Decreto Poletti, alla Camera c’è fiducia nel precariato

by redazione | 14 Maggio 2014 11:02

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Anche la Camera ieri ha dato il via libera al «decreto pre­cari per sem­pre» che porta il nome del mini­stro del lavoro Giu­liano Poletti. 333 depu­tati hanno votato a favore, 159 con­tro. Il governo Renzi ha così incas­sato la nona fidu­cia del suo man­dato, la terza su un testo che è cam­biato altret­tante volte nella navetta tra Camera-Senato-Camera. Una deci­sione presa per evi­tare trap­pole, tra­nelli e ripen­sa­menti dell’ultim’ora da parte di una mag­gio­ranza ete­ro­ge­nea, di cui il pre­si­dente del Con­si­glio si fida poco, evi­den­te­mente. Tutti, alla fine, si sono detti soddisfatti.

Il Par­tito Demo­cra­tico con Cesare Damiano, pre­si­dente della com­mis­sione lavoro alla Camera, secondo il quale il Decreto Poletti «è un com­pro­messo accet­ta­bile» per­ché man­tiene inal­te­rata la sostanza delle cor­re­zioni appor­tate in prima let­tura alla Camera. Anche il Nuovo Cen­tro Destra canta vit­to­ria per­ché ritiene di avere «smon­tato» la riforma For­nero e sot­tratto il prov­ve­di­mento dalle grin­fie della Cgil. Una posi­zione sur­reale per giu­sti­fi­care il peg­gio­ra­mento del testo, in par­ti­co­lare sulla multa alle aziende che non rispet­tano il limite mas­simo di con­tratti di lavoro a ter­mine pari al 20% dell’organico sta­bile. La destra al governo cele­bra il fatto che «ora ci sono meno rigi­dità per le imprese», svin­co­late da uno dei pochi obbli­ghi impo­sti dalla riforma For­nero. Di tutt’altro avviso i depu­tati di Sel che ieri hanno indos­sato una maschera bianca con­tro un prov­ve­di­mento «che rende ine­lut­ta­bile e natu­rale la con­di­zione pre­ca­ria per tutti i gio­vani» ha detto Titti Di Salvo.

Per Marco Revelli, por­ta­voce dell’Altra Europa con Tsi­pras, pre­sente a un pre­si­dio in piazza Mon­te­ci­to­rio orga­niz­zato da pre­cari, stu­denti e sin­da­cati di base, il decreto Poletti è «una grande beffa, non pro­durrà lavoro, ma avrà il solo effetto di sosti­tuire in modo per­ma­nente quel poco che resta del lavoro “buono”, ossia sta­bile, con quello “cat­tivo”, ossia pre­ca­rio». Per Fran­ce­sco Rapa­relli, tra i por­ta­voce delle Clap, Camere del lavoro auto­nomo e pre­ca­rio di Roma «il decreto rap­pre­senta l’inizio di una nuova poli­tica post-salariale del lavoro,sempre più pre­ca­riz­zato che osteg­ge­remo». L’appuntamento è per sabato 17 mag­gio dove le ragioni con­tro que­sto primo scam­polo di «Job­sAct» sfi­le­ranno insieme a quelle dei movi­menti per i beni comuni, con­tro il Fiscal Com­pact e il patto di stabilità.

Tra le novità del decreto Poletti c’è anche l’esclusione degli enti di ricerca dal limite del 20% sui con­tratti a ter­mine. Per tutti gli altri casi è stata intro­dotta una «norma ponte» per cui l’obbligo di ade­gua­mento alla soglia scat­terà dal 2015, sem­pre che la con­trat­ta­zione col­let­tiva non fissi un altro limite. Per le lavo­ra­trici madri viene raf­for­zato il diritto di pre­ce­denza delle donne in con­gedo mater­nità per le assun­zioni. Sull’apprendistato sono stati ridotti gli obbli­ghi di assun­zione dei lavo­ra­tori nelle aziende oltre i 50 addetti. Il mini­stro del lavoro Poletti è stato con­te­stato ieri mat­tina ad un con­ve­gno di pre­sen­ta­zione della «Garan­zia gio­vani» a Porta Futuro a Roma. Nono­stante un fitto schie­ra­mento di poli­zia, i mani­fe­stanti sono riu­sciti ad esporre lo stri­scion «#sto­p­job­sact. Red­dito, wel­fare, diritti per tutti», inter­ve­nendo in un’assise dove c’erano anche la pre­si­dente della Camera Blo­drini e il pre­si­dente della regione Lazio Zingaretti.

Per gli atti­vi­sti, i 900 mila posti pro­messi dalla «garan­zia gio­vani» sono tutt’al più dei «mini jobs» o sem­plici ammor­tiz­za­tori sociali. All’opposto, per i gover­nanti sono un’«occasione» da non per­dere per sta­gi­sti e appren­di­sti. Poletti ha riba­dito che il suo decreto «non aumenta la pre­ca­rietà» Il mini­stro sostiene che la cri­ti­ca­tis­sima norma che can­cella per tre anni la cau­sale sui con­tratti a ter­mine per­met­terà «all’impresa di rin­no­vare allo stesso lavo­ra­tore il con­tratto». Di parere oppo­sto, e con solidi argo­menti, sono i giu­ri­sti demo­cra­tici che hanno annun­ciato di ricor­rere in Europa con­tro un prov­ve­di­mento che viola le nor­ma­tive euro­pee sui con­tratti a ter­mine. «Se i numeri ci daranno torto — ha aggiunto Poletti — pren­de­remo atto di avere preso una strada non giu­sta». Qual­cuno ha sin­cro­niz­zato gli oro­logi, ieri, a piazza Montecitorio.

Acam­pada al Senato
Nelle stesse ore del pre­si­dio alla Camera, i movi­menti della casa hanno sfi­lato per il cen­tro di Roma con­tro l’approvazione in corso del piano Lupi sull’emergenza abi­ta­tiva. Il voto finale dovrebbe esserci oggi al Senato su un prov­ve­di­mento che con­tiene misure che met­te­ranno il turbo ai lavori dell’Expo a Milano: spese per manu­ten­zuione del verde, 25 milioni di euro al comune di Milano, age­vo­la­zioni fiscali. Ciò che inquieta di più i movi­menti che si sono accam­pati a Sant’Andrea della Valle, a pochi metri da piazza Madama, è l’articolo 5 che taglierà le utenze a tutte le occu­pa­zioni abi­ta­tive in Ita­lia. Per i movi­menti si tratta di un vero e pro­prio atto di rap­pre­sa­glia. «Solo a Roma ci sono cen­ti­naia di sfrat­tati, 100 mila appar­ta­menti vuoti, — ha detto Paolo Di Vetta (Bloc­chi Pre­cari Metro­po­li­tani) — vogliamo vedere in fac­cia chi ucci­derà il diritto alla casa».

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