Flop del bonus giovani, solo 22mila assunti
ROMA . Neanche le agevolazioni riescono a far decollare le assunzioni dei giovani: con il bonus in funzione dall’agosto dell’anno scorso, al momento sono stati confermati poco più di 22.000 contratti, meno di un quarto dei 100.000 previsti entro il 30 giugno 2015. Un risultato sicuramente al di sotto delle aspettative, e se a gennaio si era parlato di successo con le prime 14.000 assunzioni, l’ultimo bilancio mostra un deciso rallentamento: finora sono stati spesi solo 160 milioni dei 794 stanziati per tutto il periodo. L’incentivo, istituito dal governo Letta, prevede un contributo pari a un terzo della retribuzione (con un tetto di 650 euro) per chi assume a tempo indeterminato un giovane tra i 18 e i 29 anni, purché però l’assunzione porti a un aumento occupazionale dell’azienda rispetto all’anno precedente. Gli assunti devono essere privi d’impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi,
oppure privi di diploma di scuola media superiore o di qualifiche professionali. L’incentivo dura fino a un massimo di 18 mesi.
Molte speranze in questo momento sono anche riposte nella Youth Guarantee, il programma europeo partito l’1 maggio, e rivolto ai giovani fino ai 29 anni senza lavoro e senza qualifiche, che sta decollando però altrettanto se non più lentamente. Infatti, a fronte di quasi 100.000 giovani iscritti alla fine di giugno, le occasioni di lavoro finora offerte dalle aziende sono 3.300, dice il sottosegretario al Lavoro, Luigi Bobba.
Che però sottolinea anche come il progetto, che è finanziato con 1,5 miliardi di euro, mostra già primi segnali «che potrebbero dati risultati positivi». «Le imprese sono partite un mese dopo rispetto all’avvio del portale, e questo spiega la forte differenza tra numero di iscritti e di offerte, ma mi ha colpito il fatto che si sia passati dalle 600 offerte della prima settimana già a oltre 3.000: speriamo che si mantenga questo tasso di crescita. Inoltre sono stati avviati diversi progetti per il servizio civile, e firmati accordi con 11 associazioni imprenditoriali – continua Bobba – sicuramente è presto per trarre delle conclusioni, e anche per mostrarsi ottimisti, però, mentre prima ogni centro di raccolta aveva i propri dati e non li condivideva con nessuno, adesso c’è un forte investimento nella condivisione tra i centri per l’impiego delle varie Regioni e delle università, che potrebbe dare presto risultati positivi».
In difficoltà anche chi cerca di avviare un’attività in proprio: uno studio di Confcommercio rileva come, nei primi cinque mesi di quest’anno, per ogni nuova impresa che apre ce ne sono due che chiudono. Complice anche il peso delle tasse, che per le aziende nel 2014, denuncia la Cgia di Mestre, toccherà il record storico del 44 per cento.
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