Incognita astensione il partito del non voto tra i 15 e i 20 milioni
Dudù, gli insulti, la gaffe di Berlusconi che definisce «campagna pubblicitaria» l’ultimo scorcio di campagna elettorale, non hanno aiutato. Se i toni da rissa dovevano servire a mobilitare, a convincere, a scuotere, a calamitare l’attenzione, secondo le rilevazioni di sondaggisti e analisti non è questo il risultato. La fetta di incerti e astensionisti è in netta avanzata.
Il voto-di-chi-non-vota, come ormai viene definito, ha un peso sempre più grande, e parla di indifferenza, rifiuto, euroscetticismo. In Italia il non-voto potrebbe riguardare tra i 15 e i 20 milioni di elettori. Per la prima volta verrebbe stracciata l’abitudine italiana di andare alle urne: c’è sempre stata un’affluenza più alta che negli altri paesi europei.
«Non saremo mai l’Olanda o la Gran Bretagna, nel panorama europeo restiamo forse i più affezionati al voto», spiega il politologo Roberto D’Alimonte. Cita i dati del 2009 che hanno visto crolli veri e propri in Olanda, in Gran Bretagna, il 20% soltanto di affluenza alle urne in Slovacchia. Noi italiani siamo reduci da un 66% di cinque anni fa, ma nel frattempo abbiamo attraverso una deriva di disaffezione. «Ritengo certo che almeno 15 milioni di elettori non vadano alle urne, ma non escludo che si arrivi a 20 milioni di astenuti». È la stima di D’Alimonte. A mitigare la previsione potrebbe però esserci il voto per il rinnovo di 4 mila consigli comunali e di due Regioni, Piemonte e Abruzzo. Saranno un po’ trainer.
La quota di astensionismo farà la differenza nei risultati. «Nella Seconda Repubblica c’è stata una costante — osserva D’Alimonte — e cioè che meno votanti afflosciano i voti del centrodestra». Grillo galvanizza, il Pd può contare sul suo zoccolo duro. Gaetano Quagliariello, coordinatore del Nuovo centrodestra, è convinto che i toni alti abbiano disgustato gli elettori moderati: «Per questo noi abbiamo puntato sulla ragionevolezza e le cose concrete, per evitare la deriva astensionista
». Dalla lista Tsipras al Pd è sui social network che si gioca l’ultima offensiva contro l’astensione. I dem hanno lanciato l’hashtag #unoxuno, e la parola d’ordine è stata portane almeno 5 al voto. In 3 giorni 25 mila tweet con questo hashtag: calcola Francesco Nicodemo. E Lorenzo Guerini, il vice segretario Pd, è sicuro che l’affluenza andrà meglio delle previsioni.
È un voto “last minute”. Non c’è dubbio per i sondaggisti. Avvertono: «C’è chi ancora non sa del voto per le europee e chi pensa si voti anche lunedì». Alla fine si deciderà nel seggio. «Sorprendente che non ci sia stata campagna elettorale dei candidati — osserva Antonio Noto di Ipr Marketing —. Addirittura molti degli spazi elettorali messi a disposizione dai Comuni sono rimasti vuoti, tutto lascia immaginare che non ci sarà una grande performance in fatto di affluenza». Una campagna elettorale tutta giocata in chiave di politica domestica e non europea, su cui ieri è piombato l’attentato di Bruxelles.
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