«Il Venezuela siete voi» Vargas Llosa idolo degli studenti in piazza
RIO DE JANEIRO — Qualche anno fa, Hugo Chávez e Mario Vargas Llosa fissarono un incontro pubblico per confrontarsi su delizie e disastri del socialismo del XXI secolo. All’ultimo momento l’allora leader del Venezuela lo cancellò: «Se quell’intellettualoide vuole parlare con me, prima diventi presidente del suo Perù». Lo scrittore, poi diventato premio Nobel per la letteratura, aveva in serbo critiche feroci. Già prima di sbarcare a Caracas, aveva detto che il Venezuela era sul cammino per diventare una dittatura comunista, la strada verso l’emulazione di Cuba era segnata. All’aeroporto, per tutta risposta, il regime chavista gli riservò una accoglienza speciale. Fermato dalla polizia e tenuto in una stanza per un’ora, venne avvertito che al convegno al quale era stato invitato non avrebbe potuto rilasciare dichiarazioni politiche. «Io, altrettanto gentilmente, risposi che avrei parlato in piena libertà, come ho sempre fatto».
Non molto è cambiato in Venezuela da allora, e ancor meno nelle opinioni di Vargas Llosa, il quale dopo una lunga militanza nella sinistra è da tempo un fervente difensore del liberalismo. E’ tornato in Venezuela in questi giorni, per offrire la sua opinione sulla crisi che si trascina da oltre due mesi: studenti e oppositori in piazza contro il successore di Chávez, Nicolás Maduro; il regime che non intende cambiare e usa la mano di ferro nelle piazze. L’occasione è il 30° anniversario della fondazione del Cedice, un centro studi di orientamento liberale. «Vengo a dire quello che penso, come farei in Spagna o in qualunque altro Paese. E non sono qui per provocare nessuno», ha premesso il premio Nobel. I media vicini al governo, quasi tutte le televisioni, hanno semplicemente ignorato la sua presenza.
Vargas Llosa ha subito reso evidente da che parte sta. E’ rimasto per due giorni a Chacao, il quartiere di Caracas bastione dell’opposizione. Incontrando rappresentanti della politica e dei movimenti studenteschi. «I vostri morti, la vostra lotta è anche la nostra. Vi esprimo la mia gratitudine e tutta la solidarietà», ha detto ai ragazzi venuti a incontrarlo. Ha poi ricordato Leopoldo Lopez, il leader dell’opposizione in un carcere militare da due mesi, e Maria Corina Machado, la deputata alla quale è stato tolto il mandato e rischia anche lei di essere arrestata. «Voi due siete il volto del Venezuela davanti al mondo, non lo sono Maduro o Diosdado Cabello (il numero due del regime, ndr)».
Secondo lo scrittore non ha senso il processo di pace lanciato dal governo finché esisteranno oppositori in prigione. «La scelta del popolo venezuelano di eleggere Chávez è stato un grande errore, questo è un progetto che emula Cuba e la Corea del Nord. Si tratta di un anacronismo radicale». Ora ritiene però che il regime abbia i giorni contati. «La soluzione democratica è molto più vicina di quanto si possa pensare. Il governo si sente in trappola, ha paura perché sta perdendo terreno, cresce la sua impopolarità. All’orizzonte c’è l’iperinflazione e il caos economico. L’importante è che questa via d’uscita avvenga in pace, che se ne vadano con calma». Vargas Llosa ritiene che non esista alternativa al ricambio con il voto popolare: «E’ molto pericoloso aver fiducia in un colpo di mano, la storia è piena di militari che abbattono tiranni per trasformarsi in nuovi tiranni». Durante un incontro Vargas Llosa ha ricordato Gabriel García Márquez e risposto a una domanda sulla loro celebre lite. «Da quel giorno ci siamo promessi l’un l’altro che avremmo portato nella tomba le ragioni di quella vicenda. Gabo lo ha appena fatto e io farò lo stesso».
Rocco Cotroneo
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