Ucraina, offensiva di sangue a est. A Odessa incendio doloso alla Casa dei sindacati, 38 morti
Dure perdite per i filorussi, secondo quanto comunicato dal presidente ucraino Turchynov, a margine di quella che può essere definita un’offensiva violenta e sanguinosa da parte dell’esercito di Kiev. Secondo le autorità ucraine ci sarebbero molte morti tra i ribelli, che pure in mattinata erano stati in grado di colpire e abbattere almeno due elicotteri dei militari ucraini. Turchynov ha ammesso che l’operazione a Sloviansk, per la riconquista della città, è in corso ma non è breve come sperava il governo di Kiev, a conferma di un avventurismo suffragato dalle consulenze Cia e dall’appoggio americano.
L’operazione militare a Sloviansk «non è rapida come speravamo», ha specificato un comunicato del presidente ucraino ad interim, che addebita la lentezza delle operazioni al trinceramento dei «terroristi» in zone residenziali e all’uso di civili come scudi umani (anche se immagini di vari siti internet, ieri testimoniavano come a tentare di resistere all’esercito ucraino non siano solo gruppi armati, presumibilmente dai russi, bensì normali cittadini e contadini delle zone colpite dall’attacco feroce dei militari di Kiev). Nelle operazioni sono inoltre rimasti uccisi due soldati ucraini e altri sette sono rimasti feriti. Infine Turchynov ha aggiunto che sono stati catturati tutti i checkpoint attorno a Sloviansk in modo da bloccare l’accesso alla città.
«Le unità di Kiev non sono riuscite a controllare la città», ha invece dichiarato all’agenzia russa Interfax un portavoce delle forze di autodifesa di Sloviansk. Poco prima l’autoproclamato sindaco Viacheslav Ponomariov aveva però riconosciuto che le milizie filorusse avevano perso il controllo della stazione ferroviaria e di quella televisiva. Sloviansk diventa quindi un luogo dirimente di questo strambo conflitto che ha continui alti e bassi e che ieri ha vissuto momenti drammatici. Ginevra è ormai un lontano ricordo e restano molti dubbi sulle capacità diplomatiche delle parti, circa una reale capacità di ricucire le ormai tante fratture createsi in Ucraina.
E Mosca diventa cruciale per il futuro del paese. Ieri Putin non ha usato mezze misure: «Stanno distruggendo l’ultima speranza per l’attuazione degli accordi di Ginevra», ha specificato, dando per dimenticato l’accordo del 17 aprile scorso dopo l’incontro a 4 tra Stati Uniti, Ue, Russia e Ucraina. «Mentre la Russia sta facendo tutti gli sforzi per disinnescare e risolvere il conflitto — ha detto Putin, citato dal suo portavoce, Dmitry Peskov — le autorità di Kiev hanno iniziato a bombardare con aerei da guerra, hanno lanciato un’operazione punitiva». Peskov ha poi reso noto che durante la giornata di ieri Mosca aveva perso i contatti con l’inviato del Cremlino Vladimir Lukin, in missione nel sudest dell’Ucraina.
«Siamo estremamente preoccupati — ha detto il portavoce — non solo per l’inviato presidenziale Lukin, con cui non riusciamo a metterci in contatto, ma per anche giornalisti russi e di altri Paesi nella zona dell’operazione punitiva. Chediamo misure per garantire la loro sicurezza». Lukin alla fine è stato ritrovato sano e salvo, ma la situazione nell’est del paese non appare per niente in via di pacificazione. A dire il vero ha sorpreso e non poco la decisione di Kiev di sferrara l’attacco, dato che solo due giorni fa Turchynov aveva ammesso la totale incapacità di gestire militarmente quelle regioni.
Non solo est, perché anche nelle zone centro– meridionali del paese la situazione appare incandescente. Ieri ci sarebbero stati una ventina di feriti nell’ambito di una maxi rissa a Odessa tra filorussi e filo Kiev. Secondo le ultime notizie nella serata di ieri, dopo gli scontri un incendio doloso avrebbe colpito la Casa dei Sindacati, provocando almeno 38 vittime. E ieri la Russia a fronte di questa escalation, ha convocato un consiglio di sicurezza dell’Onu. La sensazione è che le posizioni di Usa e Russia siano inconciliabili, perché opposte fin dalla considerazione dell’origine della crisi ucraina, ovvero il colpo di Stato di Majdan, secondo Mosca, contro Yanukovich, considerato invece un passaggio «legittimo» da Washington.
E ieri è intervenuto anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha ribadito la sua «grave preoccupazione». «L’escalation di violenza e la perdita di vite umane nella città di Sloviansk sono un duro monito di quanto la situazione sia diventata pericolosa», ha detto, precisando che il sequestro degli edifici pubblici sono contrari allo spirito della dichiarazione di Ginevra del 17 aprile. Spirito ormai sepolto, ma pare non lo sappiano solo all’Onu.
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