Il colonialismo non è mai morto

Il colonialismo non è mai morto

Loading

L’Europa nata nel 1957 non è quella che era stata sognata dagli anti­fa­sci­sti al con­fino di Ven­to­tene. Nel loro Mani­fe­sto l’obiettivo dell’unità fra paesi che allora erano per la seconda volta in pochi decenni impe­gnati in una guerra san­gui­nosa, era la pace. E invece il primo embrione della futura Unione, che fu signi­fi­ca­ti­va­mente chia­mata Mec, l’Europa la spaccò. Fu infatti pen­sato soprat­tutto come stru­mento della guerra fredda: un avam­po­sto dell’occidente a ridosso della cor­tina di ferro, stret­ta­mente col­le­gato alla Nato. Pochi lo ricor­dano: il primo atto isti­tu­zio­nale a favore della nuova crea­tura euro­pea non fu dei nostri par­la­menti, bensì di quello ame­ri­cano. Fu votato nel 1947, il 10 marzo al Senato, il 23 al Con­gresso, auspice il potente segre­ta­rio di stato John Foster Dul­les, fra­tello dell’altrettanto potente Allen, capo della Cia.

Da que­sta nascita bastarda l’Europa è rima­sta segnata, sic­ché, anche quando è caduto il muro, non è miglio­rata. Basti pen­sare alla sua poli­tica estera che, anzi­ché ricer­care un rap­porto di coo­pe­ra­zione con il grande vicino euroa­sia­tico che avrebbe potuto con­fe­rire al con­ti­nente la pos­si­bi­lità di garan­tirsi un ruolo auto­nomo nel mondo, si è invece appiat­tita sulla linea di Washing­ton, inte­res­sata a man­te­nere il pro­prio con­trollo: accet­ta­zione di tutti i pos­si­bili mis­sili sul pro­prio ter­ri­to­rio ai tempi di Brez­nev e Andro­pov, anche quando sarebbe stato neces­sa­rio aiu­tarlo ad uscire dalla fatale spi­rale del riarmo; e oggi esten­sione della Nato ai con­fini della Rus­sia, come se doves­simo rilan­ciare la guerra fredda, una linea che copre solo i più bie­chi com­pe­ti­tivi inte­ressi petro­li­feri ame­ri­cani (nell’insieme un bel regalo all’odioso Putin, che per via del com­por­ta­mento occi­den­tale ha ritro­vato popo­la­rità nel suo paese).
L’impronta colo­nia­li­sta, così come l’arroganza occi­den­tale, sono rima­sti il tratto dell’orientamento dell’Ue in poli­tica inter­na­zio­nale: ciò che pos­siamo fare noi euro­pei non è con­cesso agli altri. Ad esem­pio, il pre­ci­pi­toso uni­la­te­rale rico­no­sci­mento dell’indipendenza da Bel­grado delle repub­bli­che slo­vena e croata nel ’93 in nome del diritto dei popoli all’autodeterminazione e la vio­lenta denun­cia di chi in Ucraina sta riven­di­cando il mede­simo diritto (signi­fi­ca­tivo che nes­suno ricordi oggi come la Jugo­slava sia stata sbra­nata in nome di quel diritto senza che l’Ue nem­meno ten­tasse di aprire un tavolo di discus­sione fra le parti, come pre­vi­sto dalla Con­fe­renza per la sicu­rezza euro­pea in cui era stato sta­bi­lito che nes­sun con­fine possa esser toc­cato senza un accordo. L’Unione euro­pea plaudì per­sino al bom­bar­da­mento di Bel­grado in difesa dell’autodeterminazione dei koso­vari).
Sull’incongruenza euro­pea si potrebbe con­ti­nuare, citando i casi del Sahara occi­den­tale, di Timor Est, di Cipro e natu­ral­mente della Pale­stina. Per non par­lare del silen­zio sulla bomba ato­mica pos­se­duta da Israele, con buona pace del Trat­tato di non pro­li­fe­ra­zione. Così come delle guer­re­sche puni­zioni a chi non obbe­di­sce alle deci­sioni dell’Onu, ma dell’assoluzione delle tante avven­ture bel­li­che che quella coper­tura non hanno avuto. Nel caso, ancora una volta, di Israele, e di quelle che hanno avuto l’Europa stessa come pro­ta­go­ni­sta.
E poi, forse più grave di tutte, la poli­tica verso il sud Medi­ter­ra­neo. Con sonore fan­fare si lan­ciò anni fa l’Accordo di Bar­cel­lona, che avrebbe dovuto essere un ami­che­vole par­te­na­riato, in grado di lan­ciare un com­pro­messo per un lun­gi­mi­rante co-sviluppo delle rispet­tive eco­no­mie ed è stato invece solo un’apertura al libero scam­bio che non avrebbe mai potuto col­mare – e infatti l’approfondì — l’enorme disli­vello sto­rico colo­niale fra le eco­no­mie delle due sponde.
Oggi il dramma gigan­te­sco dell’immigrazione clan­de­stina dovrebbe pro­porre una seria rifles­sione sulla poli­tica inter­na­zio­nale dell’Europa, che non si esau­ri­sce certo solo in un po’ di aiuti all’Italia per l’accoglienza degli scam­pati ai nau­fragi. Occor­re­rebbe ripen­sare il mondo, capire che siamo di fronte ad uno scon­vol­gi­mento sto­rico che non si può fron­teg­giare né con le armi ma nem­meno con una poli­tica miope che pensa l’Europa possa rima­nere un giar­dino chiuso.
Qual­che sin­tomo di rav­ve­di­mento? No, il con­tra­rio: l’impegno prin­ci­pale degli ese­cu­tivi dell’Unione con­si­ste ora nel varo di un Trat­tato di libero scam­bio tran­sa­tlan­tico che, se andrà in porto, can­cel­lerà tutto quanto è stato con­qui­stato nel ven­te­simo secolo in Europa dal movi­mento ope­raio e demo­cra­tico. Nes­suno, salvo la lista Tsi­pras, ne ha par­lato in que­sta cam­pa­gna elet­to­rale. Non è un caso: sarebbe suf­fi­ciente que­sto pro­blema a deter­mi­nare il voto del 25 mag­gio ove la gente sapesse di cosa si tratta.
La pro­spet­tiva che que­sto accordo apre è di un’Europa che perde la spe­ci­fi­cità del suo modello sociale, che nel dopo­guerra, e gra­zie a grandi lotte, ha rap­pre­sen­tato il com­pro­messo sociale più alto. Se così finirà per essere, a che pro un’Unione euro­pea? Diver­rebbe solo un pez­zetto del mer­cato glo­bale e avrebbe ces­sato di avere una sua ragion d’essere, l’espressione di un modello diverso. I più peri­co­losi anti­eu­ro­pei­sti sono senz’altro tutti quelli che vogliono farle per­dere ogni iden­tità, omo­lo­gan­dola al peg­gio del mondo.



Related Articles

E il sindaco cancella il registro delle unioni

Loading

Per la prima volta nella storia del movimento delle libertà  civili un consiglio comunale abolisce il Registro delle Unioni Civili poiché, si afferma, si è iscritta una sola coppia ed è in contrasto con l’articolo 29 della Costituzione.

Ttip all’arrembaggio, dodicesimo round

Loading

Commercio mondiale. Riprende il negoziato Ue-Usa, per la liberalizzazione degli scambi in tutti i settori. Sul tavolo gli scogli dell’agricoltura, della minaccia di esplosione dei servizi pubblici e dei tribunali arbitrali privati

Viking. I migranti sbarcano a Lampedusa grazie ai primi accordi UE

Loading

Lo sbarco in serata, ma il sindaco Martello protesta: «Accoglienti si, cretini no». Le ong: «Sollievo per la soluzione, ma servono canali legali»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment