Europee. Successo del Pd I 5 Stelle lontani La caduta di Forza Italia

by redazione | 26 Maggio 2014 8:19

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ROMA — Europee a bassa affluenza (57,2%, quasi 9 punti in meno rispetto al 2009) ma ad alta intensità per una corsa all’ultimo voto giocata dai tre partiti maggiori e, alla fine, stravinta dal Parito democratico. È infatti notevolissimo, e al di là di ogni aspettativa per il Nazareno, il distacco tra Pd e M5S che raggiungerebbe addirittura il tetto del 20%: stando alla quarta proiezione Ipr, il partito di Matteo Renzi sfiora il 41,5% mentre il quello antieuropeo di Beppe Grillo si ferma al 21,5%. Fosche le stime per Forza Italia che posizionano il movimento azzurro al 16,5%, sotto la soglia di sopravvivenza fissata da Silvio Berlusconi. La Lega si arrocca saldamente su un 6 per cento di media nazionale (con punte molto alte in Lombardia e in Veneto). Mentre, a sorpresa, la lista di sinistra ispirata da Alexis Tsipras nella notte veniva accreditata al 4,1%, il Nuovo centro destra di Angelino Alfano al 4,3: i leader di tutti e due i partiti erano troppo vicini alla soglia di sbarramento, che alle Europee è del 4%, per andare a dormire senza patemi d’animo. E sempre nel cuore della notte, quando regnava ancora una grande incertezza in fondo al gruppo dei piccoli partiti, si affievolivano le speranze per Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) posizionata al 3,4%. Male Scelta europea ferma allo 0,7%.
L’ordine di arrivo ampiamente pronosticato dagli scommettitori è stato dunque rispettato. Ma nessuno ha azzeccato le distanze tra i tre «competitor». A urne appena chiuse (alle 23) i primi exit poll hanno prodotto risultati virtuali senza grandi strappi per il Pd, più confortanti per Grillo e meno drammatici per Forza Italia. Poi, però, le proiezioni e i primi dati ufficiali diffusi dal Viminale hanno delineato al fuga solitaria del Pd, la mancata rincorsa dei grillini e il grande affanno di Forza Italia. In termini assoluti, se verranno confermate le percentuali delle proiezioni, il Partito democratico avrebbe preso più di 11 milioni di voti, con un notevole incremento rispetto al risultato delle Politiche del 2013.
Un terremoto
Per comprendere quanta acqua è passata sotto i ponti in 5 anni, basta dare un’occhiata ai risultati delle Europee del 2009: a quella tornata elettorale il Popolo delle libertà rastrellò 10 milioni 767 mila 965 voti che tradotto in percentuale toccava quota 35. Il Pd del segretario Dario Franceschini non andò oltre il 26,1% ottenendo 7 milioni 98o mila 455 voti. Cinque anni fa il terzo partito era la Lega (10,2), il quarto l’Idv di Di Pietro (7,90), il sesto l’Udc (6,5) mentre la somma dei voti di Rifondazione e quelli di Sel superavano abbondantemente il 7 per cento.
L’affluenza
Confermata l’inesorabile caduta dell’affluenza che, storicamente, è più violenta alle Europee se confrontate con le Politiche. Nel 2004, il 73,09% degli elettori italiani (esattamente 35.598.379) votò per eleggere il Parlamento di Strasburgo. Cinque anni dopo all’appello con le Europee del 2009 mancavano circa 3 milioni di schede: votò infatti «solo» il 66,47% degli aventi diritto (32.659.728).
Ora, nel 2014, anche quella soglia è stata infranta: 58,6% è la media nazionale con forti oscillazioni tra il Nord, il Sud e le isole. Tradizionalmente più virtuose, in alcune regioni settentrionali e centrali le medie dei votanti sono state molto alte: Piemonte (71,5), Lombardia (73,2), Emilia Romagna (76,77), Umbria (77,94). Distaccate ma di poco, la Liguria (64,9), il Veneto (72,5), la Toscana 72,8), le Marche (73,8), il Friuli (64,7). Distanziate, poi, la Valle d’Aosta (58,7), il Trentino Alto Adige (60,1) e il Lazio (63,5).
Alta l’affluenza in Abruzzo (61,1), ma lì si votava anche per le regionali, mentre in tutto il Sud e nelle isole viene confermata la tendenza all’astensionismo: la maglia nera spetta alla Sardegna (40,7) e alla Sicilia (49). Un po’ meglio la Calabria (55,9), la Basilicata (67,8), la Puglia (68,4) e la Campania (63,8). Il dato della scarsa affluenza in Sicilia è stato seguito con particolare trepidazione dai vertici del Ncd di Alfano che nell’isola avevano la loro riserva aurea di voti. E anche Grillo non avrebbe fatto l’auspicato pieno di voti in Sicilia. Le provincia dove si è votato di meno sono Olbia (36,1), Ogliastra (39,8) e Sassari (41,2). Quelle dove si è votato di più sono Brescia (78,8), Bologna (78,4), Bergamo (78,4). Mentre gli italiani residenti all’estero che potevano votare hanno inviato le schede ai consolati solo nella misura del 6%. Va notato infine che l’affluenza è stata molto più alta (71) nei comuni dove si votava anche per le amministrative.
Caos tessere
Soprattutto a Roma è successo quel che il sottosegretario Benedetto Della Vedova (Sc) aveva denunciato fin dal 19 maggio: migliaia di elettori infuriati si sono trovati in fila negli uffici comunali per rinnovare la tessera elettorale ormai esaurita. Inutile dire che molti sono tornati a casa a mani vuote. Sei giorni fa Della Vedova aveva chiesto al Viminale «di adottare d’urgenza un provvedimento utile a prevenire i prevedibili problemi che il prossimo 25 maggio potrebbero inceppare il funzionamento della macchina elettorale ».
Dino Martirano

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