I rimossi mediatici di Majdan e Odessa

by redazione | 16 Maggio 2014 9:27

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Ieri i filo­russi hanno lan­ciato un ulti­ma­tum a Kiev: o ferma l’offensiva, come chie­sto anche dal Par­tito delle Regioni, che nella capi­tale ha abban­do­nato il par­la­mento, o attac­che­ranno tutti i chec­k­point mili­tari delle pro­vince orien­tali. Nel frat­tempo il «tavolo di unità nazio­nale» cerca sponde, prima fra tutte quella degli Usa, pre­senti con l’ambasciatore e fin dall’inizio della crisi a sup­porto di quello che oggi è il governo ad inte­rim di Maj­dan. I fatti, la cro­naca, le bat­ta­glie che si sono con­su­mate, le scher­ma­glie diplomatiche,hanno tenuto alta l’attenzione sul paese, spe­cie riguardo le sue tra­iet­to­rie future, finendo per dimen­ti­care quelli che al momento costi­tui­scono i due eventi più rilevanti.

Quando Maj­dan diventò la piazza dei neo­na­zi­sti di Set­tore Destro, i media, spe­cie ita­liani, rifiu­ta­rono di ragio­nare sulla piega degli eventi. Maj­dan nelle cro­na­che rimase la piazza espres­sione di una pro­te­sta con­tro il governo cor­rotto di Yanu­ko­vich e qual­che timida volontà euro­pei­sta. Tutti ele­menti spaz­zati via dalle mili­zie di Set­tore Destro, che con­tri­bui­rono alla «vit­to­ria». Già in quelle gior­nate gli Usa, i neo­con, capaci di irre­tire l’amministrazione Obama, lavo­ra­vano tat­ti­ca­mente, nelle piazze, e stra­te­gi­ca­mente, pre­pa­rando il governo poi accla­mato dalla folla. Prima di que­sto, almeno 100 morti, mani­fe­stanti e poli­ziotti. Un governo che nasce da una strage avrebbe come primo com­pito quello di assi­cu­rare una verità su quanto acca­duto, al pro­prio popolo.

Oggi Yatse­niuk e com­pa­gnia, nono­stante le richie­ste euro­pee, non hanno ancora dato una rispo­sta al riguardo, anzi. I poli­ziotti arre­stati, secondo una com­mis­sione par­la­men­tare, sareb­bero inno­centi. Chi sparò dun­que in piazza?

Secondo frame: il rogo di Odessa. Oltre 40 morti dimen­ti­cati dalla stampa nostrana. Oblio, indif­fe­renza, poca rile­vanza. Come accade in ogni caso in cui le respon­sa­bi­lità non sono del cat­tivo di turno. In que­sto caso Putin, c’entra poco. Tende abi­tate da paci­fici filo­russi attac­cate, costrette alla trap­pola: chiu­dersi nell’edificio dei sin­da­cati. Alcuni riten­gono che siano stati finiti a colpi di bastone e pistola, dopo sarebbe arri­vato l’incendio. Il governo di Kiev che dice a pro­po­sito? Ha fatto girare una ver­sione tal­mente squal­lida — le vit­time si sareb­bero date fuoco da sole — da essere velo­ce­mente rin­ne­gata. La Ue ha chie­sto un’altra inda­gine. Altra let­tera morta, ad ora. E altri silenzi media­tici, di conseguenza.

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