Quella Bologna dem che tifa rosso

by redazione | 22 Maggio 2014 9:53

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«Ma hanno tirato su un paglione, ma un paglione che gli ho detto: io cam­pa­gna elet­to­rale per Tsi­pras non ne ho fatto, ma adesso gliela state facendo voi», «Ma lo sai che mi hanno chia­mato i garanti e mi hanno detto che ora da me vogliono una rispo­sta scritta? Gli ho rispo­sto: ma come si fa a non sen­tirsi vicini a quello che dice Tsi­pras? L’altra sera in piazza Mag­giore sem­brava di sen­tir par­lare Ber­lin­guer». Al tele­fono Micol Tuzzi è un fiume in piena. Dal suo par­tito, il Pd, le pio­vono addosso richie­ste di sco­mu­nica, sospen­sione o addi­rit­tura espul­sione. In rete è suc­cesso un putiferio.

Il caso scop­pia lunedì sera quando Micol posta su face­book il suo entu­sia­smo per la piazza riem­pita dal lea­der greco can­di­dato pre­si­dente della com­mis­sione euro­pea per la sini­stra ita­liana: «Arram­pi­cata su per una impal­ca­tura di San Petro­nio mi sento sul tetto del mondo. Piazza Mag­giore da anni non era così piena e rossa», scrive. Apriti cielo. Soprat­tutto apriti Pd. Dopo un’intera gior­nata di pole­mi­che e di attac­chi, per lo più di parte ren­ziana, la com­mis­sione garan­zia annun­cia l’apertura del fasci­colo Tuzzi. Lei intanto risponde a voce: «Non ho mai fatto dichia­ra­zioni pub­bli­che di voto, non ho distri­buito volan­tini, non ho fatto mai cam­pa­gna elet­to­rale per Tsi­pras, pur non nascon­dendo apprez­za­mento e sim­pa­tia». E poi, al mani­fe­sto: «Io la tes­sera casual­mente non l’ho ancora rin­no­vata, ma sia chiaro: io dal Pd non me ne vado. Mi cac­cino se vogliono». Anche per­ché fra le sue dichia­ra­zioni incri­mi­nate ce n’è un’altra, scher­zosa ma mica tanto: «Se Renzi dice che votare Pd non è votare la Cgil, obbedisco».

Per­ché Micol è diri­gente con­fe­de­rale della Cgil, appena eletta nel nuovo diret­tivo camus­siano. E soprat­tutto da tempo è impe­gna­tis­sima nella bat­ta­glia in difesa della scuola pub­blica, che a Bolo­gna da anni spacca il Pd come una mela. I ren­ziani, manco a dirlo, stanno di là. E a Micol nes­suno leva dalla testa che «il paglione» sca­te­nato con­tro di lei abbia que­sto, come vero obiet­tivo: col­pire la bat­ta­glia sua «e della Cgil». Con­ti­nua: «Mi fanno accuse sulla base di niente. E que­sto la dice lunga sul clima che c’è nel Pd. In piazza da Tsi­pras infatti ci sono andati solo quelli ’dichia­rati’: se ti fai vedere guarda che suc­cede. Ma per una come me, che c’era, ce ne sono almeno dieci che non si fanno vedere. Chissà però nel segreto dell’urna cosa voteranno».

E a parte le lotte inte­stine del Pd, il puti­fe­rio su Micol fa affio­rare un feno­meno car­sico. Che però, a detta di molti, in que­sti giorni a Bolo­gna si per­ce­pi­sce bene: un fronte silen­zioso di demo­cra­tici scon­tenti o delusi che per le pros­sime euro­pee guar­dano a sini­stra. Stessa aria tira negli ambienti della Cgil, dopo le spor­tel­late di Renzi verso la segre­ta­ria Camusso.

E non è un caso se lunedì sul palco ha par­lato Ceci­lia Ales­san­drini, già segre­ta­ria del cir­colo Pd dov’era iscritto Prodi, che ha sbat­tuto la porta del par­tito insieme a un plo­ton­cino di demo­cra­tici, ex civa­tiani ma non solo, appro­dati ora nei pressi della lista Tsi­pras. La scorsa set­ti­mana è arri­vato un altro ’segnale’: un appello per Tsi­pras pro­mosso del pro­fes­sore Marco Cap­poni e fir­mato fra gli altri da Mauro Zani, sto­rico segre­ta­rio del Pci bolo­gnese e poi segre­ta­rio del Pds e dei Ds dell’Emilia Roma­gna, dal filo­sofo Ste­fano Bonaga e da fra Benito Fusco, par­roco di S. Lorenzo a Budrio; che a sua volta ha pro­mosso un appello di cri­stiani a favore di L’altra Europa per Tsipras.

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