L’inferno in una miniera turca Centinaia in trappola sotto terra
Le vittime sono almeno 157: un’esplosione seguita da un incendio Una miniera di carbone si è rivelata una trappola mortale per centinaia di operai ieri in Turchia. L’incidente è avvenuto a Soma, nella provincia di Manisa. Un’esplosione nel sottosuolo, a duemila metri di profondità, forse dovuta a un cortocircuito, ha fatto franare una parte della miniera e trasformato i suoi cunicoli in una gigantesca camera a gas.
Il bilancio è tragico. Il sindaco di Manisa, Cengiz Ergun, ieri notte ha parlato di 157 morti, secondo fonti non confermate, mentre il bilancio ufficiale è di 70 vittime e decine di feriti. Ma sono ancora molti i minatori intrappolati la cui salvezza è appesa a un filo. Al momento dell’esplosione nella miniera, che appartiene ad una società privata, lavoravano 580 operai, 280 sono riusciti a scappare ma quelli che erano più in profondità hanno dovuto aspettare i soccorsi indossando le maschere antigas che però hanno un’autonomia limitata fra i 45 minuti e un’ora e mezza. I pompieri hanno continuato a pompare aria fresca nella miniera mentre tentavano di estinguere l’incendio. Ma non è bastato. Con il passare del tempo in superfice arrivavano solo corpi senza vita. «Questa è il peggior incidente sul lavoro mai avvenuto in Turchia», ha detto Cetin Uygur, il capo del sindacato dei minatori Maden-Is, mentre davanti ai cancelli della miniera si riunivano con i visi colmi di lacrime i familiari dei minatori intrappolati sperando di venire a sapere che i loro cari erano in salvo.
Il premier Recep Tayyip Erdogan ha annullato una visita in Albania ed è apparso in tv, annunciando che si sarebbe recato immediatamente sul posto: «Le operazioni di soccorso sono state lanciate con prontezza, speriamo di avere buone notizie nelle prossime ore. Vi aggiorneremo costantemente».
Ieri notte i soccorritori, divisi in quattro squadre, continuavano ancora a lavorare senza sosta nel disperato tentativo di estrarre dalle viscere della terra i sepolti vivi. Ma il fumo, l’incendio, forse non ancora estinto, e il blackout elettrico rendevano l’intervento a rischio. E diversi di loro sono stati ricoverati per problemi respiratori.
Subito si è aperta la polemica politica. Due settimane fa il principale partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu, aveva chiesto in Parlamento un’inchiesta sulla sicurezza proprio nella miniera di Soma. La proposta, però, è stata bocciata dall’Akp, il partito filoislamico al governo da più di un decennio, che ha la maggioranza assoluta nella Grande Assemblea di Ankara.
Le carenze nella sicurezza delle miniere di carbone turche sono note da tempo. Nel 2013, sono stati 93 i minatori morti nelle varie miniere del Paese. Nel novembre scorso 300 minatori si erano rinchiusi in fondo alla miniera di Zanguldak, nella regione del Mar Nero — dove nel 1992 un’esplosione aveva fatto già 163 morti — per protestare contro le misure di sicurezza insufficienti dell’impianto.
Ieri sera il Chp, il partito kemalista, ha inviato una delegazione sul luogo dell’incidente di cui fa parte anche il leader del Chp, Kemal Kiliçdaroglu. E anche i sindacati (Disk) hanno fatto lo stesso.
I responsabili della miniera hanno dichiarato che l’ultima ispezione era stata fatta due mesi fa e tutto era a posto.
Monica Ricci Sargentini
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Gentili signori, quanto fa rabbrividire questo articolo, leggendolo ed incorporandolo nei miei pensieri. Ho lavorato anche su caldaie a carbone, e quando parlavo con i miei compagni di lavoro, dicevo sovente, da dove arriverà questo materiale ? Era il mio pensiero verso queste persone, che danno la vita per un pezzo di pane quotidiano. Ora, si sentono, determinate persone, a capo di determinate aziende, che vorrebbero anche i lampioni in campagna. Penso, che costoro, non sanno neppure da cosa nasca il carbone, che non è una fonte inesauribile, altrimenti non farebbero determinate affermazioni. Avendo lavorato su questi impianti, oltre al recupero della materia prima, osserviamo poi come la utilizzano male vedendo poi in determinate centrali, cosa esce dai camini, lasciando poi alla fine sempre le conseguenze al popolo, che paga con la vita. Il controllo su questi impianti non è mai sufficiente, ed allora dobbiamo chiedere sempre più sicurezza, per un bene prossimo di tutto il globo. Ringraziando, porgo le mie fervide condoglianze a questi famigliari i quali hanno dato i loro congiunti, per noi, Erino.