Censis. In dieci hanno quanto 500mila

Loading

La spe­re­qua­zione tra i red­diti sono diven­tate così immense da avere rag­giunto all’inizio del XXI secolo lo stesso livello record del 1910–1920. Ne ha par­lato l’economista fran­cese Tho­mas Piketty in Le capi­tal au XXIe siè­cle(Seuil), un libro discusso anche in Ita­lia dove non è ancora uscito. A leg­gere l’analisi pub­bli­cata ieri dal Censis sulle dise­gua­glianze che sepa­rano in Ita­lia un club di super-ricchi dalla mag­gio­ranza della popo­la­zione, la tesi mostra tutta la sua attualità.
Nel nostro paese dieci per­sone dispon­gono di un patri­mo­nio di 75 miliardi di euro pari a quello di quasi 500 mila fami­glie ope­raie. Allar­gando di poco il cer­chio, poco meno di 2mila ita­liani dispon­gono di un patri­mo­nio supe­riore a 169 miliardi, escluse le pro­prietà immo­bi­liari. In que­sto caso anche le per­cen­tuali aiu­tano a farsi un’idea: lo 0,003% della popo­la­zione ita­liana pos­siede una ric­chezza pari a quella del 4,5% di quella totale. E ancora: l’1% dei più ric­chi, circa 414 mila per­sone, nel 2012 si è spar­tito un red­dito netto di oltre 42 miliardi di euro. A livello indi­vi­duale, cal­cola il Censis, signi­fica un red­dito netto da 102 mila euro l’anno. La mag­gio­ranza degli ita­liani invece arriva a mala­pena a 15 mila euro annui. La crisi non ha intac­cato le ren­dite dei primi e la povertà dei secondi. Sem­mai ha raf­for­zato la tendenza.

Que­sta situa­zione non è il pro­dotto di un destino cieco e ine­lut­ta­bile. È il risul­tato delle poli­ti­che eco­no­mi­che adot­tate da noi all’indomani dell’esplosione della crisi del debito sovrano. Il 27 gen­naio scorso uno stu­dio sulle dise­gua­glianze pub­bli­cato dalla Banca d’Italia ha con­fer­mato che metà della ric­chezza nazio­nale è dete­nuta dal 10% delle fami­glie, men­tre la povertà è aumen­tata coin­vol­gendo in un solo anno — era il 2011–2012 — il 16% della popo­la­zione in più. Da allora, l’impatto dell’austerità ha mol­ti­pli­cato que­ste pro­por­zioni a tal punto che nel 2013 l’Istat ha cer­ti­fi­cato l’aumento dei poveri asso­luti (oltre 4 milioni) e quello dei poveri rela­tivi (oltre 9 milioni). Pro­por­zioni che par­lano con­cre­ta­mente degli effetti della “lotta di classe dall’alto” in corso nel mondo. In un recente rap­porto l’Ong Oxfam sostiene che 85 indi­vi­dui pos­sie­dono una ric­chezza pari a quella di oltre tre miliardi e mezzo di per­sone sul pianeta.

Per il Cen­sis il dila­gare dell’impoverimento coin­cide con l’adozione delle poli­ti­che di auste­rità in Ita­lia, e in par­ti­co­lare con i tagli alla spesa pub­blica e quelli agli inve­sti­menti. Tra il 2006 e il 2012 i con­sumi fami­liari annui degli ope­rai si sono ridotti del 10,5%. Que­sto calo è diret­ta­mente col­le­gato a quello del red­dito fami­liare annuo: –17,9% rispetto a 12 anni fa. Ugual­mente alto il calo dei red­diti degli impie­gati (-12%), più con­te­nuto quello degli impren­di­tori (-3,7%). Il patri­mo­nio dei diri­genti nel 2012 era pari a 5,6 volte quello di un ope­raio, men­tre vent’anni fa era circa 3 volte supe­riore. Quello di un libero pro­fes­sio­ni­sta oggi è 4,5 volte supe­riore al patri­mo­nio di un ope­raio. Vent’anni fa era più basso: quat­tro volte in più. Quello di un impren­di­tore è pari a oltre 3 volte quello di un ope­raio (2,9 volte vent’anni fa).

Le ini­quità sociali non riguar­dano solo il rap­porto tra patri­mo­nio e red­dito. Col­pi­sce la libertà indi­vi­duale e deci­sioni impor­tanti come quella di avere figli. Chi decide di averne uno deve con­fron­tarsi con il rischio di diven­tare povero. L’alternativa è stra­ziante. Diventa un incubo quando si tratta di deci­dere se averne un secondo. Per il Cen­sis la sua nascita fa quasi rad­dop­piare il rischio di finire in povertà (20,6%). Quello di un terzo figlio lo tri­plica (32,3%). A Sud, poi, il rischio è quasi tri­plo (33,3%) rispetto a quello del Nord (10,7%). Sono que­ste le pre­messe che hanno creato il nuovo sog­getto della crisi, che lo stu­dioso Mau­ri­zio Laz­za­rato ha defi­nito l’«uomo inde­bi­tato»: nel Sud il 18% dei resi­denti cor­rono il rischio di finire inde­bi­tati rispetto a quelli del Nord (10,4%) e del Cen­tro (13%).

Il ceto medio, osserva il Cen­sis, è ormai “sfa­ri­nato”. Con la per­dita di una pro­spet­tiva, anche medio­cre, di una redi­stri­bu­zione e di un benes­sere futuro aumen­tano le pos­si­bi­lità di un “ritorno al con­flitto sociale”. Per que­sto ceto medio, stri­to­lato dalla lotta di classe della finanza con­tro il lavoro e la pro­prietà, il bonus di 80 euro al mese pro­messo da Renzi sarà tutt’al più un leni­tivo, al peg­gio un mirag­gio di pri­ma­vera. Se sarà per­ma­nente, sostiene il Cen­sis, la spesa per con­sumi sarà di 3,1 miliardi in 8 mesi, il 15% in più rispetto al caso in cui il bonus non venga rin­no­vato. In que­sto caso, solo 2,2 milioni di ita­liani (su 10) spen­de­ranno gli 80 euro per una pizza in più, men­tre 5 milioni use­ranno gli 80 euro per pagare i debiti. Gli altri 2,7 si ade­gue­ranno alla con­giun­tura e, con ogni pro­ba­bi­lità, ter­ranno il bonus nel portafogli.


Tags assigned to this article:
Censisdiseguaglianza

Related Articles

Il piano Ue: in Germania, Francia e Spagna la maggioranza dei profughi

Loading

La nuova ripartizione delle quote :i tre paesi accoglieranno circa 70 mila richiedenti asilo. Dall’Italia andranno via 40 mila migranti

Ebola, la tempesta perfetta

Loading

Oms sotto accusa per ebola. Il rapido diffondersi dell’epidemia e la gestione fallimentare dell’emergenza pongono seri dubbi sul ruolo dell’Organizzazione mondiale della sanità, sempre più debole politicamente e condizionata dai finanziamenti privati. E il virus resta fuori controllo anche per ragioni legate alla geopolitica

Il salvagente della Bce

Loading

 “ATTENTI al contagio” ammonisce uno dei grandi protagonisti della politica europea, il ministro delle Finanze tedesco, Schaueble. Ma già  martedì mattina, una grande banca mondiale come Citigroup, avvertiva i suoi clienti: «Bentornati alla crisi dell’euro».

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment