by redazione | 25 Giugno 2014 11:51
Se non restiamo alle dichiarazioni di intenti — sono più di duecento anni che l’Europa dichiara bene e razzola male — le “raccomandazioni” che Amnesty International rivolge all’Italia in occasione della presidenza semestrale della Ue sono già un pesante atto d’accusa. Per tutti i governi del vecchio continente, compreso il nostro.
Lo ha detto specificato ieri senza tanti giri di parole il presidente di Amnesty International Antonio Marchesi presentando una sorta di memorandum destinato al nuovo parlamento europeo. “Esiste una dicotomia tra l’aspirazione dell’Ue a promuovere i diritti umani a livello globale e una realtà fatta di violazioni dei diritti umani negli stati membri. Nella Ue, la violenza contro le donne resta un problema dilagante. Gruppi come migranti, rom e le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate sono bersaglio di diffuse discriminazioni, inclusa la violenza. Le misure di controllo delle frontiere espongono a gravi pericoli i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo. La loro detenzione ha carattere sistematico piuttosto che eccezionale e la loro impossibilità ad agire li rende vulnerabili a forme spregevoli di sfruttamento”. E’ la fotografia del presente.
Per Amnesty International “questa situazione deve cambiare” e l’Italia nei prossimi sei mesi dovrebbe cominciare a lavorare in questa direzione. Non per fare classifiche sgradevoli, ma è proprio a partire dal tema dell’immigrazione che l’associazione rivolge al governo italiano e all’Europa alcune “raccomandazioni” tutt’altro che rituali. L’urgenza è drammatica ed è sotto gli occhi di tutti, e del resto anche Matteo Renzi (finalmente) ha deciso di esprimere un pensiero che va nella direzione giusta, se le parole di ieri non saranno servite solo per fare un titolo di giornale: “Quando in mare ci sono cadaveri e volta le spalle dall’altra parte, l’Europa non è degna di chiamarsi Europa di civiltà”. E ancora: “Se di fronte alle tragedie dell’immigrazione dobbiamo sentirci dire questo problema non ci riguarda, allora tenetevi la vostra moneta ma ridateci i nostri valori”.
Belle parole. Ma la presidenza italiana cosa dovrebbe fare? “Speriamo che con la sua esperienza in materia — ha spiegato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia — la presidenza italiana sia in grado di riuscire dove altri hanno fallito e di assicurare un approccio basato sulla protezione più che sulla sicurezza nella gestione dell’immigrazione, per rispettare i diritti umani e salvare vite”. Ciò significa augurarsi che l’Italia faccia pressioni affinché l’Europa sia in grado di incrementare le operazioni di ricerca e soccorso (l’operazione Mare Nostrum, ma gestita con la collaborazione di tutti i paesi europei) e soprattutto “istituire vie sicure in modo che coloro che fuggono dalla violenza e dalla persecuzione non siano costretti a compiere viaggi pericolosi”, magari evitando di delegare i controlli a paesi come la Libia dove è impossibile chiedere il rispetto dei diritti umani.
In altre parole, si tratterebbe del ribaltamento di una politica criminale che l’Europa non ha intenzione di mettere in discussione: bisogna andare a prendere i migranti e portarli in salvo. Una missione impossibile, considerando l’esito delle ultime elezioni, con l’avanzata dei partiti nazionalisti quando non apertamente xenofobi (quanto a noi, pensiamo al ministro Angelino Alfano). E dire che il diritto all’asilo si rifà ad una legislazione che ha più di 60 anni: “Ormai tra il 60 e il 65% dei migranti irregolari sono in realtà richiedenti asilo che vengono da paesi in guerra, quindi persone che hanno diritto all’asilo in base alla convenzione del 1951 sullo status di rifugiato” — ha aggiunto Rufini.
Le altre “raccomandazioni” di Amnesty International non sono altro che la richiesta all’Europa di adempiere a quelli che sono già sono suoi obblighi. Cosa che non accade, rendendo sistematica la violazione dei diritti umani. Tra i compiti della presidenza italiana, si augura l’associazione, ci sarebbe la promozione di una più efficace legislazione anti discriminazione in grado di contrastare i crimini d’odio. In particolare, l’Europa dovrebbe reagire alle violazioni di diritti umani delle comunità rom, impedire gli sgomberi forzati e la discriminazione scolastica. “L’Italia dovrebbe dare l’esempio, soprattutto per ciò che riguarda gli sgomberi forzati e l’accesso agli alloggi pubblici” dice Amnesty International, un auspicio che fa a pugni con la realtà di tutti i giorni. E ancora: è urgente combattere la violenza contro le donne impegnandosi concretamente e facendo pressioni sui paesi affinché si arrivi all’eliminazione delle mutilazioni genitali.
Infine, rivolgendo lo sguardo oltre i confini del vecchio continente, il parlamento europeo dovrebbe “reagire” alla tortura su scala mondiale.
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