Attacchi e frenate, sul palco i due volti di Grillo

by redazione | 24 Maggio 2014 8:24

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ROMA — Davanti alla folla di piazza San Giovanni Beppe Grillo esordisce così: «Al confronto dei miei parlamentari sono piu moderato di Casini. Sono diventato un democristiano». E in effetti per il finale di campagna il capo dei 5 Stelle sceglie di alternare i soliti insulti a un registro più morbido, con pochi attacchi frontali e molto vittimismo, trasformando le minacce recenti in un gioco, una presa in giro liberatoria, dopo «anni che ci deridono». Lo fa davanti a una piazza gremita, spalleggiato da Gianroberto Casaleggio. Con cappellino e impermeabile, il «guru» alza il tasso emotivo, parlando dell’intervento subìto e dei motivi per vivere: «Uno di questi è stare qui». Casaleggio riprende la polemica con Matteo Renzi su Berlinguer: «Lui riempì questa piazza, come noi oggi. Parlò della questione morale: ma il Pd di oggi è per la questione immorale». E incita la folla: «Gridate tutti “Berlinguer Berlinguer”, in modo che lo sentano fino a Palazzo Chigi».
Grillo, dunque, decide di mostrare anche il suo volto rassicurante, pur senza rinunciare a qualche affondo. Accarezza, invece di mordere. Parla invece di gridare. E ci scherza sopra: «Ma perché urlo sempre?». La spiegazione di tanta esibizione di moderatismo, seppure mista ai soliti insulti, è marketing elettorale: «Vorrei tranquillizzare quelli della mia età. Berlusconi va in tv a terrorizzare gli ottantenni. Sono 22 milioni di pensionati, alcuni seguono ancora Berlusconi. Hanno paura di noi: ma di cosa? Si dicono: perché sfasciare tutto, in fondo campo, ho una pensione, low cost. Ma è il momento di pensare ai vostri figli, ai vostri nipoti. Senza paura». Grillo attacca Berlusconi: «Ha detto una cosa inquietante: se vince il M5S ci saranno disordini. Ma una frase così la sentivamo dire da Toto Riina. Berlusconi, a chi ti riferivi? Che cos’è, un pizzino?». Poi nega di volere una vendetta: «Non siamo vendicativi, vogliamo giustizia». Stasera le stoccate si alternano ai colpi di fioretto: «Renzi mi fa pena, ieri era a piazza del Popolo senza popolo». A SkyTg24 confessa: «Sull’euro la mia opinione è diversa da Casaleggio: lui vuole rimanere, io no. Decideranno gli iscritti».
Ma il clima intorno a Grillo è tutt’altro che moderato. In un cartello si legge: «I grillini al governo, i corrotti all’inferno». La folla: «Chi non salta ebetino è». Alessandro Di Battista parla di «pulizia etica». Sul palco, prima delle scatenate Gal, c’è Fabrizio Moro che si scaglia contro il presidente della Repubblica: «Io schifo Napolitano, non il politico ma l’essere umano». Parla anche Elio Lannutti, storico difensore dei consumatori, ex senatore dell’Idv: «Grillo è a capo di un nuovo Cln che ci libererà dal fascismo. Perché questo è fascismo economico. Renzi è un incrocio tra Wanna Marchi e il mago Do Nascimiento». Lannutti è sicuro: «Devono avere paura: tra poco le inchieste si metteranno in moto». È il doppio volto del grillismo. Vendetta sì, ma morbida. Per questo il famoso processo a giornalisti e politici diventa per Grillo (che a sera rinuncia alla tribuna elettorale in diretta) «un giochino, uno sputo digitale per divertirci un po’, niente di fisico». Del resto, rivendica il francescanesimo del Movimento («Anche papa Francesco si è iscritto al blog»). E Casaleggio conclude così, emulando papa Giovanni: «Stasera, quando tornerete a casa , troverete qualcuno che non è voluto venire: fate loro una carezza e dite che è la carezza del Movimento» .
Alessandro Trocino

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