Turchia, lacrimogeni e cariche a Soma

by redazione | 17 Maggio 2014 10:41

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La poli­zia aveva già cari­cato le mani­fe­sta­zioni di pro­te­sta orga­niz­zate da sin­da­cati e par­titi della sini­stra dopo la strage di mar­tedì notte, a Istan­bul, Ankara, Izmir e molte altre città della Tur­chia e ieri sera è stata la volta di Soma, la cit­ta­dina nell’ovest del paese dove si trova la miniera, già dura­mente col­pita dalla strage che ha ucciso 283 mina­tori.
Poco prima della con­fe­renza stampa del mini­stro dell’Energia Yil­diz e quello dei Lavoro Celik, gli agenti hanno cari­cato il cor­teo di 5000 cit­ta­dini diretti verso la pre­fet­tura del paese die­tro a uno car­tello con scritto: «Nes­sun car­bone potrà riscal­dare il cuore dei padri dei ragazzi morti nella miniera», facendo uso di gas lacri­mo­geni, pro­iet­tili di gomma e getti d’acqua urti­cante spa­rati dai blin­dati.
Molti gli arre­sti, due i mani­fe­stanti e un gior­na­li­sta feriti il bilan­cio degli scon­tri. La poli­zia è inter­ve­nuta anche a Izmir, la terza città del paese e a Istan­bul per sgom­be­rare gli stu­denti che ave­vano occu­pato la facoltà dell’Università tec­nica (Itu).
Una tra­ge­dia annun­ciata come denun­ciano sin­da­cati e esperti tur­chi la cui dina­mica rimane ancora oscura. Ieri è par­tita l’inchiesta sul mas­sa­cro con le prime depo­si­zioni di soprav­vis­suti e testi­moni e in serata due pm accom­pa­gnati da un gruppo di esperti sono riu­sciti a entrare nella miniera per i primi rile­va­menti. Spet­terà ai 29 magi­strati inca­ri­cati oggi dall’Alto con­si­glio dei giu­dici e i pub­blici mini­stero (Hysk), il Csm turco, accer­tare le cause dell’incendio e indi­vi­duare even­tuali negli­genze nell’applicazione delle norme sulla sicu­rezza da parte dell’azienda.
Ieri mat­tina, a tre giorni dalla tra­ge­dia, per la prima volta i ver­tici della Soma Hol­ding, l’azienda che gesti­sce gli scavi, sono apparsi davanti alle tele­ca­mere per dare la loro ver­sione dell’accaduto. «Non c’è stata nes­suna negli­genza da parte nostra. Ho lavo­rato nelle miniere per 20 anni e non ho mai visto un inci­den­dete simile», ha dichia­rato il respon­sa­bile orga­niz­za­zione dell’azienda Akin Celik.
Nel corso dell’animata con­fe­renza stampa, a cui ha par­te­ci­pato anche un gruppo di mina­tori con indosso l’elmetto, il padrone della miniera Alp Gur­kan che ha escluso che l’incendio sia stato cau­sato da un cor­to­cir­cuito del sistema elet­trico, non è però stato in grado di for­nire infor­ma­zioni chiare sulle vere cause dell’esplosione.
Gur­kan si è detto, inol­tre, inten­zio­nato a ripren­dere la pro­du­zione dopo i con­trolli del caso.
La ten­sione è salita alle stelle dopo che più volte diri­genti dell’azienda hanno dato rispo­ste elu­sive ai gior­na­li­sti che li inter­ro­ga­vano sulla pre­senza o meno di camere di sicu­rezza, aree con bom­bole d’ossigeno e riserve di cibo dove i mina­tori pos­sono rifu­giarsi soprav­vi­vendo per giorni obli­ga­to­rie in molti paesi.
«Non era pre­sente una camera di sicu­rezza nella miniera», ha ammesso alla fine il diret­tore del set­tore mine­ra­rio Rama­zan Dogru che ha spie­gato che, tut­ta­via, come fosse in corso la costru­zione di una strut­tura di que­sto tipo: «Se que­sto inci­dente fosse avve­nuto tra tre o quat­tro mesi, que­ste per­sone si sareb­bero sal­vate per la pre­senza di una camera di sicu­rezza» ha dichia­rato Gur­kan che dovrà ren­dere conto dell’accaduto davanti al col­le­gio di disci­plina dell’Ordine degli inge­gneri mine­rari tur­chi come reso noto della stessa orga­niz­za­zione in un comu­ni­cato dif­fuso ieri pome­rig­gio.
Sul fronte poli­tico ieri mat­tina, il por­ta­voce dell’Akp Huseyin Celik, nel corso di una con­fe­renza stampa ad Ankara ha difeso il con­si­gliere del pre­mier Yusuf Erel immor­ta­lato men­tre durante la visita di Erdo­gan mer­co­ledì a Soma pren­deva a calci un con­te­sta­tore men­tre due agenti lo tene­vano fermo.
La foto dell’aggressione è finita sulle pagine dei gior­nali di tutto il mondo e con­di­visa da cen­ti­naia di migliaia di per­sone sui social net­work tut­ta­via secondo Celik: «Non è pos­si­bile capire come sono andate vera­mente le cose da una foto­gra­fia Erel ha detto che la per­sona che ha preso a calci l’aveva attac­cato, insul­tan­dolo».
Celik inol­tre ha cri­ti­cato dura­mente oppo­si­zione e sin­da­cati che sono scesi in piazza in que­sti giorni col­pe­voli «di stru­men­ta­liz­zare una disgra­zia nazio­nale a fini politici».

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