Poroshenko, l’insider americano a Kiev
Il «re del cioccolato», l’oligarca, il tycoon, l’uomo del compromesso possibile tra Usa e Russia, il businessman capace, forse, di negoziare perfino con Putin. Negli ultimi giorni le definizioni dedicate al neo presidente ucraino Poroshenko si sono sprecate, ma quella più pecisa, netta e rivelatoria, si trova in un cable del 2006, rilasciato da Wikileaks giovedì notte.
A scrivere è l’allora ambasciatore americano a Kiev e nella relazione Poroshenko viene definito come «our insider in Ukraine». Nel 2006, quindi, Poroshenko era già considerato «l’uomo americano a Kiev». < Nel cable in questione l’oligarca si pone come mediatore tra i protagonisti della rivoluzione arancione, Tymoshenko e Yushenko, spendendosi in particolari sulle vicende politiche dell’allora governo ucraino. Nel 2006, poteva sembrare piuttosto ovvio che un personaggio di rilievo come Poroshenko, non solo businessman ma anche politico (sarà ministro degli esteri tra il 2009 e il 2010 e ministro del commercio nel governo dell’ex presidente Yanukovich) diventasse un «insider» degli Usa per comprendere al meglio la situazione politica del paese. Analizzare quel cable con il senno di poi, permette però di riscontrare una linearità negli eventi. Se ci fermiamo solo agli ultimi sei mesi delle vicende politiche ucraine, potremmo mettere in fila una serie di accadimenti che comportano una presenza degli Stati uniti nelle dinamiche politiche dell’Ucraina, che non appaiono certo improvvisate. Nel momento in cui infuria la protesta di Majdan, con Yanukovich presto mollato tanto dai suoi quanto da Putin, la neocon Victoria Nuland, assistente del segretario di Stato Kerry, si fa pizzicare nel corso di una telefonata infuocata contro l’Ue. Durante la conversazione Nuland sponsorizza in modo energico Yatseniuk, l’uomo considerato più vicino — in quella fase — agli americani. Qualche settimana più tardi, dopo i cento morti di Majdan, la fuga di Yanukovich e la negoziazione tra leader della protesta e piazza, esce fuori dal cilindro Yatseniuk, nuovo premier ucraino. Primo passo: accordo con il Fmi. Nei cable presenti sul database di Wikileaks, Yatseniuk compare un paio di volte e viene descritto come persona «affidabile» dai funzionari americani. Un giovane su cui contare. Poco dopo la sua nomina, Yatseniuk lancia l’offensiva contro le regioni orientali; un’azione militare che dovrebbe garantire, a cannonate, quella pace necessaria perché si possano svolgere le elezioni presidenziali. La pace non arriva, le urne invece si aprono nelle regioni occidentali e maturano un successo tanto ampio, quanto previsto, proprio dell’«insider» Poroshenko. Due uomini «americani» alla guida di un paese uscito da un conflitto di piazza e in preda a una guerra civile e al centro di un contenzioso non da poco con la vicina Russia, ovvero la minaccia di un allargamento a est della Nato. Wikileaks ha un archivio vasto di materiale e naturalmente la notizia del cable relativo al neo presidente ucraino non poteva non solleticare la curiosità. Su Poroshenko si esprimono anche altri americani, nel corso degli anni. Nel 2006 la numero 2 della missione diplomatica Usa a Kiev Sheila Gwalney, lo dipinge come un uomo «macchiato da credibili accuse di corruzione», dietro le quali ci sarebbe stata l’allora premier Tymoshenko. Ma dal 2009, quando l’oligarca diventa ministro degli Esteri, le descrizioni cominciano a cambiare; Poroshenko torna ad essere affidabile: è di nuovo l’uomo giusto, al posto giusto.
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