by redazione | 18 Giugno 2014 11:31
«La realizzazione di un vero cambiamento è essenziale» avverte il Fondo monetario internazionale, che al termine della sua missione in Italia finalizzata a valutare lo stato dell’economia del Paese, ha reso note le sue conclusioni preliminari. I responsabili della delegazione nel loro documento si rivolgono direttamente al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, protagonista di «un programma ambizioso» per riformare la legge elettorale, il mercato del lavoro, il sistema giudiziario e il settore pubblico nonché per migliorare, semplificare e alleggerire il fisco. Si tratta di passi importanti per sostenere la ripresa, rilevano. Ma «sono necessari interventi di politica economica rapidi e coraggiosi e cambiamenti strutturali profondi» aggiungono, spiegando che, pur in presenza dei primi segnali di crescita, la ripresa ancora è «fragile» e la disoccupazione «a livelli inaccettabili». Il Fondo chiede quindi all’Italia di avviare la riduzione del debito pubblico «senza far deragliare la fragile ripresa» e di sostenere la crescita con meno tasse e più spesa produttiva. Quanto alle riforme, gli economisti di Washington sollecitano il governo a tradurre le proposte del «Jobs act» in misure concrete, in particolare quella sul contratto a tutele crescenti. Nel suo documento il Fmi propone, assieme a una maggiore flessibilità dei contratti collettivi nazionali, anche la differenziazione dei salari pubblici a livello nazionale. Una sorta di «gabbia salariale» che però il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, traduce in un’esortazione alla maggiore efficienza, sulla linea di quanto già previsto nella riforma della Pubblica amministrazione.
Il Fmi assegna all’Italia «non voti pieni ma voti buoni», ha commentato comunque Padoan, affermando di «condividere con il Fondo monetario la raccomandazione di continuare nel consolidamento dei conti pubblici e di favorire, per quanto possibile, la discesa del debito rispetto al Pil». L’organismo di Washington, ha aggiunto il ministro, «riconosce il ruolo fondamentale che le riforme avviate dal governo Renzi hanno nel riportare la crescita su un sentiero di crescita più robusto». Quanto alle previsioni economiche, «si intravedono segnali importanti di ripresa che si rafforzeranno in futuro», ha affermato il ministro, raccogliendo anche l’esortazione a proseguire sulla strada delle privatizzazioni. «Andiamo avanti: il piano è e resta importante e ambizioso» ha detto.
Le analisi del Fmi si soffermano quindi sul problema del difficile accesso al credito da parte delle imprese. Le aziende piccole e medie sono troppo indebitate e poco innovative, dice il Fondo, che suggerisce «il riorientamento del sostegno pubblico verso le start up » e la definizione «di criteri standard di valutazione dei prestiti e di linee guida per la ristrutturazione di imprese solventi ma in difficoltà». Quanto alle banche, «i crediti in sofferenza continuano a crescere» e serve una «maggiore pressione al loro smaltimento dei crediti al fine di liberare risorse e favorire nuovi prestiti durante la ripresa». Per l’organismo guidato da Christine Lagarde sarebbe anche opportuno prevedere misure a sostegno delle bad bank . «Per aiutare le banche a istituire società di gestione dei crediti in sofferenza, si potrebbero valutare misure regolatorie o incentivi fiscali, garantendo che gli attivi deteriorati siano trasferiti a valore di mercato».
Sono, quelle sul sistema bancario, valutazioni che Padoan ha detto di «condividere», rilevando come da una parte le misure annunciate dalla Bce per assicurare alle banche liquidità finalizzata ai prestiti all’economia «agiscano per una maggiore protezione delle banche per il credito» e dall’altra, quelle del governo invece «agiscano per favorire l’accesso al credito da parte delle imprese».
Stefania Tamburello
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