by redazione | 11 Giugno 2014 9:11
TORINO . Anche i buoni si arrabbiano. Fim, Uilm, Fismic e Ugl, i sindacati che fino ad oggi avevano seguito la Fiat firmando i contratti proposti dal Lingotto e rifiutati dalla Fiom , rompono il tavolo della trattativa per il contratto che coinvolge gli 86 mila dipendenti italiani del gruppo. «Le proposte dell’azienda sono irricevibili», dichiarano i segretari generali annunciando addirittura «il fermo del lavoro straordinario » negli stabilimenti italiani dove la produzione tira, come l’Iveco di Suzzara, la Sevel di Val di Sangro e la Maserati di Grugliasco. «Lunedì riuniremo le segreterie nazionali per decidere il blocco degli straordinari », dice Ferdinando Uliano, capodelegazione della Fim. E’ la prima volta che le distanze tra il Lingotto e i sindacati del«sì» appaiono tanto nette. Fino ad arrivare all’annuncio di uno sciopero: «Dal primo aprile – spiega il leader del Fismic, Roberto Di Maulo – lo sciopero è possibile anche con le regole del contratto particolare del gruppo Fiat».
Se lo scontro arrivasse davvero al blocco del lavoro straordinario del sabato, anche la Fiat avrebbe problemi a spiegare l’accaduto. Non potrebbe certo sostenere che i sindacati del “sì” sono diventati improvvisamente estremisti e dovrebbe ammettere di avere una sorta di difficoltà congenita a gestire le sue relazioni industriali. Forse tutto si fermerà prima. Non casualmente la riunione che dovrebbe annunciare il blocco del lavoro al sabato è stata fissata per lunedì in modo da evitare lo sciopero per questo fine settimana.
Ufficialmente il nodo del contendere sono gli aumenti salariali. I sindacati chiedono 390 euro all’anno uguali per tutti, cassintegrati compresi, la Fiat contropropone 200 euro. Non sono grandi cifre. Nella sostanza il Lingotto offre 15 euro lordi al mese e i sindacati ne chiedono 30. Ieri si è capito che nel tentativo di chiudere la Fiat era arrivata a 250 euro annui e i sindacati erano scesi a 300. Non sarebbe strano se la prossima settimana, con l’obiettivo di evitare lo sciopero degli straordinari, le parti si mettessero d’accordo su 275 euro. «La Fiat si è bloccata a 250 euro rifiutando di salire a 300. Quei cinquanta euro di differenza agli 86 mila dipendenti si traducono nel prezzo di una macchina a controllo numerico», ironizza Di Maulo. I 390 euro annui,30 al mese, sono comunque una cifra molto inferiore ai 130 euro mensili garantiti dal contratto dei metalmeccanici di Confindustria. «E’ vero – risponde Uliano – ma è stata la Fiat a voler abbandonare il vecchio contratto per farne uno nuovo».
La Fiom sta ad osservare l’imprevisto scenario e annuncia per oggi una conferenza stampa con cui conta di rientrare in campo nella partita Fiat. E’ evidente che la ripresa della produzione in alcune fabbriche del gruppo come la Maserati di Grugliasco rende più difficile all’azienda far rispettare quelle regole da economia di guerra (come il blocco degli scioperi) che hanno caratterizzato gli ultimi duri anni di una crisi oggi meno grave di qualche mese fa. «In ogni caso – osserva il leader della Uil Luigi Angeletti – litigare sui soldi è meglio che discutere sui posti di lavoro»
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