L’intelligence mondiale contro Boko Haram
L’intelligence occidentale si mobilita per la Nigeria. Usa, Gran Bretagna,Francia e la Cina, i paesi impegnati contro i miliziani islamisti di Boko Haram per il ritrovamento delle oltre 200 adolescenti rapite nelle settimane scorse. Pochi i dettagli che emergono riguardo al supporto logistico concordato con il governo nigeriano. Supporto che prevede, pare, l’invio di team di esperti, immagini satellitari e l’uso di droni di sorveglianza. Mobilitata l’Fbi e gli specialisti del Dipartimento di Giustizia americano.
Con due droni di stanza in Niger, soldati e forze aeree schierate in Ciad e Benin, è la Francia la meglio posizionata per contribuire a rintracciare i militanti che operano in tutta l’area, dicono gli analisti. E non gli Usa, di cui «in passato i nigeriani sono stati riluttanti ad accettare l’assistenza, in particolare nei settori che hanno a che fare con la sicurezza», ha dichiarato John Campbell , ex ambasciatore americano in Nigeria. La mobilitazione delle intelligence e l’attenzione alle dinamiche di coordinamento delle eventuali operazioni con il governo nigeriano trovano chiara giustificazione non solo negli interessi economici che i Paesi occidentali vogliono difendere in loco (la Nigeria oltre a essere il più grande produttore di petrolio dell’Africa, ospita un hub estessimo di compagnie europee, israeliane e statunitensi) ma anche in non altrettanto evidenti timori di chiara natura terroristica.
Un rapporto Onu del 2012 sull’impatto della guerra civile libica sui paesi della regione del Sahel a cavallo del Sahara — tra cui la Nigeria, il Niger e il Ciad — non lasciava dubbi sul fatto che la guerra può aver dato a gruppi militanti come Boko Haram e Al Qaeda accesso a grandi nascondigli di armi. Aggiungendo che secondo alcune autorità nazionali Boko Haram ha sempre più collegamenti con l’ala nordafricana di Al Qaeda. Le armi contrabbandate lungo i confini includono granate, mitragliatrici con visiera anti– aerei, fucili automatici, munizioni, granate, esplosivi e armi più avanzate come missili superficie –aria — e sistemi di difesa antiaerea. Le armi sarebbero contrabbandate nel Sahel da ex combattenti in Libia, militari libici e mercenari che hanno combattuto in nome dell’ex leader Gheddafi. Secondo lo stesso rapporto la Nigeria non sarebbe l’unico paese preoccupato per le attività di Boko Haram, il quale si è esteso anche in Niger e in Ciad, e ricevuto formazione in campi di addestramento di al Qaeda in Mali nel 2011.
Più recentemente, il Country Reports on Terrorism 2013 rilasciato ad aprile 2014 dal dipartimento di stato americano, sottolinea come «mentre il gruppo si concentra principalmente su questioni e attori nigeriani locali, essa ha legami finanziari e di formazione con altri estremisti violenti nella regione del Sahel. Boko Haram, insieme ad un gruppo scissionista comunemente noto come Ansaru, ha crescentemente varcato i confini nigeriani nel vicino Camerun, Ciad e Niger». Allo stesso tempo, Boko Haram — emerso in una regione che è una delle più povere del mondo, con alta mortalità infantile, bassa alfabetizzazione e disoccupazione giovanile di massa che crea reclute facili agli islamisti radicali — resta concentrato su questioni nazionali.
Facendosi interprete e intercettando la rabbia generalizzata contro le élite nigeriane al potere, la loro incapacità politica nella gestione pubblica, la corruzione radicata nell’appropriazione dei fondi statali, la brutalità della polizia. Resta il fatto che la maggior parte dei suoi militanti sono giovani disillusi che hanno perso ogni legame con l’ideologia religiosa e politica, e per questo facilmente «reclutabili». D’altro canto a rivendicare aspirazioni jihadiste non locali era stato a novembre 2012 lo stesso leader di Boko Haram, Abubakar Shekau, in un video di 39 minuti, Glad Tidings, O Soldiers of Allah, postato in un forum jihadista:
E per dirla con le parole di Jacob Zenn, analista presso la Jamestown Foundation di Washington «Boko Haram può essere Nigeria — centrico rispetto ai suoi attacchi, ma si considera chiaramente come parte del più ampio movimento jihadista internazionale». Zenn è l’autore di The Islamic Movement and Iranian Intelligence Activities in Nigeria, un’analisi apparsa a ottobre 2013 sul CTC Sentinel, secondo cui l’influenza dell’Iran si sta sempre più estendendo in Africa occidentale, dove i suoi agenti in Nigeria starebbero raccogliendo intelligence su obiettivi americani ed europei.
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