Invalsi, disobbedienza civile con tweet, ironie, test in bianco
A metà pomeriggio, l’hashtag #invalsi2014 aveva superato #veritàpirandelliane. Una coincidenza molto più che simbolica che ieri ha fatto esplodere la rete italiana dove, a migliaia, si sono riversati i tweet ironici e di protesta contro le prove Invalsi che hanno coinvolto 562 mila studenti in seconda superiore.
Tra foto di prove boicottate nelle maniere più fantasiose, e alcuni disegni ingegnosi, gli studenti italiani hanno mostrato di avere appreso la lezione pirandelliana sull’ironia. Lo sberleffo, il segno grafico, la battuta anche pesante sul personaggio di «Nello» — l’incolpevole astrazione che verrà ricordata per tutta la prossima generazione — hanno fatto percepire l’estraneità degli studenti rispetto ai valori di una società neoliberale che affida alla valutazione di questi test la distribuzione delle risorse alle scuole e l’aumento degli stipendi dei docenti «meritevoli». Meritevoli di avere modificato la loro didattica e permettere ai loro studenti di scegliere la risposta giusta con una crocetta. Non sono mancate le frecciate agli esperti che hanno stilato il test. A cominciare dall’indicazione che imponeva di «non girare pagina finchè non ti sarà detto di farlo». Qualcuno ha risposto, «Dobby non ha padroni, Dobby è un elfo libero».
Oppure: «Non girare il foglio altrimenti arrivano i partigiani in classe». Il migliore è stato chi ha risposto a questa ingiunzione così: «Genny ’a Carogna ha detto che posso girarla!». Alla domanda «metti una sola crocetta« tra maschio e femmina i ragazzi si sono scatenati, dimostrando tra l’altro una certa conoscenza sul dibattito sul Queer. «Pensavo di metterne due», ha scritto qualcuno. Oppure: «Sono un periodo di transizione». E ancora: «Signori e signore, pensavo fossimo ibridi». Lo spirito irriverente ha colto il punto: i ragazzi vivono i test come un’imposizione dall’alto. Non sopportano di essere le cavie della didattica neoliberale e ribadiscono i dubbi espressi da illustri accademici in tutto il mondo sulla validità pedagogica e conoscitiva dei test.
In molte città ci sono state anche manifestazioni e cortei partecipati. Abbiamo scritto ieri dell’occupazione dell’ex teatro Lirico a Milano, ribattezzato «Boycott Invalsi Space» dagli agguerriti studenti milanesi. Senz’altro l’azione politica più riuscita della settimana di boicottaggio lanciata da tutte le organizzazioni studentesche (l’Uds. la rete degli studenti medi, l’Udu e numerosissimi collettivi). «Gli studenti — hanno sostenuto i Cobas — hanno ridicolizzato in mille modi i quiz annullandone ogni validità o impedendone l’effettuazione e inficiando ogni credibilità dei risultati in circa il 30% delle classi». Negli istituti di Venezia e Mestre centinaia di studenti hanno organizzato cortei selvaggi. A Napoli in 500 tra studenti e professori hanno sfilato tra fumogeni e con le maschere, non di Anonymous ma con la «X» del test stampata sul volto. Così poi a Vicenza, Rimini e Padova, mentre a Bologna è stata scelta una forma di protesta «ermetica». Così l’hanno definita quegli studenti che hanno «chiuso» con il silicone e catene le serrature dei portoni, accompagnando l’azione con un massiccio volantinaggio contro «l’inutilità e la danosità» della somministrazione dei test.
Una mobilitazione diffusa e capillare che ha sorpreso gli stessi organizzatori della protesta. L’Uds ha anche promosso uno «sportello SOS #invalsi2014»: «Il prof valuta le invalsi? è illegale!». L’invito agli studenti è scrivere a unionedeglistudenti@?gmail.?com o telefonare allo 06/69770332.
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