by redazione | 10 Maggio 2014 10:52
Scene di guerra civile in Ucraina, a Mariupol: tank dell’esercito ucraino hanno attaccato i filorussi, senza distinzioni tra civili e uomini armati. Il bollettino nella tarda serata di ieri annunciava la morte di venti filorussi e un poliziotto. Secondo i ribelli delle regioni orientali, le vittime sarebbero per lo più civili.
Le immagini che arrivano sono quelle di una guerra vera e propria: blindati, spari, palazzi in fiamme, cadaveri per strada. Un reporter della russa Rt è stato ferito e la situazione non sembra destinata a migliorare. E nella serata di ieri è arrivata la notizia di nuovi conflitti a fuoco anche a Dontetsk. Secondo le agenzie di stampa di Kiev, si sarebbe trattato di un blitz delle forze filorusse alle periferia di Donetsk, dove avrebbero attaccato il sanatorio Shakhtyorskie Zori in cui erano ospitati cento militari: ci sarebbero stati spari e, dalle prime informazioni, anche feriti.
Nel frattempo il paese, come la Russia, ha festeggiato la giornata del 9 maggio, la Grande Vittoria contro i nazisti nella seconda guerra mondiale. E l’evento di giornata è stata la visita, la prima, di Putin a Sebastopoli, in Crimea, dopo la vittoria del referendum che ha sancito l’annessione della penisola alla Federazione russa.
Putin ha partecipato ad una parata nel porto del Mar Nero, sede della quinta flotta russa e ha deposto una corona di fiori in memoria dei caduti.
Prima di volare in Crimea, il presidente russo aveva partecipato alle celebrazioni a Mosca, durante le quali aveva definito il 9 maggio una festa che «celebra il potere invincibile del patriottismo, il giorno in cui tutti noi siamo diventati emotivamente consapevoli di quello che deve essere dedicato alla madrepatria e di quanto sia importante difendere gli interessi del Paese».
(Nel video civili fermano i tank a Mariupol)
La visita ha naturalmente provocato reazioni. Rasmussen — a capo della Nato — l’ha definita «inappropriata», mentre da Kiev sono arrivati commenti nervosi. Nell’esprimere «la più forte protesta contro la visita non autorizzata di Putin nella Repubblica autonoma di Crimea e a Sebastopoli, temporaneamente occupata dalla Russia», il ministero degli Esteri ucraino l’ha definita «una plateale violazione da parte russa della legislazione ucraina e del diritto internazionale ed una rozza violazione della sovranità ucraina». «Questa provocazione — continua la nota — prova ancora una volta chiaramente che la Russia sta consapevolmente accrescendo le tensioni nelle relazioni russo-ucraine e non è disponibile a soluzione diplomatiche delle dispute bilaterali.
Chiediamo alla parte russa di tornare al modo civile delle reazioni internazionali, ascoltare la voce decisiva della comunità internazionale e di revocare tutti gli atti illegali sull’occupazione e l’annessione di una parte del territorio ucraino».
In realtà, dopo le aperture dei giorni scorsi, Mosca è sembrata esprimere ancora una volta l’intenzione di aprire a un dialogo. Le condizioni sono sempre le stesse: che Kiev fermi gli attacchi alle regioni sud orientali e che a un eventuale nuovo tavolo di trattative si possano sedere anche i rappresentanti dei filo russi.
Entrambe le richieste non stanno trovando favori presso il governo autonominato di Majdan.
«Non trattiamo con chi ha le mani sporche di sangue», aveva detto il presidente ad interim Turchynov, ma dopo il rogo di Odessa e il nuovo attacco di Mariupol, è difficile credere che da una parte ci siano sangunari «terroristi» e dall’altra un governo pacifico e disponibile a negoziati di pace. Yatseniuk ha ribadito la necessità e la volontà di un nuovo round di colloqui, ma non ha fatto menzione dei filorussi dell’est. Ieri Lavrov e Kerry si sono nuovamente sentiti al telefono. «La parte russa ha sottolineato — si legge in una nota — la necessità di avviare un dialogo tra le autorità di Kiev ed i rappresentanti delle regioni del sudest del Paese con la mediazione dell’Osce».
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