by redazione | 22 Maggio 2014 9:30
Mentre va in scena a livello globale l’interventismo non-umanitario dei Paesi che contano nel primo produttore di greggio del continente noir (sull’onda della rumorosa campagna #BringBackOurGirls), Boko Haram porta la guerra al governo nigeriano nel cuore del Paese. Sono almeno 118 i morti ammassati negli obitori e circa 46 i feriti del doppio attentato del 20 maggio a Jos, capitale dello stato di Plateau, nella Middle Belt della Nigeria.
Le esplosioni hanno colpito la zona centrale e più frequentata della città, a Terminus, sede di negozi, uffici e di un affollato mercato oltreché dell’ospedale di zona. Due autobombe sono state fatte esplodere a distanza di circa mezz’ora l’una dall’altra: la seconda mentre i passanti cominciavano a radunarsi per prestare soccorso.
Continuano le operazioni di soccorso tra le macerie degli edifici crollati e i resti dei veicoli bruciati alla ricerca di eventuali sopravvissuti. E intanto un’altra zona di emergenza si è aperta nelle remote regioni del nord-est. Secondo quanto riferito ieri dalla polizia, infatti, sospetti miliziani islamici avrebbero attaccato altre due volte questa settimana, prima e dopo le autobombe a Jos. Una prima volta lunedì pomeriggio nel villaggio di Shawa, uccidendo 10 persone. Shawa si trova a circa 7 km da Chibok, scenario il mese scorso del rapimento delle oltre 200 ragazze a seguito del quale l’intelligence di mezzo mondo ha invaso la Nigeria.
E poi ancora, all’alba di ieri, ore dopo l’attacco di Jos, nel distretto di Damboa dello stato del Borno. Uomini armati avrebbero preso d’assalto il villaggio di Alagarno facendo razzia di generi alimentari e sparando sulla gente in fuga: circa 20 i morti. Come Shawa, anche Alagarno dista poche miglia da Chibok.
Il presidente Goodluck Jonathan ha condannato gli attacchi e annunciato misure di sicurezza intensificate tra cui una forza multinazionale intorno al Lago Ciad comprendente battaglioni dal Ciad e dal Niger in aggiunta a quelli nigeriani. Nonostante sia noto come la Middle Best — che divide il nord del Paese a maggioranza musulmana dal sud cristiano — sia stata teatro di scontri etnici tra agricoltori cristiani del sud e pastori musulmani del nord, in mancanza di rivendicazioni resta però Boko Haram l’indiziato principale per gli attacchi di questi giorni.
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