by redazione | 19 Maggio 2014 9:17
PARIGI — Faceva impressione ieri al comizio di Parigi vedere in azione Marine Le Pen, l’esponente francese di quel populismo anti Ue giudicato inquietante, verbalmente violento, antisistema, e — grazie anche a queste caratteristiche dirompenti — in buona posizione alle elezioni di domenica prossima in tutta Europa, dalla Gran Bretagna all’Italia. La leader del Front National invece, quanto a stile di comunicazione, è ormai tanto posata e composta da diventare indistinguibile dai candidati dell’establishment.
Se in Italia il suo alleato leghista Matteo Salvini vuole dare il Daspo agli immigrati «perché portano la scabbia e la tubercolosi», e Beppe Grillo sabato a Torino insultava la cancelliera Merkel avventurandosi poi a evocare Hitler, Marine Le Pen ieri al confronto ha tenuto toni da composta statista. Invece di un caotico comizio di piazza, per l’ultimo meeting nella capitale la figlia del fondatore Jean-Marie ha scelto la grande sala congressi Equinoxe. Sul palco, scenografia semplice e un unico slogan, «Sì alla Francia, no a Bruxelles». Alle sue spalle, dietro al podio, tre bandiere, tutte francesi.
In platea, il pubblico ormai abituale dei raduni del Front National, anche lui all’apparenza simile ai militanti dell’Ump (il partito del centrodestra classico, da Chirac a Sarkozy a Copé). Nessuna iconografia dell’estrema destra, per non parlare dei crani rasati, messi al bando ormai da molti anni: solo un gran sventolare di tricolori nazionali, bleue-blanc-rouge, e una Marsigliese intonata come si deve alla fine del pomeriggio patriottico. In questo quadro, con l’unico tocco inconsueto affidato a una giacca argentea, Marine Le Pen ha pronunciato un discorso efficace e pericoloso forse più dello sbraitare di alcuni suoi colleghi.
«La classe politica ha dimenticato i francesi — ha esordito Marine Le Pen — e noi coglieremo l’occasione di queste elezioni per ricordarle la loro esistenza. Non date retta a chi dice che le elezioni europee sono poco importanti. Questo voto è cruciale per la Francia». La leader del Front National sa che una forte astensione potrebbe negarle una vittoria a portata di mano, e per questo da giorni è onnipresente alla radio e in tv.
Dal suo punto di vista, domenica prossima potrebbe davvero essere un giorno storico: se il Front National arriverà primo davanti all’Ump (il Ps al governo punta al massimo a limitare i danni), questo risultato avrà un effetto simbolico gigantesco, precipitando la crisi della presidenza Hollande. A livello europeo, un successo degli avversari dell’Unione provocherebbe ripercussioni comparabili al «no» della Francia al referendum sulla Costituzione europea del 2005.
Marine Le Pen lo sa, e non vuole rovinare tutto con qualche frase pittoresca. Il suo discorso è semplice: non lo dice, ma vuole riportare la Francia agli anni Cinquanta. Frontiere, dogane, patriottismo economico, pochi immigrati. «I francesi hanno compreso il ruolo dell’Unione Europea nell’immigrazione di massa, di cui tutti oggi si lamentano. Con il trattato di Schengen scellerato, votato da tutti i partiti francesi tranne il nostro, abbiamo perduto il controllo delle nostre frontiere. Tutti i cittadini dell’Unione Europea, compresi quelli di Romania e Bulgaria (allude ai Rom, ndr ) possono circolare liberamente. E il ministro dell’Interno italiano ha ammesso recentemente che 600 mila persone attendono in Libia di raggiungere il nostro continente. La stabilità di quel Paese è stata distrutta dalla missione di Nicolas Sarkozy e di Bernard-Henri Lévy (il filosofo che si batte contro di lei, ndr ). L’immigrazione clandestina, ma anche quella legale, è un disastro per il nostro Paese».
Marine Le Pen poi ribalta le accuse di euroscetticismo: «Sono gli altri a essere franco-scettici. Dobbiamo dotarci di una nuova moneta nazionale e uscire dalla gogna dell’euro». L’ultimo sondaggio Opinionway-Figaro indica l’Ump al 23%, il Front National al 22%, il Ps al 16% e l’astensione a uno straordinario 63%.
Stefano Montefiori
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