by redazione | 22 Maggio 2014 9:26
Smussare il dogma del 3% del deficit e il Fiscal Compact, costruire un’Europa più democratica e votata alla crescita, impostare una politica dell’immigrazione solidale con chi ogni giorno salva vite umane in mezzo al Mediterraneo. Ecco il piano per il semestre di presidenza italiana dell’Unione di Matteo Renzi. Il premier punta a vincere le elezioni di domenica prossima per poi prendere, dal primo luglio, il timone dell’Ue e provare a cambiarla. «L’Italia è determinata ad aiutare l’Europa a crescere guardando al futuro». La svolta che il premier si prepara a portare a Bruxelles è tutta nel programma della presidenza italiana che da qualche giorno in modo riservato circola tra le Cancellerie. Una sessantina di pagine per dire che i Trattati vanno riscritti per rendere l’Unione meno legata al rigore e più solidale. «Vogliamo unire la disciplina sui conti a un nuovo approccio per la crescita perché anche se negli ultimi anni la disillusione nei confronti dell’euro è cresciuta, il suo potenziale rimane intatto».
Il programma della presidenza è stato preparato dal sottosegretario Sandro Gozi, coordinatore del semestre che ha condensato i contributi del premier e di tutti i ministri e sarà presentato da Renzi alla plenaria del Parlamento di Strasburgo il 2 luglio, giorno del suo debutto da presidente di turno dell’Unione. La battaglia per portare a casa il risultato il presidente del Consiglio la combatterà in prima istanza con i leader europei, ma un Europarlamento con un Pd forte e con una impronta europeista non potranno che aiutarlo.
La sfida più ambiziosa è quella di aprire un negoziato per cambiare i Trattati, un tabù fino a qualche mese fa quando la crisi mordeva duro e nessuno in Europa voleva aprire questo vaso di Pandora. Ma ora con la Germania che spinge per avere più Europa e vuole ritoccarne i testi cardine e la Gran Bretagna che invece li vuole fare a pezzi, per l’Italia che vorrebbe l’Unione più forte e più umana si può aprire lo spiraglio giusto. Così il programma della presidenza: «Se la congiuntura politica sarà favorevole per una discussione ampia, l’Italia non sarà timida
nel proporla». Come prima cosa il governo manderà un questionario a tutte le capitali per capire se e quanto ogni Paese vuole cambiare l’Europa. Quindi se sarà possibile si cercherà di impostare un dibattito che porti al lancio di una Convenzione, una nuova costituente europea. Un lavoro che secondo Roma dovrebbe essere portato a termine non certo nei suoi sei mesi di presidenza, ma entro la fine dalla legislatura Ue che sta per iniziare. Se non ci fosse lo spazio per una riscrittura del Trattato di Lisbona come minimo Roma cercherà di muovere in avanti
sfruttando i margini delle regole attuali. Ma non si esclude che un asse italo-tedesco porti alla nascita di un nuovo Trattato internazionale solo per la zona euro per dare una vera governance politica alla moneta unica, quanto mai necessaria dopo i limiti emersi nella gestione della crisi.
E qui si arriva alle idee italiane su deficit, debito e crescita. Quello che Renzi si propone di cambiare, subito e al netto del lungo lavoro sui trattati, è la politica rigorista. Ne dovrebbe parlare già a Strasburgo e poi il 3 e 4 luglio quando al Commissione Ue sarà in visita a Roma. Si lavora sulle “Partnership per le riforme, la crescita e la competitività”. Un meccanismo da chiudere entro l’anno che prevede più margini di manovra sui conti a chi fa le riforme. Non più denaro come per i Contractual Arrangements naufragati lo scorso anno, ma più flessibilità sul tetto del deficit al 3% e, ancora più importante, più tempo nella drastica riduzione del debito (decine di miliardi l’anno) che il Fiscal Compact imporrà dal 2016. E poi la possibilità di non contare nel deficit gli investimenti per la crescita, in ricerca o educazione. Infine si cercherà di capire se sarà possibile mettere in piedi un embrione di ammortizzatori sociali europei in grado di sostenere l’occupazione in periodi di crisi.
Il semestre sarà tutto rivolto alla crescita (con diverse connessioni con l’Expo di Milano) e all’occupazione, per questo l’8 e 9 luglio si terrà “Digital Venice”, un summit a Venezia con alcuni leader europei e i grandi amministratori delegati dell’hi tech per lanciare il settore in Europa. L’Italia cercherà anche di sbloccare gli 80 miliardi Ue già previsti per le nuove tecnologie.
E poi l’11 luglio a Torino il vertice europeo per rilanciare sull’occupazione giovanile: obiettivo rendere permanente la Youth Guarantee , il fondo che nel 2014-15 darà all’Italia 1,5 miliardi per l’occupazione under 30. E poi un piano per il rilancio della manifattura europea e delle Pmi per un vero e proprio “Rinascimento Industriale”.
Altra priorità del semestre l’energia, con l’intento (dopo la crisi Ucraina reso imperativo) di «ridurre la dipendenza energetica diversificando le fonti e le rotte» di approvvigionamento.
Sulla politica estera il focus italiano sarà sul Mediterraneo. Poi Roma spingerà per riprendere il lavoro per avvicinare la Turchia all’Europa, per aprire i primi capitoli negoziali per l’adesione della Serbia e per dare lo status di candidato all’Albania. Infine l’immigrazione, altra priorità italiana: l’obiettivo è di «rinforzare Frontex» in modo che la missione europea sostituisca Mare Nostrum nel pattugliamento del Canale di Sicilia. Si lavorerà anche al mutuo riconoscimento dell’asilo in modo che chi lo otterrà in un Paese, come l’Italia, potrà spostarsi liberamente nell’area Schengen.
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