«Inflazione, Bce pronta ad agire a giugno» Draghi trascina i mercati e frena l’euro
BRUXELLES — Ora c’è la data: la Bce potrebbe decidere il suo piano di azione per contrastare gli effetti della bassa inflazione e per sostenere l’economia fra meno di un mese, nella riunione del consiglio direttivo prevista per il 5 di giugno. Lo ha detto Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea che ieri ha riunito il consiglio direttivo nella capitale belga. «Siamo pronti ad agire la prossima volta, dopo però aver visto le nuove previsioni economiche», ha annunciato spiegando che i governatori dell’eurosistema che ieri hanno lasciato i tassi invariati allo 0,25%, «non sono rassegnati ad accettare l’attuale livello di inflazione».
Draghi non è entrato nel merito delle misure straordinarie che verranno, per prime, messe in atto, fra quelle a disposizione dell’Eurotower: dal taglio dei tassi all’acquisto di titoli pubblici e privati ad una nuova immissione di liquidità destinata alle banche e finalizzata a dare prestiti all’economia fino ad un ampliamento dei collaterali. È comunque la prima volta che il presidente Bce accenna alla tempistica delle mosse future. Anche per questo la reazione dei mercati è stata immediata: le Borse hanno virato verso l’alto, con Piazza Affari salita del 2,30% a 21.730 punti; gli spread si sono ristretti, portando il differenziale dei rendimenti tra i Btp decennali, scesi al 2,91%, e i Bund tedeschi di uguale durata a 147 punti base, il nuovo minimo da maggio 2011. Anche l’euro, che dopo la conferma dell’attuale livello dei tassi (al minimo storico dello 0,25%) aveva sfiorato il picco di 1,40 dollari, ha rapidamente invertito la rotta scendendo a 1,38 dollari. «Il rafforzamento dell’euro, in una fase di bassa inflazione, rappresenta una seria preoccupazione» per la Bce ha detto Draghi mettendo in luce i timori per il rischio geopolitico derivante dalla crisi dell’Ucraina.
Il numero uno dell’Eurotower si è poi soffermato anche sui problemi di bassa crescita di alcuni paesi, Italia in testa. «Bisogna insistere sull’equilibrio dei conti e perseverare sulle riforme strutturali: non sono facili, comportano dei sacrifici ma non ci sono alternative. Come dimostrano i casi di Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda che hanno fatto importanti riforme e vedono chiari segnali di ripresa» ha detto aggiungendo che le riforme vanno fatte rispettando le regole di bilancio imposte dall’Europa. «Non è mai una buona politica, e non genera crescita indebolire la credibilità delle regole», ha affermato. Pronta la risposta del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. «Le riforme strutturali che stiamo facendo avranno risultati positivi anche in Italia» ha concordato il ministro, che sul rispetto dei patti europei ha invece spiegato che il rinvio del pareggio di bilancio è stato chiesto a Bruxelles «per il peggioramento del ciclo economico e per poter pagare i debiti della Pubblica amministrazione». In ogni caso, proprio ieri, Moody’s, contrariamente a quanto fatto più recentemente dalla Commissione europea e dall’Ocse, ha alzato le stime di crescita dell’Italia per il prossimo anno, indicando una possibile aumento del Pil (Prodotto interno lordo) fino al 2% rispetto al limite dell’1% previsto precedentemente.
Ma è stato sull’Europa in vista del voto del 25 maggio che Draghi ha insistito. «Ben venga il dibattito pro e contro l’euro. Anche questa è democrazia» ha affermato, osservando che la crisi attuale «sarebbe stata meno severa se ci fosse stata più integrazione». Ecco perché «non bisogna tornare indietro e rinazionalizzare le nostre economie», con «due caveat: l’integrazione è stata molto utile per l’efficienza ma ha lasciato da parte la dimensione dell’equità», che occorre dunque recuperare. In secondo luogo «la nuova Europa dovrà creare crescita e lavoro» ma «assieme alla stabilità».
Stefania Tamburello
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