Sudafrica. Salario minimo e nazionalizzazioni, la sfida di Malema
A caratterizzare la scena politica dei mesi precedenti è stato l’emergere di un nuovo partito di stampo rivoluzionario e di estrema sinistra, come viene etichettato l’Economic Freedom Fighters (Eff). Alla guida uno stravagante quanto determinato Jiulius Malema, l’ex leader (espulso nel 2012) dell’Anc Youth League, l’ala giovanile dell’African National Congress (Anc).
Due decenni dopo la fine dell’apartheid, è un flusso travolgente di rabbia quello che rischia di minare i labili equilibri sociali della giovane democrazia sudafricana. Rabbia diventata quasi un rituale nel suo scalare di esplosione quotidiana che da mesi mette a ferro e fuoco le township intorno a Johannesburg, Pretoria e Cape Town. Con orde di giovani che tra lanci di pietre, pneumatici bruciati e saccheggi di negozi reclamano il diritto al lavoro, alla fornitura di energia elettrica nelle case, e fondamentalmente un radicale cambiamento politico.
Proteste di fronte alle quali la sola risposta del governo è inesistente perché delegata agli idratanti e ai proiettili di gomma della polizia quando non agli spari contro delle munizioni che uccidono. Solo negli ultimi quattro mesi, la polizia della ricca provincia del Gauteng — hub industriale del Sudafrica — le forze di polizia sono state chiamate a sedare più di 500 manifestazioni di protesta per la mancanza di fornitura di servizi pubblici. Agitazioni che a ridosso della tornata elettorale di oggi hanno via via cominciato ad assumere una valenza sempre più politica.
Agitazioni che svolgendosi lontano dai ricchi conglomerati urbani di Johannesburg, Cape Town e Durban, hanno un impatto diretto minimo sull’economia del Paese — fino a poco tempo fa la più grande dell’Africa e solo recentemente soppiantata da quella nigeriana – ma alimentano forti preoccupazioni sulla stabilità sociale della tanto osannata Nazione Arcobaleno.
Di questo malcontento delle classi meno abbienti Julius Malema è riuscito a intercettarne tutta la portata, cogliendone una verità generale: la profonda diseguaglianza tra le classi sociali dei bianchi — il cui potere economico non ha conosciuto alcuna incrinazione dai tempi dell’apartheid — l’emergere di una ricca middle classe nera e la stragrande maggioranza degli esclusi dalla partecipazione attiva alle decisioni politico-economiche e affaristiche, e quindi ai margini delle agende politiche.
Investitori e classi dirigenti inorridiscono di fronte alla retorica dei baschi rossi di Malema e al suo programma di nazionalizzazione di miniere, banche e aziende agricole (sul modello di Mugabe in Zimbabwe), istruzione gratuita e imposizione di un salario minimo.
Un recente sondaggio Ipsos piazza l’Eff al 4,7 per cento al suo debutto elettorale. Voti, dicono gli analisti, che arriveranno a spese dell’Anc. Causando non pochi problemi a Zuma.
Related Articles
La protesta nelle università. I ragazzi lo sanno: la ricerca va decolonizzata
L’ideologia sionista e la sua occupazione militare della Palestina stanno perseguendo, come in tutti i colonialismi, l’eliminazione dei nativi, proprio come in precedenza nell’imperium anglofono del Nord America, dell’Australia e del Sudafrica
Gaza. I sindacati statunitensi si schierano per il cessate il fuoco
United auto workers, postali, elettricisti, docenti: «È ora che i nostri leader ci ascoltino e facciano ciò che serve per porre fine alla violenza». Stando ai sondaggi, negli Usa si registra una chiara maggioranza a favore di un cessate il fuoco
Don Ciotti alle Coop: «Cacciamo i ladri»
Don Ciotti parla «col cuore» nel primo giorno dell’assise della Lega cooperative. Lusetti: già fatta pulizia. Lo scandalo mafia- capitale lascia i cooperatori in bilico tra rimozione e presa di coscienza. Si va verso la fusione nell’Alleanza e arrivano critiche al governo