by redazione | 1 Maggio 2014 9:11
Procede in maniera inesorabile Il venditore di medicine verso il suo obiettivo, raccontare uno dei segmenti della malasanità, il collegamento illegale tra potenti case farmaceutiche e certi medici che prescrivono medicine in cambio di regalie. Un protagonista (Santamaria) nelle vesti di cacciatore di prede, una riserva di caccia costituita dai medici più o meno corruttibili, un bersaglio da colpire, le multinazionali del farmaco assetate di guadagni illeciti. Ed è perfettamente inutile che l’indomani di scandali o rivelazioni le aziende poi rispondano con paginate di pubblicità o dichiarazioni di esperti alle loro dipendenze come è successo anche di recente. Anche in questo campo il capitalismo detta le sue regole, dagli enormi affari fino alla prescrizione di farmaci costosi e l’occultamento di quelli a costo contenuto.
Armato di borsa, indossando un abito di ordinanza Bruno informatore scientifico procede sempre più angosciato dalla possibile perdita di lavoro se i suoi standard dovessero diminuire. E non si tratta solo di una vaga impressione, la tagliatrice di teste feroce come un lupo (Isabella Ferrari) ha già seminato terrore e suicidi. Allo stesso tempo per la sua paura del futuro cerca di bloccare il desiderio della moglie di avere un figlio con cocktail di anticoncezionali da somministrare a sua insaputa. Queste due linee di racconto procedono in parallelo, seguendo un i canoni del cinema politico impegnato, del filone di inchiesta giudiziaria, l’altra quella del melodramma familiare, con il secondo che tende a invadere il campo del primo e a smorzare la decisa linea di racconto. È la stessa consolidata tradizione del nostro cinema a volere che nel nostro paese i colpevoli spesso la facciano franca.
Algido nel suo procedere a dispetto degli elementi drammatici che spostano l’attenzione, i troppi drammi che intersecano il racconto, causati per lo più da medicinali impropri o da quelli che non si trovano in commercio (e qui si apre la parentesi oncologica), non ha reticenze nel suggerire le malefatte della sanità a favore di lucro personale, dagli esperimenti sulle cavie umane, alle operazioni inutili ai traffici tra pubblico e privato mentre si concentra sulle regalie fatte ai medici in varia forma, in cambio di sostanziose prescrizioni. La strada che percorre Bruno tra i corridoi e gli studi degli ospedali è il cuore del film. Scritto da Michele Pellegrini, Amedeo Pagani e Antonio Morabito. Roberto Silvestri nel ruolo del giudice tagliente e decisivo.
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