Grillo attrae i giovani e gli operai Pd più forte tra i cattolici praticanti

Grillo attrae i giovani e gli operai Pd più forte tra i cattolici praticanti

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Il comportamento di voto delle diverse categorie di cittadini si differenzia in qualche caso profondamente. È quindi importante capire chi rappresenta chi, in un momento come questo, in cui i riferimenti sociali e la strutturazione della rappresentanza si vanno profondamente trasformando.
Gli uomini e le donne. Qui le differenze non sono profondissime ma ci sono e vanno colte. Gli uomini: la differenza principale è rappresentata dal voto per Grillo. Benché tra i maschi il Pd rimanga sempre il primo partito, la distanza dal Movimento 5 Stelle, di 10 punti sul totale degli elettori, qui si riduce di molto, a meno di tre punti. Le donne: decisamente meno orientate al voto per il Movimento che qui slitta al terzo posto dopo Forza Italia. Tra di loro infatti crescono i consensi per i due grandi partiti «tradizionali» (+ 3% il Pd, +1,7% Forza Italia). Maggiori i consensi anche alla Lega e alla lista Tsipras, mentre cala il voto per le formazioni centriste (due punti in meno, speculari al voto maschile).
Molto più sensibili le differenze per età. Tra giovani e giovanissimi M5S è il primo partito: 33% tra i 18 e i 24 anni, 34% dai 25 ai 34, 32% dai 35 ai 44. Soffrono fortemente in queste fasce i partiti «tradizionali» e in particolare il Pd: in difficoltà tra i giovanissimi, al suo punto più basso tra i 25 e i 34 anni. E sempre in queste fasce, in particolare tra le più giovani, aumenta il consenso per la Lega e, in maniera ancora più netta, per la sinistra di Tsipras. Non è un fenomeno nuovo. Spesso il voto giovanile ha avuto caratteristiche etichettate come «antisistema» e anche in questa tornata sembra confermarsi questo orientamento. Le cose cambiano, anche bruscamente, dai 45 anni in su. Qui Pd e Forza Italia riprendono fiato e il partito di Renzi diventa stabilmente il primo, con un consenso crescente al crescere dell’età. Ma è dai 65 anni un su che il panorama diventa radicalmente diverso. Il M5S si riduce ai minimi termini (8%), mentre esplode il Pd (46%) e Forza Italia ha il suo risultato migliore (23%). Tengono, con qualche miglioramento, le formazioni centriste e la Lega, penalizzate le altre.
Il livello di scolarizzazione è un’altra variabile influente nell’orientare il voto. Tra i laureati Forza Italia è al lumicino (9%) e anche Grillo arretra di quasi 4 punti, mentre migliorano il Pd e ancora più sensibilmente le forze centriste, in particolare la coalizione che fa perno su Ncd. Ma anche le altre forze minori incrementano le proprie posizioni e c’è una vera e propria esplosione della lista Tsipras che quasi triplica i propri consensi avvicinandosi al 9%. È quindi un voto molto più «disperso», un voto più critico e meno concentrato sulle forze maggiori. Ma è all’estremo della scala che troviamo un vero ribaltamento: tra chi ha la licenza elementare o non ha titoli, il Pd esplode al 46%, Grillo scende ai livelli più bassi, Forza Italia ha i consensi più alti. Il frastagliarsi del voto dei laureati qui scompare.
Molto più complessa l’analisi per condizione professionale. I ceti elevati (imprenditori, dirigenti, professionisti e quadri direttivi) sono molto attenti al centro, le cui formazioni crescono con Scelta europea che quasi raddoppia, e alla destra con una buona performance di Fratelli d’Italia. Molto basso il consenso a Forza Italia, contrazioni per il Pd, poco sopra la media Grillo. I lavoratori autonomi sembrano aver definitivamente abbandonato il «forzaleghismo» a favore del Movimento 5 Stelle. Lo hanno fatto nel 2013, lo confermano oggi. I ceti medi (impiegati e insegnanti) sono in parte tornati all’ovile. Avevano penalizzato il Pd nel 2013, anche in questo caso a favore di Grillo, oggi il fenomeno sembra rientrare. Gli operai: qui Grillo ha il suo consenso massimo. Il peso della crisi spinge ad un voto di protesta. Infine le casalinghe: erano uno dei punti di Forza Italia, oggi non è più così. Al contrario si trova uno dei punti più alti del consenso per il Pd: è l’effetto Renzi, in un segmento in cui la personalizzazione assume un’elevata importanza.
L’uso dei mezzi di informazione a sua volta influenza i comportamenti: chi usa la Tv come mezzo esclusivo o prevalente di informazione guarda di più a Forza Italia e alla Lega, i lettori di quotidiani danno il massimo dei consensi al Pd e guardano con favore ad Ncd e Tsipras mentre penalizzano fortemente Grillo, gli internettiani naturalmente massimizzano i consensi per Grillo, che qui raggiunge il 47%. Infine il voto cattolico. Anche qui ci sono differenze apprezzabili e non scontate. Ad esempio il Pd ha i consensi più elevati tra chi si reca a messa tutte le settimane, ma il suo punto più basso tra chi non frequenta le funzioni religiose. Altre correlazioni sembrano più scontate: la destra e il centrodestra sono più votati dai cattolici assidui, che penalizzano fortemente Grillo; la sinistra e il M5S massimizzano i loro consensi tra chi non frequenta le funzioni religiose.
Come si vede oggi la rappresentanza è sempre più articolata e sempre meno definita dagli schemi sociali classici. Assieme alla riforma delle istituzioni di governo diventa necessaria una ridefinizione delle strutture e delle forme di organizzazione del consenso e di rappresentazione dei bisogni.


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