Dubbi nei partiti. L’ immunità ora vacilla

by redazione | 23 Giugno 2014 8:34

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ROMA — «Il governo non la voleva, non è un punto centrale», assicura il ministro Maria Elena Boschi. «Forza Italia neppure lo sapeva e comunque sono pronto ad abolirla per tutti», giura il leghista Roberto Calderoli. «Una cosa impropria», tuona FI. Eppure nel testo definitivo sulle Riforme l’immunità per i senatori c’è, nero su bianco. Per loro sarà come per i deputati, anche se i nuovi senatori non sono eletti ma scelti tra sindaci e consiglieri regionali.
Che cosa è accaduto? La si vuole o no questa immunità, di cui quasi tutti sembrano voler fare a meno ora che è scoppiata la polemica? Anna Finocchiaro, relatrice del testo con Calderoli, è irritata. Quel «non volevamo, non sapevamo», proprio non le va giù. Sceglie con cura le parole ma non per questo è meno esplicita: tutti sapevano, non c’è stato alcun blitz; gli emendamenti dei relatori erano noti e conosciuti a tutti in Commissione. «Nelle prime stesure degli emendamenti — spiega la presidente della commissione Affari costituzionali — Calderoli ed io avevamo avanzato la proposta di un ricorso ad una sezione della Corte Costituzionale nel caso di richiesta di arresto, sia per i senatori sia per i deputati. Quando abbiamo presentato l’emendamento, il governo mi ha chiesto di cambiarlo. Non è il caso, mi è stato detto, di appesantire il carico di lavoro della Corte».
Se togli la Corte, non restano in piedi molte alternative e così, tra discussioni tra le varie forze politiche e audizioni di costituzionalisti, l’immunità è rientrata dalla finestra, con un emendamento firmato dallo stesso Calderoli. «C’è stato un accordo — aggiunge la senatrice pd — la questione dell’immunità era un tema sollevato nel dibattito in commissione e, alla fine, la sua reintroduzione è stata condivisa». Da tutti, dunque. Con l’eccezione dei 5 Stelle. Anche se adesso, per respingere le accuse di Luigi Di Maio — che sul blog di Beppe Grillo scrive: «L’ immunità è un colpo da brividi, il Pd voterà l’ennesimo vergognoso privilegio alla politica pur di tenere in piedi l’accordo con Berlusconi e Lega?» — sia Boschi che la Lega negano che la questione sia centrale. Il ministro sottolinea che lei stessa era di altra idea mentre Calderoli giura: «Sono pronto a scrivere un nuovo emendamento per toglierla, purché si faccia la stessa cosa alla Camera». Quanto a FI, Paolo Romani, capogruppo al Senato, s’indigna: «È una questione che non ci riguarda; il ripristino dell’ immunità non l’avevamo chiesto noi, non ne sapevamo nulla. Mi sembra impropria, visto che parliamo di consiglieri regionali e di sindaci». Vogliono cancellare questo «privilegio» anche i dissidenti del Pd, nonostante l’ammonimento di Matteo Orfini che sabato chiedeva di rispettare le scelte della maggioranza del partito (che ancora non si è espresso). Pippo Civati ribadisce che «l’immunità non aiuta la legalità» e Stefano Pedica si augura che «Renzi intervenga presto su questa vicenda imbarazzante».
Per provare a spegnere questo incendio, che vede a rischio il percorso delle riforme, soprattutto una loro veloce approvazione, usa l’idrante Lorenzo Guerini, che in un’intervista al Gr1 si mostra ottimista. «L’immunità non è centrale e comunque il rapporto con FI ha sempre tenuto in questi mesi. I distinguo di queste ore sono su dettagli». Ma a Boschi, sul suo blog, il senatore pd Massimo Mucchetti, scrive: «Cara, perché fai così? Hai ricavato dal ddl Chiti il numero dei senatori, hai aumentato le competenze del nuovo Senato. Bene. Ma perché poi ti perdi e lasci ai relatori Finocchiaro e Calderoli la responsabilità dell’ immunità per sindaci e consiglieri regionali che fanno anche i senatori? Combinazione, questa brillante idea viene dopo l’ennesimo incontro con il senatore Verdini».
I tecnici del Senato mettono in guardia dall’abolizione dell’ immunità, ma a prendere posizione in modo netto a suo favore è solo l’Ncd con Fabrizio Cicchitto: «Non si capisce perché dovrebbe essere totalmente eliminata». Intanto un nuovo segnale a Comuni, Città metropolitane, Regioni arriva da un altro emendamento a firma Finocchiaro-Calderoli: «È esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti». Insomma, il governo centrale non coprirà più, in fase ordinaria, tutti i disavanzi degli enti locali.
Mariolina Iossa

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