Ucraina, assalti e sparatorie nell’Est «Un atto di aggressione di Mosca»

Ucraina, assalti e sparatorie nell’Est «Un atto di aggressione di Mosca»

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MOSCA — Nuove irruzioni di uomini armati in diverse città dell’ Ucraina orientale fanno sospettare che, nonostante i tentativi di avviare una mediazione, sia in atto un preciso disegno di Mosca per ripetere l’operazione Crimea. I tempi per la convocazione di un vertice internazionale si prolungano, con la Russia che non è d’accordo né sui partecipanti né sull’agenda. E intanto gruppi ben addestrati issano la bandiera russa e si impadroniscono di stazioni di polizia, sedi dei servizi di sicurezza, uffici comunali. Il governo di Kiev denuncia «un atto di aggressione» da parte di Mosca, vorrebbe reagire ma si trattiene, anche perché dalla Russia arrivano nuovi ultimatum.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov è arrivato a sostenere che un eventuale intervento della polizia contro gli uomini armati e mascherati, sarebbe «inaccettabile» e farebbe saltare le trattative. A quel punto, con almeno 35 mila soldati russi ammassati al confine, cosa succederebbe se qualche rivoltoso rimanesse ucciso in scontri con le forze dell’ordine? A Kiev sono certi che si ripeterebbe lo scenario di un mese fa: l’Armata Russa varcherebbe la frontiera per portare «fraterno» aiuto alle popolazioni oppresse.
Le operazioni di ieri si sono svolte in contemporanea in diversi centri dell’Est russofono, con grande efficienza. A Donetsk, dove da giorni è occupata l’amministrazione regionale, uomini con le divise della disciolta milizia speciale (i famigerati Berkut) sono entrati nella sede del ministero dell’Interno, così come a Shakhtarsk, Krasny Lyman e Kramatorsk (ma Kiev dice invece che a Krasny Lyman l’assalto alla stazione di polizia è stato respinto con una sparatoria). I fatti più interessanti si sono svolti a Slovyansk, cittadina di 120 mila abitanti, dove sono state occupate la stazione della polizia e la sede dei servizi di sicurezza. Nel primo caso l’azione è stata compiuta con grande calma da uomini che avevano le stesse divise, gli stessi passamontagna e le stesse armi di quelli che agirono in Crimea. «Kalashnikov con lanciagranate, che non sono in dotazione alle forze di polizia ucraina», ha spiegato il vice capo di stato maggiore di Kiev il quale è convinto che si tratti di spetsnaz del Gru, il servizio segreto militare russo. «Sono arrivati senza sparare un colpo, hanno legato una catena alle inferriate delle finestre e le hanno divelte tirando con un furgone, esattamente come fecero un mese fa», ha raccontato a un sito Internet locale un testimone. Da quello che si vede in un video amatoriale, peraltro, gli uomini non danno l’impressione di essere particolarmente efficienti. In tutti i casi gli occupanti sono stati subito appoggiati da buona parte della popolazione che è anche intervenuta per bloccare nelle caserme le truppe del ministero dell’Interno che avrebbero potuto intervenire. Il sindaco di Slovyansk ha solidarizzato con gli occupanti, negando che siano russi. Attorno agli edifici occupati parecchi civili, reduci dell’Afghanistan e cosacchi portano materiale per erigere barricate, viveri e suppellettili di ogni tipo. In attesa del vertice tra Usa, Ue, Russia e Ucraina, l’altro fronte caldo è quello del gas, dopo le minacce di chiudere i rubinetti contenute in una lettera ai leader europei di Vladimir Putin. Venerdì sembrava che il leader russo avesse voluto rassicurare tutti affermando che per ora non si parla di sospensione delle forniture, ma ieri Gazprom è tornata a fare la voce grossa. Così come il governo russo che sembra aver deciso di sottoporre i vicini a continue docce scozzesi. Un giorno parole rassicuranti e quello successivo gli ammonimenti del ministro Lavrov.
Fabrizio Dragosei


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