by redazione | 7 Maggio 2014 8:45
BRUXELLES – Alla vigilia delle elezioni europee, i “magnifici dieci” tornano alla carica sulla Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie promessa da anni ma mai applicata in modo coordinato. Ora arriva un «impegno politico», come ha detto il tedesco Wolfgang Schauble, a mettere in atto la tassa entro il primo gennaio 2016. La dichiarazione è stata sottoscritta da Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia e Spagna. All’appello manca la Slovenia, che si era impegnata a partecipare a questa «cooperazione rafforzata» ma che, a causa della crisi politica e delle dimissioni del governo, non ha potuto sottoscrivere l’accordo.
Il nuovo passo ha il valore di una dichiarazione politica pre-elettorale. Ma l’occasione per rispolverare il dossier che dormiva da ormai un anno nei cassetti dei ministri è stata la sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo, che il 30 aprile ha respinto un ricorso del governo inglese contro il varo della Tobin Tax da parte di un gruppo ristretto di Paesi. A questo punto i Dieci hanno riaffermato la loro determinazione ad andare avanti. Anche un impegno così generico, comunque, ha suscitato reazioni molto dure da parte dei governi europei che non intendono partecipare all’iniziativa, in particolare britannici, svedesi e lussemburghesi.
Ieri intanto, sempre sul fronte fiscale, l’Ocse ha comunicato che la Svizzera, insieme con la Cina e Singapore, ha sottoscritto una dichiarazione nella quale si dice «determinata a mettere rapidamente in opera» lo scambio automatico di informazioni fiscali con gli altri Paesi dell’Organizzazione.
L’accordo definitivo, che di fatto porrebbe fine al segreto bancario svizzero, dovrebbe essere firmato a settembre.
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