Sudafrica. Salario minimo e nazionalizzazioni, la sfida di Malema

by redazione | 7 Maggio 2014 9:23

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A carat­te­riz­zare la scena poli­tica dei mesi pre­ce­denti è stato l’emergere di un nuovo par­tito di stampo rivo­lu­zio­na­rio e di estrema sini­stra, come viene eti­chet­tato l’Economic Free­dom Fighters (Eff). Alla guida uno stra­va­gante quanto deter­mi­nato Jiu­lius Malema, l’ex lea­der (espulso nel 2012) dell’Anc Youth Lea­gue, l’ala gio­va­nile dell’African Natio­nal Con­gress (Anc).

Due decenni dopo la fine dell’apartheid, è un flusso tra­vol­gente di rab­bia quello che rischia di minare i labili equi­li­bri sociali della gio­vane demo­cra­zia suda­fri­cana. Rab­bia diven­tata quasi un rituale nel suo sca­lare di esplo­sione quo­ti­diana che da mesi mette a ferro e fuoco le town­ship intorno a Johan­ne­sburg, Pre­to­ria e Cape Town. Con orde di gio­vani che tra lanci di pie­tre, pneu­ma­tici bru­ciati e sac­cheggi di negozi recla­mano il diritto al lavoro, alla for­ni­tura di ener­gia elet­trica nelle case, e fon­da­men­tal­mente un radi­cale cam­bia­mento poli­tico.
Pro­te­ste di fronte alle quali la sola rispo­sta del governo è ine­si­stente per­ché dele­gata agli idra­tanti e ai pro­iet­tili di gomma della poli­zia quando non agli spari con­tro delle muni­zioni che ucci­dono. Solo negli ultimi quat­tro mesi, la poli­zia della ricca pro­vin­cia del Gau­teng — hub indu­striale del Sudafrica — le forze di poli­zia sono state chia­mate a sedare più di 500 mani­fe­sta­zioni di pro­te­sta per la man­canza di for­ni­tura di ser­vizi pub­blici. Agi­ta­zioni che a ridosso della tor­nata elet­to­rale di oggi hanno via via comin­ciato ad assu­mere una valenza sem­pre più politica.

Agi­ta­zioni che svol­gen­dosi lon­tano dai ric­chi con­glo­me­rati urbani di Johan­ne­sburg, Cape Town e Dur­ban, hanno un impatto diretto minimo sull’economia del Paese — fino a poco tempo fa la più grande dell’Africa e solo recen­te­mente sop­pian­tata da quella nige­riana – ma ali­men­tano forti pre­oc­cu­pa­zioni sulla sta­bi­lità sociale della tanto osan­nata Nazione Arcobaleno.

Di que­sto mal­con­tento delle classi meno abbienti Julius Malema è riu­scito a inter­cet­tarne tutta la por­tata, coglien­done una verità gene­rale: la pro­fonda dise­gua­glianza tra le classi sociali dei bian­chi — il cui potere eco­no­mico non ha cono­sciuto alcuna incri­na­zione dai tempi dell’apartheid — l’emergere di una ricca middle classe nera e la stra­grande mag­gio­ranza degli esclusi dalla par­te­ci­pa­zione attiva alle deci­sioni politico-economiche e affa­ri­sti­che, e quindi ai mar­gini delle agende politiche.

Inve­sti­tori e classi diri­genti inor­ri­di­scono di fronte alla reto­rica dei baschi rossi di Malema e al suo pro­gramma di nazio­na­liz­za­zione di miniere, ban­che e aziende agri­cole (sul modello di Mugabe in Zim­ba­bwe), istru­zione gra­tuita e impo­si­zione di un sala­rio minimo.

Un recente son­dag­gio Ipsos piazza l’Eff al 4,7 per cento al suo debutto elet­to­rale. Voti, dicono gli ana­li­sti, che arri­ve­ranno a spese dell’Anc. Cau­sando non pochi pro­blemi a Zuma.

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