by redazione | 15 Maggio 2014 11:06
CATANIA . L’immagine della tragedia è tutta nelle parole di Zeljko Vukovic, il capitano croato del rimorchiatore che ha salvato 142 dei 206 superstiti del barcone rovesciatosi poco distante da una piattaforma petrolifera. «La gente urlava, supplicava per la propria vita, nessuno di loro sapeva nuotare e i miei uomini piangevano mentre recuperavano dal mare i superstiti e le persone porgevano i loro bambini in aria».
Di bambini, il comandante Vukovic ne ha salvati tanti: ha tirato fuori dall’acqua una bambina di cinque anni che ha ripreso vita dopo una respirazione bocca a bocca e i due fratellini eritrei che hanno perso i genitori e due fratelli più grandi. Tra quei bambini protesi in aria verso i soccorritori c’erano anche la neonata di sei mesi e la bimba di un anno che ora riposano nelle due piccole bare bianche al cimitero di Catania dove ieri è cominciato il pietoso rito di riconoscimento delle salme da parte dei superstiti. I loro genitori, probabilmente morti anche loro, non ce l’hanno fatta a tenerle a galla.
«Strage vergognosa», l’ha definita Papa Francesco invitando a pregare per le vittime e «a unire le forze per prevenirle e mettere al primo posto i diritti umani». Parole sferzanti nel giorno in cui Frontex, l’Agenzia per il controllo delle frontiere della Ue, dà per moltiplicati(+ 823% rispetto al 2013) gli arrivi di migranti nei primi quattro mesi dell’anno, 26.000 contro i 2.700 di un anno fa. Con gli ultimi dati aggiornati del Viminale che parlano addirittura di 36.000 sbarchi. Dopo Alfano, ieri anche Renzi ha richiamato duramente la Ue all’impegno: «L’Europa deve sapere che deve occuparsi dei propri confini e frontiere e non solo delle regole. Ci danno direttive sul pesce spada, ma ci girano le spalle quando si tratta di raccogliere persone che affondano in mare».
Sul fronte delle indagini, disposto il fermo dei due presunti scafisti, un tunisino e un marocchino ora accusati di omicidio volontario plurimo. «Avrebbero provocato deliberatamente un’avaria per giustificare un soccorso in acque internazionali», spiega il procuratore Giovanni Salvi. Dei 206 superstiti, a Catania sono rimasti solo in 50, a disposizione dei pm per le testimonianze e per il riconoscimento delle salme davanti alle quali, già nel ventre della nave Grecale, cattolici e islamici hanno pregato insieme.
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