Decreto lavoro bocciato da Cgil e Cisl « Con le modifiche cresce la precarietà »
ROMA – A far sentire per primo il suo «no», subito dopo la presentazione in Senato degli emendamenti del governo al decreto sul lavoro, venerdì sera, è stato Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Il quale ieri ha utilizzato Twitter per fare arrivare meglio al Presidente del Consiglio Matteo Renzi la sua protesta. «Alt! Chi non rispetta regole tempo determinato deve assumere a tempo indeterminato, altro è ingiusto» ha ribadito prendendo di mira la previsione di multe per sanzionare i datori di lavoro che usano in eccesso i contratti a termine.
Ieri però si è alzata anche la voce della leader della Cgil, Susanna Camusso. «Si è peggiorato un decreto che già non andava bene e si dà il via libera a un uso illegittimo e illimitato dei contratti a termine» ha tuonato la sindacalista, accusando il governo di continuare a «sancire la precarietà come strada che si vuole utilizzare». Rispetto al tetto del 20% come limite per i contratti a termine «se si toglie l’argomento della assunzione a tempo indeterminato e si passa alle sanzioni pecuniarie, è un modo per dire che non c’è più un vincolo: ci sarà un uso illimitato e anche illegittimo di forme di lavoro a termine». Insomma «stiamo moltiplicando le forme di precarietà, invece che di assunzione. Questo è un errore».
Alle proteste del sindacato ha subito ribattuto il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba: «Le norme sul contratto a termine, che semplificano le procedure, rispondono alla volontà di favorire una permanenza più lunga del lavoratore in azienda, premessa indispensabile per agevolare la stabilizzazione del rapporto di lavoro» ha detto, sottolineando che si tratta quindi del contrario di un incentivo alla precarizzazione «che, piuttosto, va riferita ad altre situazioni, come le false partite Iva ed i finti contratti di collaborazione a progetto», per contrastare i quali il ministero «ha rafforzato le azioni di controllo». Inoltre, ha aggiunto Bobba, «l’entità della sanzione pecuniaria, proposta in sostituzione dell’obbligo di assunzione a tempo indeterminato, è tale da scoraggiare chiunque a superare i vincoli posti».
In questo scenario di scontro tra governo e sindacati, spicca significativa la presa di posizione di Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, tra i più sensibili nel Pd al sentire della Cgil, che nel corso della prima lettura del decreto a Montecitorio ha sostenuto la via delle modifiche al decreto originario. Le correzioni fondamentali al provvedimento votate dalla Camera «restano tutte confermate. Per noi e per il nostro lavoro è un motivo di grande soddisfazione», ha affermato Damiano spiegando che i cambiamenti introdotti dal Senato, «anche se presentano alcune criticità, non stravolgono i miglioramenti voluti dal Pd ed in alcune parti migliorano il testo, come nel caso della formazione per gli apprendisti».
In sostanza secondo Damiano, che così conferma l’accordo nella maggioranza tra Pd e Ncd, restano in piedi «il numero delle proroghe che da 8 passano a 5 nell’arco di 36 mesi e resta la sanzione che non era prevista originariamente e che diventa pecuniaria». L’unico punto critico della mediazione del governo sarebbe «l’innalzamento della dimensione (da 30 a 50 dipendenti) dell’azienda obbligata a seguire le nuove regole sugli apprendisti».
«Abbiamo smontato la legge Fornero e inserito tanto Marco Biagi. Vuole dire meno vincoli, più libertà per gli imprenditori e regole più semplici per chi fa assunzioni», ha fatto eco, con uguale soddisfazione per il compromesso raggiunto, il ministro dell’Interno e presidente di Ncd, Angelino Alfano. Martedì il decreto arriverà in aula, poi tornerà alla Camera, dove dovrebbe essere approvato senza altre modifiche.
Stefania Tamburello
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