Mezzogiorno.L’altra Europa in Aspromonte

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Altamura, Capurso, Matera, Ostuni, Carlopoli, Crotone, Sersale… vista dalle montagne della Calabria e della Sicilia Bruxelles appare lontanissima. Eppure le cicatrici dell’austerity qui hanno lasciato i segni peggiori. La campagna elettorale nei paesi del Mezzogiorno è un viaggio in un altro continente, dove il 60% dei giovani è fuggito. E dove l’ottimismo affiora quando meno te l’aspetti

Ho fatto un tour elet­to­rale nel Mez­zo­giorno attra­ver­sando città e pic­coli paesi che avevo già visi­tato altre volte. Mi è tor­nata alla mente la Caro­vana «Viag­gio nella memo­ria del Sud al tempo delle Leghe» che orga­niz­zammo, con il Cric (una ong meri­dio­nale) nel giu­gno del ’91.
Fu un viag­gio indi­men­ti­ca­bile per la calo­rosa acco­glienza dei gruppi di com­pa­gni ed amici che ci ospi­ta­vano la notte, per l’incontro con migliaia di per­sone, per il grande entu­sia­smo che ci gui­dava e non ci faceva sen­tire la fatica. Par­tendo da Avola e arri­vando ad Avel­lino, per due set­ti­mane, por­tammo in tante piazze un «labi­rinto» com­po­sto da cen­to­venti pan­nelli che rac­con­ta­vano la sto­ria del Mez­zo­giorno dall’Unità d’Italia alla caduta del muro di Ber?lino?.In que­sto per­corso le per­sone incon­tra­vano non solo imma­gini e testi tratti dalla let­te­ra­tura sociale meri­dio­nale, ma anche la stanza del poeta, una degu­sta­zione dei pro­dotti bio­lo­gici del luogo, e un gruppo di immi­grati che rac­con­ta­vano la loro sto­ria. Alla fine del per­corso, su un telone bianco, i visi­ta­tori erano invi­tati a rispon­dere con un pen­na­rello alla domanda : quale futuro per il nostro Sud ?

«SOLO UN DIO CI PUÒ SALVARE»

Le rispo­ste, poi rac­colte da Franco Ara­niti in un testo per la rivi­sta «Sud-Sud», erano deci­sa­mente scon­for­tanti. La più fre­quente: «Solo un dio ci può sal­vare». In qual­che caso c’era un richiamo ad una gene­rica ribel­lione, una denun­cia della classe poli­tica cor­rotta, e qual­che insulto alla Lega Nord che stava emer­gendo pro­prio in quella fase. Solo col tempo ho com­preso che quelle rispo­ste nascon­de­vano una grande verità: la «» moriva in que­gli anni e non ci sarebbe stato più un pro­getto col­let­tivo e con­di­viso di riscatto del Mezzogiorno.

LA DEPRES­SIONE È PEG­GIO DELLA CRISI

A distanza di oltre venti anni molte cose sono cam­biate ma un tour elet­to­rale è un viag­gio troppo veloce, qual­che volta super­fi­ciale, per cogliere nel pro­fondo i cam­bia­menti in atto. Provo a resti­tuire qual­che flash: i tanti gio­vani in una affol­lata piazza ad Alta­mura che ti ascol­tano e ti inter­ro­gano, le donne al mer­ca­tino di Capurso che incon­triamo insieme ad altre due can­di­date (Teresa Mascio­pinto ed Eleo­nora Forenza), chi si ferma a discu­tere e chi dice «non voto, non voto», il gril­lino a Matera che si avvi­cina dopo il comi­zio in piazza e ti dice «mi hai con­vinto, non voto più M5S». E ancora: la grande piazza di Bian­chi, un pae­sino della Cala­bria, dove la gente si mette in cir­colo sotto gli alberi per difen­dersi da un sole impla­ca­bile, la pic­cola comu­nità di Car­lo­poli che ancora ricorda il suo gio­vane e straor­di­na­rio sin­daco scom­parso tra­gi­ca­mente in un inci­dente stra­dale, o la non-piazza di Sersale,un incro­cio di stra­dine strette che sal­gono e scen­dono rapi­da­mente, i volti degli anziani seduti sul «biz­zolo» che non sai se ti ascol­tano o ricor­dano, altri comizi e altri tempi.

E potrei con­ti­nuare con la bella notte pas­sata a Cro­tone con i compagni/e dell’Arci, il calore umano e le spe­ranze del gruppo che sostiene l’aspirante sin­daco della bianca Ostuni, il dolore dell’Aquila, ma anche il pia­cere di cono­scere la lea­der del movi­mento delle car­riole, Anna Lucia, can­di­data anch’essa a que­ste ele­zioni euro­pee. E mi fermo qui per ovvie ragioni di spa­zio.
Quello che posso dire è che il degrado spi­ri­tuale, ovvero la depres­sione, la man­canza di pro­spet­tive, è forse più grave del degrado eco­no­mico e sociale che que­sta crisi ha prodotto.

TRE GIO­VANI SU CIN­QUE SONO EMIGRATI

La gente del Sud, a par­tire dai gio­vani, ha rea­gito in gran parte con la «diser­zione», che noi chia­miamo emi­gra­zione di massa (tre gio­vani su cin­que hanno lasciato il Mez­zo­giorno negli ultimi dieci anni), ma è un’altra cosa. Spesso si è detto e scritto che negli anni ’50 si par­tiva dal Mez­zo­giorno con le vali­gie di car­tone ed oggi con la lau­rea, ma è lo spi­rito con cui si emi­grava e si emi­gra che è cam­biato. Una volta i nostri emi­granti ave­vano un pro­getto di vita, spesso pen­sa­vano di met­tere i soldi da parte per farsi la casa e ritor­nare, come hanno fatto in que­sti anni i rumeni o gli alba­nesi emi­grati in Italia.

Oggi i gio­vani abban­do­nano il Sud senza un pro­getto, con la rab­bia den­tro e la voglia di tagliare le radici. Certo, non tutti. Tanti ritor­nano respinti dalla crisi eco­no­mica, dalla pre­ca­rietà e dai costi inso­ste­ni­bili della vita nelle grandi città del Nord. Ne ho incon­trati diversi con i volti tri­sti e lo sguardo nel vuoto. Ma ho incon­trato anche gio­vani che vogliono capire, che ti fanno domande pun­tuali su que­sta crisi e sul signi­fi­cato delle ele­zioni euro­pee che in Ita­lia si sono ridotte ad una com­pe­ti­zione di boxe tra Renzi e Grillo, dove cerca di entrare un terzo pugile ormai suonato.

L’EUROPA È LONTANA

È stato molto dif­fi­cile par­lare di Europa tra le mon­ta­gne della Cala­bria, della Basi­li­cata o davanti alle mace­rie dell’Aquila. È stata un’impresa ardua far capire, al di là dei mili­tanti di Sel, Rifon­da­zione ed espo­nenti dei movi­menti, la pro­spet­tiva che offre «L’Altra Europa con Tsi­pras» di far sen­tire la voce del Mez­zo­giorno, di creare una grande alleanza tra le popo­la­zioni del Sud Europa mas­sa­crate dalle poli­ti­che di auste­rità e dai dik­tat delle oli­gar­chie finan­zia­rie, per rine­go­ziare il debito pub­blico che ci sta soffocando.

Ma, è stato anche bello vedere come in diversi pic­coli paesi ci siano gio­vani ammi­ni­stra­tori eletti con una lista civica dai chiari con­te­nuti di sini­stra. Penso che alle pros­sime ammi­ni­stra­tive di dome­nica avremo delle belle sor­prese, in luo­ghi magari poco noti ma non per que­sto meno impor­tanti. Così come ho colto una grande spe­ranza che que­sta lista, che ha unito diverse anime della sini­stra e dei movi­menti, possa con­so­li­darsi, possa andare al di là delle ele­zioni europee.

CHI VOTA GRILLO NON VOTA NESSUNO

Certo, dipen­derà molto dal risul­tato di dome­nica pros­sima. La paura di non far­cela, di cedere al ricatto del voto utile che il Pd sta abil­mente mano­vrando, può impe­dire di supe­rare la soglia. Eppure, rimango con­vinto che supe­re­remo la soglia del 4% per­ché que­sta lista pre­senta una qua­lità di can­di­dati che non ha para­gone con nessun’altra, e la cre­di­bi­lità del can­di­dato, la sua sto­ria e il suo impe­gno civile e cul­tu­rale hanno ancora un peso.
Pur­troppo, la stra­grande mag­gio­ranza degli ita­liani a due giorni dalle ele­zioni non sa che si vota, per la prima volta, per indi­care il pre­si­dente della Com­mis­sione Euro­pea. Non sa, per esem­pio, che chi vota Forza Ita­lia vota Junc­ker, chi vota Pd vota per Schulz e chi vota Grillo non vota per nes­suno, per­dendo una occa­sione sto­rica per ren­dere più rap­pre­sen­ta­tive le isti­tu­zioni euro­pee. Mal­grado la disin­for­ma­zione di massa, la sim­pa­tia susci­tata da Ale­xis Tsi­pras, la vici­nanza cul­tu­rale con l’unico espo­nente del Sud Europa can­di­dato alla pre­si­denza della Com­mis­sione Euro­pea, ci induce all’ottimismo. Soprat­tutto nel Mezzogiorno.

P.S. Non posso dimen­ti­care l’emozione susci­tata dalle tracce lasciate da Franco Armi­nio nei pic­coli paesi dell’Appennino meri­dio­nale. Dovun­que sia pas­sato, e ha girato tanto, ha lasciato un mes­sag­gio che tocca i sen­ti­menti delle popo­la­zioni di paesi mar­gi­na­liz­zati dove nes­suno porta un gesto o un segno di spe­ranza come fa lui.



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