Villa e soldi sequestrati a Formigoni «Un tesoretto a sua disposizione»

Villa e soldi sequestrati a Formigoni «Un tesoretto a sua disposizione»

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MILANO —In principio furono le «ricevute» dei viaggi prima date per certe e poi però mai esibite nei rapporti con il mediatore Pierangelo Daccò, «apriporte» dei gruppi sanitari privati Maugeri e San Raffaele all’interno della Regione Lombardia presieduta allora dal «Celeste». Quindi subentrò la teoria delle «vacanze di gruppo», di cui soltanto testoni faticavano a comprendere le taumaturgiche virtù nell’asserita ripartizione delle spese in viaggi-vacanze-cene-campagne elettorali. Infine, di fronte al rinvio a giudizio lo scorso 3 marzo per l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, pervenne l’autocertificazione di essere «puro come acqua di fonte». Tutto sommato, era meglio ritrovare le ricevute: perché ieri mattina Formigoni si è visto sequestrare tutti i propri conti in banca (meno uno), la milionaria villa in Sardegna ricondotta a lui in località Li Liccioli ad Arzachena, frazioni di altre proprietà immobiliari condivise a Lecco con parenti, e tre auto sino all’equivalente di una concorrenza teorica di 49 milioni.
Il sequestro preventivo dei saldi bancari, trasferiti sul Fondo Unico Giustizia, è stato infatti ordinato dal giudice Paolo Guidi su richiesta il 26 febbraio dei pm Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, a garanzia della futura confisca (in caso di condanna) del profitto dei reati addebitati a Formigoni (per circa 8 milioni) nel decreto che lo ha rinviato a giudizio dal prossimo 6 maggio: poco o tanto che giaccia sui conti di Formigoni passa quindi sotto controllo dello Stato sino a un valore di 49 milioni di euro per l’associazione a delinquere (per l’accusa i profitti sono di più, ma ai fini del provvedimento cautelare contano solo quelli dopo l’entrata in vigore di una novella legislativa nel 2006), sino a 39 milioni per le corruzioni Maugeri, e sino a 7,6 milioni per le corruzioni San Raffaele.
Lo stesso vale per la trascrizione immobiliare da operare nei registri sardi della favolosa villa ceduta nel 2011 da una società di Daccò a prezzo di favore (per un vantaggio stimato dagli inquirenti in 1,5 milioni di risparmio rispetto ai valori veri di mercato) a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei «Memores Domini» di Cl, Alberto Perego, finanziato nello stesso periodo con 1,1 milioni proprio da Formigoni.
L’ex governatore lombardo, odierno presidente della Commissione Agricoltura di Palazzo Madama, non morirà però di fame: il sequestro risparmia infatti il conto sul quale l’attuale senatore non più del partito di Berlusconi ma di quello di Alfano (Ncd) percepisce ciò che non può essere vincolato, e cioè l’indennità parlamentare mensile di 5.300 euro netti (poi ci sono 3.500 di diaria, 1.650 di rimborso spese generali, e 2.090 di rimborso spese per l’esercizio del mandato). Il sequestro colpisce anche i beni di Perego, e si estende ai coimputati Daccò, Antonio Simone e Costantino Passerino già privati nel luglio 2012 di 25,4 milioni.
Formigoni, «coadiuvato dal segretario generale della Regione, Nicola Maria Sanese e, quantomeno da un certo periodo in poi, dal direttore generale della Sanità lombarda, Carlo Lucchina», «sino al 2011» per il gip è stato «fulcro» di una associazione a delinquere «volta a trasferire indebitamente e con sorprendente continuità al San Raffaele e alla Maugeri ingenti finanziamenti regionali tangibilmente maggiori di quanto sarebbe stato permesso dai parametri e dai limiti della discrezionalità amministrativa e tecniche». «Secondo un piano preordinato sin dal 2000-2011», a detta del gip «una notevole quota di tali somme dovevano essere drenate dalle Fondazioni verso società estere e conti riconducibili a Daccò e Simone», i mediatori d’affari sanitari di area ciellina «sempre in contatto con Formigoni». E mentre Daccò «si recava con continuità nei corridoi e negli uffici regionali per raccordarsi con Sanese e Lucchina», Daccò e Simone erano «i gestori di un “tesoretto” dell’ordine di decine di milioni di euro che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage».
Formigoni «non ha contestato» di aver ad esempio «goduto dell’integrale pagamento» da Daccò e Simone «di costose vacanze e fatto uso con Perego (previ contratti di noleggio mai pagati) di imbarcazioni di alto bordo», ma «si è limitato a sostenere» che era «per mera stima e amicizia». E qui il gip nota come, «pur non avendolo mai proposto in nessuna denuncia, la difesa di Formigoni va nel senso che Daccò e Simone avrebbero commesso una sorta di millantato credito nei loro rapporti» con gli ospedali. Formigoni, aggiunge il gip richiamando i ricordi del capo area della Banca Popolare di Sondrio, «ha avuto disponibilità di ingenti contanti non giustificati dai suoi legittimi introiti (non intaccati da alcuna spesa), in parte fatti arrivare all’ex compagna Emanuela Talenti e a Perego»; e ha «fatto pervenire a titolo di mutuo 1 milione a Perego per acquistare la villa in Sardegna, senza aver mai dato giustificazione della provenienza di tale somma».

Luigi Ferrarella, Giuseppe Guastella



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