Europee. Italiani all’estero, voto negato

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I cit­ta­dini ita­liani che hanno diritto al voto e risie­dono in un paese non mem­bro dell’Unione Euro­pea erano — alle ultime ele­zioni poli­ti­che del 2013 — 1 milione e 608 mila, più di un terzo dei quali ha rego­lar­mente votato dopo aver rice­vuto la scheda elet­to­rale dai con­so­lati ita­liani di rife­ri­mento, come pre­vi­sto dalla legge del 27 dicem­bre del 2001. Dun­que, un numero di elet­tori in grado di influen­zare l’esito di un’elezione in cui, per esem­pio, vi sia una bar­riera d’ingresso del 4%, che cor­ri­spon­deva a circa a 1 milione e 300 mila voti sui dati dei votanti alle ultime euro­pee del 2009. Alle pros­sime ele­zioni euro­pee vi sarà pro­prio quella bar­riera, ma più di un milione e mezzo di cit­ta­dini saranno di fatto pri­vati del diritto di voto.

Ma per­chè dovreb­bero avere il diritto di votare per ele­zioni «euro­pee» cit­ta­dini che non hanno resi­denza nell’Unione Euro­pea? Per la sem­plice ragione che in ele­zioni poli­ti­che conta la cit­ta­di­nanza e non la resi­denza (come invece nelle ammi­ni­stra­tive) e, resi­denti o meno in Europa, quei cit­ta­dini ita­liani saranno affetti dagli esiti delle ele­zioni euro­pee e dalle poli­ti­che che sor­ti­ranno dalle mag­gio­ranze ottenute.

Ma cos’è che li esclude? Le cer­vel­lo­ti­che nor­ma­tive vigenti — ed in par­ti­co­lare un vec­chio decreto legge (n.408 del 24 giu­gno 1994) — che non pre­ve­dono l’istituzione di seggi con­so­lari o l’invio di schede elet­to­rali per le ele­zioni euro­pee ai cit­ta­dini ita­liani resi­denti in Paesi non mem­bri dell’Unione Euro­pea. Lo con­fer­mano le indi­ca­zioni nei siti del mini­stero dell’Interno e la sol­le­cita cor­ri­spon­denza intrat­te­nuta per que­ste note con l’ufficio affari pub­blici dell’ambasciata ita­liana a Washing­ton, che riba­di­sce la nor­ma­tiva che ha por­tato all’esclusione di fatto di que­gli stessi cit­ta­dini dalle pre­ce­denti tor­nate elet­to­rali europee.

La discri­mi­na­to­ria nor­ma­tiva sul voto per le ele­zioni del par­la­mento euro­peo ha varie cause, ci dice Renato Turano, unico sena­tore della cir­co­scri­zione Ame­rica Set­ten­trio­nale e Cen­trale, eletto nel 2013 nelle liste del Pd, prime fra tutte la «dif­fi­coltá degli eletti all’estero di far man­te­nere a governi e ammi­ni­stra­zioni in con­ti­nuo cam­bia­mento una solida atten­zione ai pro­blemi degli ita­liani all’estero», come dimo­strano varie recenti vicende quali “la chiu­sura di molte sedi con­so­lari senza con­sul­tare i rap­pre­sen­tanti eletti all’estero e senza prov­ve­dere ser­vizi alter­na­tivi, il taglio del 70% ai fondi per l’insegnamento della lin­gua ita­liana” e anche vicende più posi­tive quali «la nostra pro­po­sta di legge sul recu­pero della cit­ta­di­nanza ita­liana per coloro che per varie ragioni l’avessero persa nel pas­sato» che per avviarsi all’iter par­la­men­tare di appro­va­zione ha richie­sto molta costanza e pres­sione. Ovvia­mente, que­ste e molte altre dif­fi­coltá di rela­zione con l’amministrazione e l’apparato poli­tico ita­liani non favo­ri­scono tem­pe­stivi cam­bia­menti lad­dove si con­stati, come nel caso delle ele­zioni euro­pee, l’inadeguatezza della legislazione.

Si badi infatti che l’esclusione dal voto «euro­peo» di cui scri­viamo è un’esclusione di fatto, non di diritto. E qui viene l’assurdo. Non è che i cit­ta­dini ita­liani che non risie­dono in Europa siano esclusi nor­ma­ti­va­mente dal voto alle euro­pee. No! Que­sti cit­ta­dini pos­sono votare ma, come si dice, devono far­sela a piedi e per conto pro­prio dalle Ande agli Appen­nini. Patria taccagna!

Infatti, quei cit­ta­dini hanno, come chi scrive, rice­vuto una noti­fica dal Comune di ultima resi­denza che li invita a farsi una bella rim­pa­triata e pre­sen­tarsi ai seggi il 25 mag­gio 2014, muniti della «tes­sera per­so­nale elet­to­rale» (nel caso non l’abbiano mai avuta sono invi­tati ad andare a «riti­rarla in Comune», nono­stante in ter­mini di diritto non più resi­denti in quel Comune in quanto appunto inse­riti nelle liste dei cit­ta­dini resi­denti all’estero!). Pre­cisa tut­ta­via la car­to­lina che la car­to­lina stessa dá diritto «alle age­vo­la­zioni di viag­gio» con­cesse agli elet­tori. Per esem­pio, se uno abita in Austra­lia e risie­deva a Roma, la fer­rea volontá tran­so­cea­nica e trans­con­ti­nen­tale di andare a votare nella capi­tale è pre­miata con una «age­vo­la­zione»… sul biglietto da Fiu­mi­cino a Roma Ter­mini. Com’è l’indirizzo? rivoluzione@?governo.?it?

Nor­ma­tiva valida per tutti i paesi e cit­ta­dini euro­pei infine? Mac­chè, i nostro col­le­ghi spa­gnoli che risie­dono qui a Chi­cago hanno rice­vuto la scheda elet­to­rale e votano per cor­ri­spon­denza, per cui — a paritá di con­di­zioni — se il cit­ta­dino euro­peo è nato in Spa­gna potrá di fatto votare alle euro­pee dagli Stati uniti e se è nato in Ita­lia potrá votare solo se si incam­mina — o nuota — per tempo verso il pae­sello d’origine.



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