Electrolux resta in Italia
L’ Electrolux resterà in Italia, non andrà a produrre in Polonia. Non delocalizzerà. Investirà 150 milioni di euro per mantenere competitivi tutti e quattro gli stabilimenti italiani di Porcìa (lavatrici), Susegana (frigoriferi), Solaro (lavastoviglie) e Forlì (piani cottura). Salvi fino al 2017 i seimila posti di lavoro
diretti (più quelli dell’indotto) con un ricorso innovativo ai contratti di solidarietà. L’intesa è stata raggiunta al ministero dello Sviluppo economico nella notte tra lunedì e martedì. Oggi è previsto un incontro conclusivo tra la multinazionale svedese, il governo, le istituzioni locali e i sindacati, ma la firma formale è in programma domani a Palazzo Chigi. Poi l’accordo sarà sottoposto al referendum tra i lavoratori.
Dopo quasi quattro mesi di trattative, 150 ore di sciopero da
parte dei lavoratori interessati con presidi davanti alle fabbriche, si chiude una vertenza diventata simbolo della crisi industriale italiana. L’ Electrolux minacciò clamorosamente di andarsene dall’Italia chiedendo, in alternativa, una drastica riduzione degli stipendi dei lavoratori. L’accordo confezionato al ministero dello Sviluppo si muove lunga una diversa prospettiva: meno orario e più investimenti. «Anziché licenziare, si investe e si riduce l’orario di lavoro. È un fatto nuovo e importante. Una strategia sindacale da seguire per ridurre e redistribuire il lavoro», ha detto il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini.
Determinante è stato l’intervento del governo con il decretolavoro (rafforzato durante l’esame parlamentare) che ha rifinanziato i contratti di solidarietà (da poco più di 5 milioni a 15 milioni) con una riduzione dei contributi previdenziali che cresce dal 25 al 35 per cento. L’ Electrolux, così come le altre aziende, potrà usufruirne solo a condizione di mantenere le produzioni in Italia. Anche questa è una novità. Il costo del lavoro si ridurrà di tre euro l’ora, senza intaccare le retribuzioni se non per
effetto dei contratti di solidarietà. Questa volta, inoltre, daranno il loro contributo anche i sindacati: i permessi sindacali (nel gruppo sono significativamente superiori a quelli previsti dal contratto nazionale dei metalmeccanici) saranno tagliati del 60 per cento. Solo nello stabilimento di Porcìa (Pordenone) sarà ridotta la pausa aggiuntiva da dieci a cinque minuti.
Gli stabilimenti dell’ Electrolux non chiuderanno durante l’estate: un meccanismo di ferie a scorrimento pemetterà di mantenere inalterata la produzione tra giugno e settembre. Ancora da fissare il numero esatto di lavoratori (sono intorno ai 300) che potrà ricorrere alla mobilità incentivata. «È un accordo difensivo, ma di grande importanza se si pensa da dove eravamo partiti», ha commentato il segretario della Fim-Cisl Anna Trovò.
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