Amnesty: “In Europa servono nuove politiche per i diritti umani”

Amnesty: “In Europa servono nuove politiche per i diritti umani”

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Se non restiamo alle dichia­ra­zioni di intenti — sono più di due­cento anni che l’Europa dichiara bene e raz­zola male — le “rac­co­man­da­zioni” che Amne­sty Inter­na­tio­nal rivolge all’Italia in occa­sione della pre­si­denza seme­strale della Ue sono già un pesante atto d’accusa. Per tutti i governi del vec­chio con­ti­nente, com­preso il nostro.

Lo ha detto spe­ci­fi­cato ieri senza tanti giri di parole il pre­si­dente di Amne­sty Inter­na­tio­nal Anto­nio Mar­chesi pre­sen­tando una sorta di memo­ran­dum desti­nato al nuovo par­la­mento euro­peo. “Esi­ste una dico­to­mia tra l’aspirazione dell’Ue a pro­muo­vere i diritti umani a livello glo­bale e una realtà fatta di vio­la­zioni dei diritti umani negli stati mem­bri. Nella Ue, la vio­lenza con­tro le donne resta un pro­blema dila­gante. Gruppi come migranti, rom e le per­sone lesbi­che, gay, bises­suali, tran­sgen­der e inter­ses­suate sono ber­sa­glio di dif­fuse discri­mi­na­zioni, inclusa la vio­lenza. Le misure di con­trollo delle fron­tiere espon­gono a gravi peri­coli i migranti, i rifu­giati e i richie­denti asilo. La loro deten­zione ha carat­tere siste­ma­tico piut­to­sto che ecce­zio­nale e la loro impos­si­bi­lità ad agire li rende vul­ne­ra­bili a forme spre­ge­voli di sfrut­ta­mento”. E’ la foto­gra­fia del presente.

Per Amnesty Inter­na­tio­nal “que­sta situa­zione deve cam­biare” e l’Italia nei pros­simi sei mesi dovrebbe comin­ciare a lavo­rare in que­sta dire­zione. Non per fare clas­si­fi­che sgra­de­voli, ma è pro­prio a par­tire dal tema dell’immigrazione che l’associazione rivolge al governo ita­liano e all’Europa alcune “rac­co­man­da­zioni” tutt’altro che rituali. L’urgenza è dram­ma­tica ed è sotto gli occhi di tutti, e del resto anche Mat­teo Renzi (final­mente) ha deciso di espri­mere un pen­siero che va nella dire­zione giu­sta, se le parole di ieri non saranno ser­vite solo per fare un titolo di gior­nale: “Quando in mare ci sono cada­veri e volta le spalle dall’altra parte, l’Europa non è degna di chia­marsi Europa di civiltà”. E ancora: “Se di fronte alle tra­ge­die dell’immigrazione dob­biamo sen­tirci dire que­sto pro­blema non ci riguarda, allora tene­tevi la vostra moneta ma rida­teci i nostri valori”.

Belle parole. Ma la pre­si­denza ita­liana cosa dovrebbe fare? “Spe­riamo che con la sua espe­rienza in mate­ria — ha spie­gato Gianni Rufini, diret­tore gene­rale di Amnesty Inter­na­tio­nal Ita­lia — la pre­si­denza ita­liana sia in grado di riu­scire dove altri hanno fal­lito e di assi­cu­rare un approc­cio basato sulla pro­te­zione più che sulla sicu­rezza nella gestione dell’immigrazione, per rispet­tare i diritti umani e sal­vare vite”. Ciò signi­fica augu­rarsi che l’Italia fac­cia pres­sioni affin­ché l’Europa sia in grado di incre­men­tare le ope­ra­zioni di ricerca e soc­corso (l’operazione Mare Nostrum, ma gestita con la col­la­bo­ra­zione di tutti i paesi euro­pei) e soprat­tutto “isti­tuire vie sicure in modo che coloro che fug­gono dalla vio­lenza e dalla per­se­cu­zione non siano costretti a com­piere viaggi peri­co­losi”, magari evi­tando di dele­gare i con­trolli a paesi come la Libia dove è impos­si­bile chie­dere il rispetto dei diritti umani.

In altre parole, si trat­te­rebbe del ribal­ta­mento di una poli­tica cri­mi­nale che l’Europa non ha inten­zione di met­tere in discus­sione: biso­gna andare a pren­dere i migranti e por­tarli in salvo. Una mis­sione impos­si­bile, con­si­de­rando l’esito delle ultime ele­zioni, con l’avanzata dei par­titi nazio­na­li­sti quando non aper­ta­mente xeno­fobi (quanto a noi, pen­siamo al mini­stro Ange­lino Alfano). E dire che il diritto all’asilo si rifà ad una legi­sla­zione che ha più di 60 anni: “Ormai tra il 60 e il 65% dei migranti irre­go­lari sono in realtà richie­denti asilo che ven­gono da paesi in guerra, quindi per­sone che hanno diritto all’asilo in base alla con­ven­zione del 1951 sullo sta­tus di rifu­giato” — ha aggiunto Rufini.

Le altre “rac­co­man­da­zioni” di Amnesty Inter­na­tio­nal non sono altro che la richie­sta all’Europa di adem­piere a quelli che sono già sono suoi obbli­ghi. Cosa che non accade, ren­dendo siste­ma­tica la vio­la­zione dei diritti umani. Tra i com­piti della pre­si­denza ita­liana, si augura l’associazione, ci sarebbe la pro­mo­zione di una più effi­cace legi­sla­zione anti discri­mi­na­zione in grado di con­tra­stare i cri­mini d’odio. In par­ti­co­lare, l’Europa dovrebbe rea­gire alle vio­la­zioni di diritti umani delle comu­nità rom, impe­dire gli sgom­beri for­zati e la discri­mi­na­zione sco­la­stica. “L’Italia dovrebbe dare l’esempio, soprat­tutto per ciò che riguarda gli sgom­beri for­zati e l’accesso agli alloggi pub­blici” dice Amnesty Inter­na­tio­nal, un auspi­cio che fa a pugni con la realtà di tutti i giorni. E ancora: è urgente com­bat­tere la vio­lenza con­tro le donne impe­gnan­dosi con­cre­ta­mente e facendo pres­sioni sui paesi affin­ché si arrivi all’eliminazione delle muti­la­zioni genitali.

Infine, rivol­gendo lo sguardo oltre i con­fini del vec­chio con­ti­nente, il par­la­mento euro­peo dovrebbe “rea­gire” alla tor­tura su scala mondiale.



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