciamo accordi con Nigel Farage in Europa e cerchiamo come interlocutore il Pd in Italia: è tutta una contraddizione»).
Ma la voce di Currò non è isolata. Giuseppe Vacciano, commentando un post di Cristian Iannuzzi, domanda: «Confrontarsi sui temi comuni è scodinzolare (poi se non ce ne sono, amici come prima)? No perché è né più né meno quello che andranno a fare mercoledì da Renzi…». Di diverso avviso Serenella Fucksia. «I sogni, le idee hanno senso se riusciamo a concretizzarli. Questa è una occasione per far conoscere la nostra legge elettorale». La parlamentare marchigiana è attendista — «Solo dopo l’incontro trarremo le conclusioni», sostiene —, anche se giudica «fuori luogo» le parole del ministro Boschi. Fucksia si dice «contenta di questo passo»: «Si tratta di un atto di maturità, dopo la sconfitta alle Europee e con la prospettiva di una legislatura di cinque anni; cerchiamo di dire la nostra mantenendo salda l’identità che abbiamo». Più pragmatica, invece, Barbara Lezzi. «Abbiamo messo con le spalle al muro Renzi e il Pd — commenta —. Ora se scelgono Berlusconi, lo scelgono liberamente, perché lo vogliono e non perché ci sono chiusure da parte nostra». Per la senatrice i margini per un accordo ci sono — «Volendo, tutto si potrebbe fare» —, ma chiarisce che, anche nel migliore dei casi, la posizione del Movimento rimane invariata: «Non è che andiamo a braccetto con il Pd, restiamo opposizione». E in merito alle divisioni interne e alle accuse nei confronti di Grillo e Gianroberto Casaleggio, Lezzi contesta: «Io non sento imposizioni dall’alto».
Mentre il Movimento in Italia si riposiziona con l’apertura ai democratici, in Europa i cinquestelle cercano di prendere le distanze dalla destra. Anche fisicamente. Il gruppo Efd ha chiesto di potersi ricollocare nell’emiciclo in una posizione più centrale, per potersi staccare di dosso scomode etichette, «segno di una svolta più moderata dopo la presa di posizione nei confronti della Le Pen», ribadiscono i pentastellati. Intanto, sul blog il capo politico del Movimento Cinque Stelle torna ad attaccare il capo dello Stato e il presidente del Consiglio. «Il Sistema, quella cosa liquida che include partiti, istituzioni, affari, massoneria e criminalità — scrive Grillo —, in Italia è troppo occupato a erigere fossati, mura, ponti levatoi e quant’altro per preservare la sua esistenza per occuparsi anche di economia, che sta andando a rotoli nonostante i media non ne parlino, tra una corsa di Renzi e una passeggiatina di Napolitano in libera uscita dal Quirinale».
Emanuele Buzzi
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